Questa la prima notizia di politica estera del principale quotidiano italiano che, quale ottima sponda delle bellicose intenzioni statunitensi nei confronti dell’Iran, in modo assai sottile fa apparire il Libano e la sua Resistenza, di cui il partito di Hezbollah è il perno ma non è l’unico attore, come pedine che l’Iran muove a suo piacimento nello scacchiere mediorientale.
Il Corrierone ci informa infatti che Tehran avrebbe deciso di riorganizzare il coordinamento delle attività segrete degli Hezbollah in Libano, individuando il nuovo capo dei Pasdaran in Libano nella persona di Mohammed Reza Zahedi alias Hassan Mahdavi, che avrebbe gli importanti compiti di tenere i rapporti fra l’apparato clandestino e i servizi siriani, assistere i militanti nella edificazione di nuove installazioni nel sud del Libano e garantire un regolare arrivo di armi.
Intanto il condizionale ci pare d’obbligo, perché certamente né l’Iran né il partito degli Hezbollah avranno emesso comunicati stampa in merito. Lo stesso autore dell’articolo, Guido Olimpio, non manca di sottolineare quanto il ruolo di Zahedi alias Mandavi sia “..delicato, rischioso, riservato. L’identità di chi lo ricopre deve essere protetta.”: ma come fa allora ad essere tanto sicuro da non usare mai il condizionale?
In secondo luogo l’Hezbollah, e di conseguenza la Resistenza libanese, sembra proprio non giocare alcun ruolo: l’Iran, attuale leader dell’”asse del male”, farebbe e disfarebbe a suo piacimento.
Già: brucia ancora la significativa vittoria della Resistenza – nell’estate del 2006 – nei confronti di Israele, lo stato militarmente più armato e addestrato di tutto il Medio Oriente; la missione UNIFIL 2, fortemente voluta dall’Italia e da essa guidata, è ancora nel sud del Libano, dove si dice stia facendo un ottimo lavoro con il consenso di Hezbollah che sicuramente, se non fosse per le pressioni del cattivo Iran, avrebbe già consentito il disarmo della sua componente militare.
La Redazione