Le notizie su un prossimo attacco all’Iran si inseguono.Alcuni continuano a pensare che alla fine l’attacco non ci sarà.

Come Campo abbiamo espresso una convinzione precisa da tempo: per gli Usa (e per Israele) l’Iran è il bersaglio che deve capitolare. Sul come e sul quando la discussione è ovviamente aperta, ma è evidente che i tempi si vanno stringendo.

  

LA GUERRA CON L’IRAN PUO’ ESSERE PIU’ VICINA DI QUANTO SI PENSI 

The American Conservative:9/5/2008

 

 

di Lucio Manisco 

 

Assordante il silenzio nel nostro paese sulle prospettive di una grande guerra mediorientale innescata da un attacco missilistico ed aereo statunitense e israeliano contro una presunta base iraniana per l’addestramento dei terroristi che uccidono i soldati americani in Iraq. Silenzio del governo Berlusconi, silenzio della maggioranza e della minoranza parlamentare, silenzio di politologhi ed esperti militari, silenzio dei mass media. Se ne parla e se ne scrive negli Stati Uniti e in Europa, non in Italia. L’ultimo e più allarmante annunzio di un’imminente apocalisse è stato dato il 9 maggio dal periodico di destra  The American Conservative: con il titolo  “La guerra con l’Iran può essere più vicina di quanto si pensi” Philip Giraldi, ex funzionario della Cia,  riferisce di una riunione del Consiglio della Sicurezza Nazionale che ha approvato i piani di attacco con missili Cruise contro una base Al Qods  (la Guardia Rivoluzionaria Iraniana) ove verrebbero addestrati i militanti iracheni impegnati nella guerriglia contro le truppe d’occupazione. Il Segretario di Stato Condoleeza Rice, il Segretario del Tesoro Henry Paulson, il Consigliere per la Sicurezza Nazionale Stephen Hadley, il Presidente George W. Bush e il Vice Presidente Dick Cheney hanno approvato il piano operativo, mentre il Segretario della Difesa Robert Gates si è espresso a favore di un rinvio dell’operazione. Due giorni prima, il 7 maggio, la Casa Bianca aveva inviato tramite i dirigenti della regione curda in Iraq una comunicazione ufficiale al governo iraniano che chiedeva a quest’ultimo di ammettere le sue interferenze nel paese vicino e l’impegno formale a interrompere il suo appoggio ai vari gruppi di militanti che si battono contro le truppe Usa. Immediata la risposta  di Teheran: nessuna discussione è possibile  fino a quando gli Stati Uniti non sospenderanno le infiltrazioni di agenti e il sostegno fornito ai dissidenti iraniani. Da qui la decisione dell’Amministrazione Bush di inviare un segnale “inequivocabile”  e cioè missilistico alla dirigenza iraniana. Presumibilmente – conclude la nota informativa di The American Conservative – si tratterà di una attacco di precisione mirato contro i dispositivi al-Qods di una base nei pressi di Teheran che eviterà perdite tra i civili: spetterà al Presidente ordinare la missione non appena i preparativi verranno messi a punto.

    Il 10 maggio la Casa Bianca ha ammesso ufficiosamente che una riunione del Consiglio della Sicurezza Nazionale c’era stata e che aveva avuto per tema la visita questa settimana del Presidente a Gerusalemme per partecipare alle celebrazioni del 60mo anniversario dello stato di Israele e per rilanciare i negoziati di pace, argomento questo poi ripreso da George Bush il 12 maggio.

     Non meno allarmanti gli sviluppi delle ultime settimane: una seconda portaerei con cacciatorpediniere e navi d’appoggio ha raggiunto  a fine aprile l’imponente schieramento aereo navale statunitense nel Golfo Persico; cresce di giorno in giorno il barrage di denunzie da parte del Dipartimento di Stato del governo di Tehran per le sue presunte interferenze militari in Iraq mentre sono saliti a cinque le intercettazioni di unità leggere iraniane nelle acque territoriali del paese ad opera delle unità navali Usa e vasti campi minati sono stati allestiti sulle sue frontiere; malgrado le smentite dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica e di sedici servizi del controspionaggio Usa  il Vice Presidente Cheney  e il Segretario di Stato Rice hanno continuato a denunziare  insieme ai governanti israeliani la potenziale minaccia nucleare di Tehran; il fallito tentativo nel Libano di neutralizzare Hezbollah , probabile preludio di una seconda offensiva israeliana, può avere indotto Washington ad accelerare i tempi dell’offensiva contro l’Iran.

     Gary Leupp, professore di storia alla Tufts University, orientalista ed esperto di questioni mediorientali, ha tratto spunto  dalle rivelazioni pubblicate da The American Conservative per delineare le catastrofiche consequenze  del previsto attacco Usa, da una spasmodica e generalizzata reazione militare iraniana al coinvolgimento bellico della Siria e del Libano, dalle insorgenze armate shiite al rovesciamento dei regimi pro-occidentali fino a nuove alleanze oggi impensabili come quella tra il regime di Tehran e i Talebani sunniti.  Gary Leupp è quanto mai pessimista sull’eventuale opposizione dell’opinione pubblica statunitense che verrebbe travolta da una grande fiammata patriottica  a sostegno dei “nostri ragazzi al fronte” e per quanto riguarda i due candidati democratici alla presidenza sia Hillary Clinton che Barak Obama hanno già affermato che contro l’Iran “ogni opzione è valida”, per non parlare poi del repubblicano John McCain, che è stato descritto anche da qualche suo sostenitore come “un Bush agli steroidi”. Una grande guerra mediorientale renderebbe certa la sua già probabile vittoria a novembre, aiuterebbe gli Stati Uniti a superare la più grave crisi economica dopo quella degli anni trenta e nel dissennato disegno dei neocons l’interruzione dei flussi energetici mediorientali verso Cina, India ed Europa, ed un possibile impiego di armi nucleari tattiche contro l’Iran rafforzerebbero l’egemonia politico militare del grande impero d’occidente sul mondo intero.

E l’Italia? “L’Italia farà la sua parte” come ha anticipato l’ex Ministro alla Difesa nonché ultrà americano Martino con la sua proposta di cambiare le regole d’ingaggio nel Libano  e di impegnare direttamente le nostre valorose truppe sui campi di battagli dell’Afghanistan. Tutti gli altri, opposizione e governo, giornali e telegiornali preferiscono ignorare il dramma immane che sta per abbattersi sull’umanità. Non si sa così se abbiamo aumentato – come tutti gli altri paesi europei – le riserve strategiche di petrolio, non si sa se il Ministero della Difesa abbia approntato piani per l’evacuazione dei nostri soldati privi di mezzi bellici adeguati a combattere una guerra guerreggiata, dall’Afghanistan e dal Libano e di quelle centinaia di Carabinieri e forze speciali adette all’addestramento dell’esercito e della polizia in Iraq.

IL governo del bel paese e l’opposizione di sua maestà preferiscono occuparsi dell’urgente necessità di imbavagliare Travaglio, azzerare Anno Zero e attuare i diktat contro le donne di Joseph Ratzinger.

 

13 maggio 2008