Proponiamo ai nostri lettori un’intervista a Fernando Bossi, per introdurre un’altra area di particolare interesse per chi si occupa di antimperialismo: il Nicaragua. Si possono rivolgere numerose e argomentate critiche all’attuale governo sandinista, tuttavia salutiamo con favore il successo elettorale alle recenti elezioni amministrative del FSLN- ovvero la sconfitta delle destre, apertamente sostenute e foraggiate dall’imperialismo nordamericano -. Tornermo quanto prima sulla questione del MRS, che forse troppo sbrigativamente Bossi liquida come una agenzia dell’imperialismo europeo. La figura di Ortega è sicuramente contraddittoria e complessa, nonché fortemente criticabile per determinati errori del passato, ma almeno in politica estera, per ora, ha osato strategie che nemmeno Chavez ha voluto intraprendere con tanta chiarezza e limpidezza. Dovremo spendere delle parole anche per la corrente di Ernesto Cardenal, attualmente quella più vicina all’eredità ed alla coerenza di Fonseca. Il “sandinismo” è fenomeno molto complesso al suo interno e non a caso il FSLN è un fronte e non un partito.

La Redazione

I sandinisti vincono ancora

Intervista a Fernando Bossi

di Luismi Uharte – Gara

La sconfitta della destra, le ragioni del sostegno del Movimento di Rinnovamento Sandinista al Partito Liberale Costituzionalista, l’ingerenza dell’imperialismo statunitense e di quello europeo in queste elezioni, e i successi a livello nazionale ed internazionale del governo di Daniel Ortega, sono alcuni degli elementi chiave per capire i recentissimi risultati elettorali. Per capire meglio abbiamo conversato con il segretario organizzativo del Congresso Bolivariano dei Popoli, Fernando Bossi.

Gara: Dalle elezioni amministrative in Nicaragua, soprattutto alla luce dei risultati degli ultimi quattro anni, compresi gli ultimi due di governo sandinista, quale bilancio si può fare?

F. Bossi: Sembra che l’obiettivo del FSLN di ottenere circa 100 municipi (sui 146 in disputa) sia stato raggiunto. Visto che 94 sono sicuri, e non è improbabile che si superi il centinaio. Questo significa incrementare notevolmente gli 87 già in potere sandinista, ma soprattutto significa mantenere il controllo di Managua, la capitale.

Gara: La protesta di Eduardo Montalegre, ex candidato presidenziale nelle elezioni legislative per il liberismo, ed ora in lizza per il municipio di Managua, indica l’importanza della capitale in queste elezioni?

F. Bossi: Senza dubbio. In Nicaragua non esiste una città più importante, Managua concentra un milione e trecentomila abitanti, mentre la seconda città nicaraguense, Léon, di abitanti ne conta appena duecentomila.. Vincere a Managua è indispensabile. Per la destra assicurarsi il sindaco di Managua era l’ulitma carta da giocare. Il FSLN ha giocato con intelligenza, presentando un candidato popolare come Alexis Argüello, un uomo che viene dal popolo e che si è guadagnato il rispetto della massa per il suo percorso di noto sportivo. Montalegre, invece, è un personaggio storico della élite, un ex funzionario del regime di Somoza, che durante la Rivoluzione Sandinista emigrò a Miami, da dove è tornato solo dopo la restaurazione liberale degli anni 90’.

Gara: Dopo la sconfitta nelle presidenziali del 2006, le forze egemoniche della destra si sono unite per la prima volta dalle elezioni degli anni 90’, quando riuscirono a battere il Fronte.

F. Bossi: Il Partito Liberale è riuscito ad unificare tutta la destra nazionale dopo molti anni di frammentazione partitica. Sembra che ci sia la volontà di rifondare la UNO, quella formula con cui i settori conservatori riuscirono a vincere il Fronte elettoralmente, e a far terminare la Rivoluzione Sandinista. Ciò che è più interessante, è proprio che il Fronte abbia vinto contro la destra unificata, mettendosi così in una posizione di vantaggio per le prossime elezioni presidenziali.
Questo significa che il Fronte potrà affrontare le prossime elezioni senza la necessità di patteggiare con qualche settore della destra, quindi con un maggiore margine di manovra politico-ideologica.

Gara: Che cosa ne pensa delle denunce di frode elettorale del Partito Liberale Costituzionalista e del suo candidato Eduardo Montalegre?

F. Bossi: La destra nicaraguense è cosciente del fatto che il sandinismo è riuscito a far compiere un passo in avanti al paese, e che le prospettive future non le sono favorevoli. Sono ricorsi alla denuncia di « frode », come fa la borghesia abitualmente, avvalendosi dell’appoggio dei grandi media del capitalismo globale. E’ la stesa cosa che hanno fatto in Venezuela, quindi non deve stupire.

Gara: Il Movimento di Rinnovamento Sandinista (MRS) negli ultimi anni si è presentato come una dissidenza interna della sinistra del Fronte, ma finisce con l’appoggiare la destra? Come si spiega?

F. Bossi: Bisogna collocare con precisione il MRS, visto che all’estero c’è molta confusione su questa opzione politica. Avvalendosi di figure storiche del sandinismo, si sono presentati all’estero, come una corrente critica della sinistra, ma pochi sanno (fuori dal paese) che il sostegno finanziario viene da ONG statunitensi ed europee, principalmente di area socialdemocratica. Attualmente, in Nicaragua ci sono più di 4.000 ONG che finanziano molte organizzazioni e che di conseguenza le condizionano ideologicamente. Il MRS sta riproducendo la strategia della reazione mondiale per presentare uno scenario del tipo: «democrazia contro dittatura», in cui la destra figura come la via della salvezza. Con ciò, il ruolo del MRS è chiaro.

Gara: Si possono collegare i risultati elettorali di queste elezioni amministrative e la gestione del governo sandinista degli ultimi due anni? Come valuta la fase che vive il Nicaragua sotto la presidenza Ortega?

F. Bossi: Ovviamente, l’aumento dell’approvazione elettorale è direttamente collegato al lavoro del governo nazionale, in politica interna come in quella estera. Non dimentichiamoci che dopo la guerra degli anni 80’ e dopo 18 anni di politica neoliberale, il Nicaragua è una società che si trova al limite del collasso, una delle più povere dell’America Latina. In questi due anni il Piano Fame Zero, la ricomposizione dei sistemi scolastici e di sanità pubblica, il recupero del servizio della rete elettrica (il cui abbandono aveva procurato black-out di più di 14 ore al giorno) e l’aumento della produzione agricola, sono stati dei successi evidenti.

La profonda virata in ambito estero, lo scontro con la diplomazia statunitense e l’incorporazione nell’ALBA e in Petrocaribe, hanno indubbiamente rafforzato l’immagine del governo sandinista

da Rebelion – www.rebelion.org
Traduzione dallo spagnolo per www.resistenze.org di FR