Lo dicono loro
Lo dicono e lo scrivono i media israeliani. Rahm Israel Emanuel – così risulta all’anagrafe – sarà il loro uomo alla Casa Bianca.
Erano passate soltanto poche ore dalla sua elezione quando Barak Obama lo ha nominato capo dello staff presidenziale. Una fretta quanto mai sospetta, chiaramente indicativa della volontà di dare un preciso segnale sia alla lobby ebraica americana, che allo stato di Israele.

Chi è Emanuel? Alcuni organi di informazione lo definiscono come un personaggio molto abile nella raccolta di fondi. Di sicuro il deputato del North Side di Chicago ha un curriculum che non lascia dubbi sulla sua collocazione: figlio di un sionista combattente nell’Irgun, nel 1991 si è arruolato volontario nell’esercito israeliano durante la prima guerra del Golfo, mentre negli ultimi anni si è adoperato in tutti modi per sostenere le politiche di guerra dell’amministrazione Bush.
Ad esempio, grazie al suo ruolo di grande peso nell’organizzazione del Partito Democratico, ha fatto in modo che la stragrande maggioranza dei candidati del suo partito alle elezioni di Medio Termine del novembre 2006 fossero per la prosecuzione dell’occupazione dell’Iraq.

Ovviamente la nomina di Emanuel non è stata una svista. Come ha scritto il quotidiano israeliano Yedioth Ahronoth: “Emanuel è filo-israeliano, e non avrebbe preso in considerazione l’incarico se non fosse stato convinto che anche il presidente eletto Obama è filo-israeliano”.
Del resto un altro quotidiano, Ha’aretz, ha rilevato che altri due importanti consiglieri di Obama – Daniel Kurtzer e Dan Shapiro – sono da considerarsi altrettanto filo-israeliani.
La lobby sionista sarà dunque ben rappresentata alla Casa Bianca. E’ vero che questa non è una novità, ma non dicevano invece che Obama lo fosse?

Ma Emanuel non è solo un sionista. E’ qualcosa di più.
In un libro scritto con Bruce Reed (The Plan: Big Ideas for America – Il piano: grandi progetti per l’America) scrive ad esempio: “Abbiamo bisogno di fortificare la “sottile linea verde” militare attorno al mondo aggiungendola alla Forze Speciali Statunitensi e ai Marines, ed incrementando l’esercito statunitense di ulteriori 100mila unità”.
E poi qualcuno dubita che esista l’Impero americano! Emanuel non ne dubita affatto e ne teorizza il rafforzamento attraverso una correzione della linea bushiana. Si legge infatti nello stesso libro che: “L’America deve guidare la battaglia del mondo contro il diffondersi del male e del totalitarismo, ma dobbiamo smettere di provare a vincere questa battaglia da soli”.
Noterete che nel nuovo linguaggio imperiale “terrorismo” e “stati canaglia” (termini che certo riappariranno all’occorrenza) vengono sostituiti dal “male” e dal “totalitarismo”. Ma il punto è che la guerra contro di essi, cioè contro i popoli che resistono, potrà essere vinta solo dall’occidente unito, non dagli Usa da soli.
Torniamo qui ad un concetto espresso nel nostro primo commento sulle elezioni americane, laddove abbiamo scritto che i nuovi miti “democratici” verranno utilizzati per passare sempre di più da una guerra americana condotta in nome dell’Occidente ad una guerra dell’Occidente a guida americana.
Il sionista Emanuel, braccio destro di Obama, sembra averlo ben chiaro. I sinistri nostrani del New Dream ovviamente no.

La redazione