Abbiamo letto, nell’edizione in inglese di Al Jazeera.net, che le autorità egiziane hanno bloccato una convoglio di aiuti umanitari destinati a Gaza attraverso il confine di Rafah , effettuando anche degli arresti.
La spedizione umanitaria è stata organizzata dalle principali forze di opposizione del Paese, fra cui i Fratelli Musulmani e Kefaja, in collaborazione con diversi settori e singole personalità parte del quadro politico e della società civile, molto attivi nella campagna per la fine dell’embargo a Gaza. Ricordiamo che il governo egiziano svolge un ruolo cruciale per la tenuta  dell’embargo.

L’articolo dà conto della confusione, che a parere di chi scrive non è affatto casuale, in merito al numero delle persone arrestate. La polizia ha dichiarato che domenica scorsa sono stati arrestati tre membri dei Fratelli Musulmani presso il Canale di Suez; risulta inoltre che quattordici attivisti di Kefaja sono stati arrestati, sempre domenica, nella parte egiziana di Rafah.
Alcuni componenti della delegazione – che il Campo Antimperialista contribuì ad organizzare – che lo scorso marzo tentò di raggiungere Gaza via Rafah hanno contattato il Coordinamento della Conferenza del Cairo, che ha comunicato che otto persone del Coordinamento risultano arrestate.
Non c’è che dire, l’Egitto sembra più sionista perfino di Israele, che recentemente ha almeno consentito, sia pure per mero opportunismo, l’attracco di una nave della spedizione “Free Gaza” partita da Cipro.
Infatti il numero dei recentissimi arresti sarà pure incerto, ma quello che è certo e che l’Egitto sta intensificando le misure idonee al mantenimento dell’embargo della Striscia di Gaza, installando nuovi checkpoints e restringendo ulteriormente la libertà di spostamento delle persone.
La Striscia di Gaza resta un campo di concentramento e l’Egitto, che pure viene spesso annoverato dell’establishment politico e mediatico occidentale fra i paesi musulmani moderati e avviati verso l’instaturazione del Regno della Democrazia, svolge un ruolo cruciale per il mantenimento dello status quo. Ruolo che le autorità giustificano con esigenze di sicurezza sia domestica che internazionale e che a sua volta legittima gravi violazioni delle libertà politiche e civili fondamentali, quali la libertà di opporsi a scelte finalizzate all’annientamento di intere popolazioni e quella, veramente elementare, della libertà di movimento almeno all’interno del proprio paese.
La Redazione