Riceviamo e volentieri pubblichiamo una lettera giunta a islam.forump che la dice lunga sul punto cui è giunta in Italia l’isteria anti islamica. Si tratta ormai di una vera e propria patologia che, come emerge dall’odissea del cittadino immigrato Zarli Youness, colpisce in maniera bypartisan entrambi gli schieramenti che nello scorcio di questo inizio millennio si sono alternati al governo del Paese. Solleciteremo alcuni parlamentari particolarmente sensibili a questo tipo di problematiche e invitiamo tutti coloro che a vario titolo possono far qualcosa (per es. avvocati e associazioni che si occupano di immigrazione e diritti umani) ad attivarsi per metter fine a questa brutta storia.
La Redazione
Zarli Youness è un giovane marocchino in Italia da quando era minorenne, dove ha raggiunto nella bergamasca i fratelli più grandi. Acquisito il permesso di soggiorno, ha sempre lavorato come operaio; non certo come integralista islamico,frequenta coetanei anche italiani, va a ballare fa sport. A questo proposito diventa campione italiano di light contact con la Bergamo boxe.
Ci conosciamo in discoteca, ci innamoriamo, veniva spesso a vedere le partite di calcio a casa con la mia famiglia, insomma un buon esempio di integrazione. Purtroppo lui e la sua famiglia d’ origine vivono un grosso problema. Uno dei suoi fratelli, che prima di tornare in Marocco nel 2001 viveva con lui, viene condannato in Marocco, insieme ad un nutrito gruppo di persone, per i fatti di Casablanca e dal 2004 è in carcere, dopo un processo sommario con la condanna a morte.
Preciso dunque che mio marito non aveva avuto più rapporti di vicinanza con questo fratello e che sino al 2005 a sempre continuato la sua vita normale tra sport, lavoro, fidanzata.
Improvvisamente e senza alcun preavviso Youness viene raggiunto, il 28/11/2005, da un decreto di espulsione ex. Legge Pisanu, firmato da quest’ ultimo. Nel giro di due giorni, senza nessun udienza di convalida sia celebrata, viene imbarcato e rimpatriato in Marocco dove l’ aspetta la polizia marocchina (il nostro attuale avvocato purtroppo iniziò la difesa solo dal giugno del 2007, rilevò però la detenzione immediata e continuativa dal fermo in Italia sino al Marocco impedisce a mio marito di nominare un legale al fine di poter esercitare l’ unica debole facoltà difensiva: un ricorso al TAR del Lazio, che non verrà infatti esperito.) Quest’ ultima dopo averlo “segregato” in un luogo di detenzione segreta, lo sottopone a diversi maltrattamenti; infine viene incarcerato nella prigione di Salè.
In questa assurda e angosciante odissea di mio marito va evidenziato anche il mio ruolo, coraggioso e lucido, che al momento della sua espulsione, avevo poco più di 16 anni, infatti decido di non lasciarlo solo. Fin dal “fermo” lo seguivo in questura a Bergamo, lo stesso giorno del rimpatrio lo seguo in Marocco dove vivo per sei mesi presso la sua famiglia, riuscendolo a vedere solo una sola volta in tutto il periodo di detenzione che subisce, organizzandone i contatti con un difensore in loco.
Dopo circa 11 mesi viene assolto dalla corte D’Appello a Rabat da qualsivoglia accusa di terrorismo e liberato. Ci sposiamo nel nostro consolato Italiano a Casablanca nel marzo 2007, quindi lui ottiene un visto d’ ingresso come coniuge di cittadina UE e fa ritorno in Italia per raggiungermi, confidando in buona fede che il rilascio del visto segnasse la fine di quella storia (entrambi pensavo che fosse l’ esito di un riesame). E’ a comprova della assoluta buona fede di mio marito che egli si reca negli otto giorni previsti in questura per la rituale richiesta del permesso di soggiorno per motivi di famiglia. Mai avremmo immaginato che invece l’ odissea non era ancora finita perchè il pomeriggio dello stesso 4 maggio 2007 la digos bergamasca lo preleva nuovamente per riespellerlo coattivamente (sempre senza udienza, difesa,ecc.) in Marocco in barba, alle nuove e fondamentali
circostanze della assoluzione marocchina e del matrimonio con cittadina italiana.
A questo proposito nella nuova espulsione per inciso di da alto di una non meglio precisata intervenuta revoca di visto da parte della nostra rappresentanza consolare a Casablanca. Solo dopo questa nuova espulsione contatto il nostro attuale avvocato per assistenza. Da luglio posso proprio dire che abbiamo trovato solo porte chiuse e DENEGATA giustizia. L’ avvocato fa un ricorso al TAR di Brescia contro l’ immotivata nuova espulsione e questa autorità giudiziaria a ottobre
2007 gli risponde che detta espulsione non è autonomamente impugnabile perchè meramente esecutiva del decreto Pisanu- tralascio che a mio marito viene anche negato dal medesimo TAR BS il gratuito patrocinio pur essendo egli senza lavoro dal 2005, poi detenuto poi disoccupato in
Marocco; con moglie poco più che diciottenne, senza lavoro e famiglia umile.
Angosciata passo l’ agosto con lui in Marocco. Rimango incinta, e faccio ritorno in Italia esasperato e ritenendosi vittima di un ingiustizia mio marito torna qui in Italia, lo scorso autunno per strami vicino essendo incinta, ma a novembre scorso viene arrestato per avere violato il divieto decennale di reingresso che ancora pende sul suo capo. Il tribunale di Como lo scarcera ma rilascia il nulla osta, assisto tutta via dal mio avvocato.
PER LA TERZA VOLTA MIO MARITO VIENE IMBARCATO ED ESPULSO.
Ora si trova in Marocco, ad aprile siamo diventati genitori di un bel bambino, cittadino italiano. Presso gli uffici competenti del Ministero dell’ interno pende dal luglio 2007 un istanza con cui chiediamo una speciale autorizzazione al reingresso alla luce sia dell’ estraneità a tutto sia in nome dell’ unita familiare con cittadina italiana. Nessun media ha voluto parlare della nostra storia con eccezione di Radio Popolare, ed ora in internet ci sono alcuni articoli al riguardo.
Cosa dobbiamo fare noi come coppia, ed ora come famiglia per avere giustizia?
Perchè il ministero dell’ interno non ci da nessuna risposta per il reingresso in Italia?
E perchè io da cittadina italiana devo essere privata dal mio diritto di potere vivere con mio marito qui in Italia?
Spero che un giorno ci sia giustizia e poter dimostrare a tutta Italia la sua innocenza.
Mi scuso per la lunghezza ma scrivere rivivendo questi 3 lunghi anni non basterebbe nemmeno un quaderno per descrivere la nostra sofferenza.
Mio figlio potrà crescere con la presenza di suo padre?
Esistono i diritti umani qui in Italia?
Siamo una coppia giovanissima io 20 anni e lui 27, il nostro desiderio è quello di tornare nella nostra casa e fare una vita normale qui in Italia, crescendo insieme il nostro piccolo. Purtroppo, ancora questa storia non è ancor bene conosciuta.
Aspetto risposte
Aiutatemi un grande saluto
Mary
Da http://islam.forumup.it/viewtopic.php?t=1813&mforum=islam