Nel Notiziario del 29 luglio nel pezzo dal titolo «L’IRAN, AHMADINEJAD E NOI», affermavamo:

«Ci divide da Ahmadinejad … il principio dello Stato islamico il quale, per quanto si autodefinisca Repubblica, consegna la piena supremazia ad un Consiglio di esperti religiosi con poteri di veto assoluti e insindacabili e in cima ai quale c’è una Grande Guida (oggi Khamenei) che per costituzione è infallibile (come il Papa) e ha l’ultima parola su tutto. Ci divide infine da Ahmadinejad, come dalle correnti islamiche salafite conservatrici, l’idea che la democrazia come il socialismo siano entrambi «sataniche fabbricazioni» dell’Occidente, ovvero che l’Islam sia incompatibile con la prima e col secondo».

Abbiamo ricevuto, e volentieri pubblichiamo, questa nota critica

«Nessun Wali Faqih, si tratti dell’Imam Khomeyni o di Ayatullah Khamenei, è ritenuto dai suoi seguaci “infallibile”, né, tanto meno, vi è alcun accenno in proposito nella Costituzione della Repubblica Islamica dell’Iran. Secondo il credo sciita, soltanto i Profeti, Fatima Zahra ed i 12 Imam successori del Profeta Muhammad sono infallibili (masumin). Tutti gli altri, compresi i più grandi sapienti sciiti di ogni epoca, sono ritenuti fallibili.
Quanto alla Wilayat al-Faqih, sebbene la sovranità spetti ai sapienti religiosi (fuqaha), che laddove esistono le condizioni scelgono il più sapiente nel campo religioso e socio-politico come Guida, non bisogna comunque dimenticare che il Consiglio degli Esperti (Majlis Khubregan), che ha la facoltà di scegliere ed anche destituire il Wali Faqih, è eletto direttamente dalla popolazione.

Alcuni musulmani sciiti di Roma»

Approfittiamo di questa nota critica per chiarire ogni possibile equivoco.

Per “costituzione” non si voleva intendere la «Costituzione della Repubblica Islamica dell’Iran», si voleva significare piuttosto costitutivamente, ovvero che la Guida (Rahbar) in quanto fiduciario e vicario del Profeta nonché delegato dell’Imam nascosto (Nayeb-e Imam), tende ad essere considerato dalla comunità dei fedeli colui che ha l’ultima parola su tutto, sia sulle questioni di fede che politiche. L’aggettivo “infallibile”, l’abbiamo quindi usato più in senso letterario ed evocativo che scientifico.

Detto questo, andiamo alla sostanza.

Quando Khomeyni formulò la sua tesi del Governo Islamico (in sintesi «Velayat-e faqih») in maniera inequivocabile affermò che la sovranità politica non appartiene al popolo ma a Dio, che il popolo non deve fare le leggi ma deve solo obbedire a quelle date da Dio (Sharia). Ma chi dovrebbe esercitare questa sovranità politica visto che Dio non pare voglia occuparsi direttamente degli affari umani? E dato che il Profeta e gli Imam non sono più? Spetta appunto a colui che gli esperti religiosi, ovvero il clero sciita, scelgono tra di essi e solo tra di essi, come il più adatto a governare, come Guida suprema.

Khomeyni non lasciò dubbio sul fatto che questa Guida dovesse avere «… gli stessi poteri che Dio diede al Profeta ed all’emiro dei credenti», e che il popolo dovesse obbedire a questo governante dal momento che «… egli altro non è che un esecutore degli ordini e della volontà divina».

E’ infine un dato di fatto che Khomeyni, una volta salito al potere, venne subito qualificato non solo come Ayatollah (segno di Allah) ma come Imam e questa qualificazione, i fratelli sciiti lo sanno bene, viene attribuita solo ai “Quattorici purissimi”: il Profeta, sua figlia Fatima e di Dodici Imam. In altre parole il «Velayat-e faqih» pare essere una torsione decisamente ierocratica e autocratica della tradizione califfale sunnita. Ed è un altro dato di fatto che questa qualificazione, dopo la morte di Khomeyni, è stata trasmessa a Khamenei.

Ora chiediamo ai fratelli sciiti: in che senso e fino a che punto può considerarsi fallibile un esecutore della volontà divina?

Per quanto concerne i poteri che la «Costituzione della Repubblica Islamica dell’Iran» (vedi l’Art. 110), affida alla Guida suprema, malgrado le modificazioni del 1989 e la presenza di organi a legittimità politica (parlamento e presidenza della Repubblica), essi restano enormi.
Vogliamo elencarli? «Determina le linee generali che ispirano la politica del paese; vigila sull’applicazione di tali linee politiche; indice I referendum; conferisce l’incarico, o ritira la nomina, ai giuristi islamici del Consiglio dei Guardiani (ovvero di coloro che decidono se le leggi approvate daòl Parlamento possano diventare effetive o annullate); nomina il capo dell’apparato giudiziario e, nel campo del monopolio della forza, il Capo di Stato maggiore dell’esercito; il comandante dei Corpi delle Guardie della Rivoluzione (Pasdaran), I capi delle forze armate, di cui è comandante supremo, e della polizia; dichiara la guerra e ordina la mobilitazione generale; risolve le eventuali dispute tra I poteri dello Stato; firma il decreto di nomina del presidente della Repubblica dopo la sua elezione e ne decreta eventualmente le dimissioni…». Controlla infine tutte le principali Fondazioni sociali, economiche e culturali, che sono i pilastri della Repubblica Islamica dell’Iran.

Che poi questa Guida suprema sia eletta da un Consiglio di esperti (anche il Papa è scelto dal Conclave dei Cardinali) non contraddice che nel quadro del «Velayat-e faqih» il Consiglio in questione alieni i suoi poteri e li conceda tutti, alla Guida suprema. Ed è vero che gli ottantasei membri del Consiglio degli Esperti (Majlis-e Khebregan) vengano eletti a suffragio universale, ma i candidati sono tutti clericali e le liste decise dal clero medesimo.

Campo antimperialista, Notiziario del 26 agosto 2008