Dopo anni in cui il governo peruviano e tutti gli organi occidentali di (dis)informazione si affaccendavano a convincere l’opinione pubblica internazionale (in primis quella peruviana) che la guerriglia senderista e tupacamarista era oramai agonizzante e sostanzialmente morta, assistiamo ad un ritorno agli onori della cronaca delle attività militari del Partito Comunista del Perù. Ma andiamo con ordine.
Il 19 settembre 2008 un dirigente clandestino di Sendero Luminoso (SL) chiede al governo di Alan Garcia di trattare per cercare un accordo politico che comprendesse come punti principali una amnistia generale e una commissione di riconciliazione nazionale così da porre fine al conflitto. A quanto ci risulta lo stesso dirigente clandestino di SL ha fatto sapere che la proposta è stata rigettata. Passa meno di un mese e ai primi di ottobre gli organi di (dis)informazione peruviani non possono fare a meno di divulgare la notizia secondo cui in un’imboscata di SL vengono uccisi 13 soldati e altri 13 vengono feriti assieme a dei civili. Passa una settimana e viene diffusa la notizia di un altro attacco dei senderisti che avrebbero ucciso due soldati senza riportare perdite tra le proprie fila. Le azioni vengono rivendicate dal gruppo senderista “Base Mantaro Rojo”, che opera nella regione di Huncavelica. Nei comunicati di rivendicazione si legge che le azioni sono state compiute per commemorare gli ottant’anni del PCP, ma, soprattutto, che sono la risposta agli indiscriminati bombardamenti aerei compiuti nella zona dall’esercito (assieme alla scomparsa di diversi campesinos) e che tali azioni continueranno anche in futuro. Ed in effetti ad accusare l’esercito non ci sono solo i senderisti, ma anche diverse organizzazioni umanitarie che denunciano dallo scorso agosto quotidiane azioni dell’esercito peruviano, che portano quasi sempre alla morte indiscriminata di civili.
Ora, non ci interessa in questa sede analizzare l’impostazione politica di Sendero Luminoso, né ci interessa fare una disamina delle critiche possibili a quello che una volta veniva chiamato il “Gonzalo pensiero”. Ci sembra piuttosto interessante far notare come una guerriglia che veniva data per spacciata e per morta abbia di nuovo sollevato la testa e lo stia facendo con nuove forze, forze fresche, nuovi guerriglieri che provengono dalle aree più disagiate di un Paese da sempre colonia (come la Colombia) degli Stati Uniti. E ci interessa far notare questo perché crediamo che sotto i vertici della guerriglia senderista si stia di nuovo compattando una nuova generazione di sfruttati per la maggior parte privi degli strumenti per analizzare e comprendere tutte le varie declinazioni del maoismo di Guzman, ma che hanno compreso pienamente per il proprio vissuto e la propria esperienza personale il liberismo predatorio dell’Occidente e lo sfruttamento imperialista ed hanno trovato di nuovo nella guerriglia – nella fattispecie in SL – l’interprete ed il catalizzatore della loro voglia di cambiamento e di rivoluzione.
Dopo la cattura di Guzman e di Feliciano, sembrava che SL si fosse ripiegato in una strategia puramente militarista, perdendo il contatto con il territorio e con la popolazione a cui doveva far riferimento, troppo impegnato in alto a combattere guerre ideologiche interne ed esterne (tutte le polemiche all’interno del Movimento Rivoluzionario Internazionalista), con parole d’ordine astratte per la propria base e per le popolazioni rurali. La scelta degli obbiettivi e la proposta di soluzione politica e le modalità con cui le azioni di questi ultimi mesi vengono portate avanti ci fanno pensare ad un nuovo primato del politico sul militare e su una nuova ricerca di radicamento col territorio.
Noi crediamo che alla base di questa rinascita della guerriglia senderista ci sia soprattutto questo: per l’imperialismo ed i suoi satrapi SL torna ad essere uno spauracchio.