Afganistan: «Non spari sui civili? Allora sei un disturbato mentale»

Che il nutrito contingente d’occupazione italiano in Afganistan partecipi da tempo ad azioni di guerra in grande stile, tutti lo sanno, come ha confermato, smentendo il suo predecessore Arturo Parisi, il Ministro della difesa La Russa. Il punto è un altro, è che non tutti i soldati italiani, evidentemente, si considerano volgari mercenari, mere truppe ascare ubbidienti alle direttive americane. In effetti, in base al mandato delle Nazioni Unite gli italiani dovrebbero attenersi a precise regole d’ingaggio che non prevedono azioni offensive contro la guerriglia afgana, tanto più quando queste azioni sono rappresaglie che rischiano di mietere vittime civili.

Fatto sta che il 10 luglio scorso, dopo che una pattuglia italiana subisce un’imboscata, due elecotteri mangusta si alzano in volo all’inseguimento dei guerriglieri. E’ sera, la visibilità quasi nulla. Un equipaggio apre il fuoco nonostante il rischio di ammazzare dei civili, l’altro, invece, si rifiuta. I due elicotteristi spiegano di non avere sparato, appunto, per non fare vittime innocenti. Avrebbero quindi rispettato, almeno un po’, il mandato con cui sono stati inviati in questo martoriato paese.
Il comando italiano di stanza ad Herat smentisce questa versione, liquida l’evento come un fatto clinico, ovvero, prima ricovera in infermeria i due elicotteristi poi decide addirittura di rimpatriarli per farli curare al Celio. Malati di che? Affetti dalla PTSD, ovvero della cosiddetta Sindrome post-traumatica da stress. Ovviamente nessuno ha creduto al Comando italiano il quale, facendo passare gli ufficiali per disturbati, non ha fatto che copiare i comandi militari americani. Questi ultimi, infatti, si sono trovati alla prese, sia in Afganistan che in Iraq, con innumerevoli gesti di disobbedienza, tutti o quasi fatti passare, appunto, come casi della misteriosa PTSD. La verità è che il Comando italiano, spingendo le proprie truppe a partecipare a missioni di guerra, straccia il proprio mandato ISAF, per aderire invece a quello unilaterale nordamericano di Enduring Freedom. Quello dei due soldati italiani disobbedienti è infine una spia del malumore che serpeggia tra le truppe d’occupazione. La Resistenza antimperialista in Afganistan ha fatto passi da gigante negli ultimi anni, riuscendo a colpire ben al di là delle zone considerate dagli occupanti a rischio. Proprio secondo i recentissimi dati forniti dai comandi dell’ISAF solo nell’ultima settimana di giugno ci sono stati ben 218 “episodi cinetici”, ovvero attacchi della guerriglia.

Campo antimperialista, Notiziario del 29 luglio 2008