C’era da giurarci! Dopo l’11 settembre indiano anche in Italia si riattizza lo spirito crociato. Dopo un’evanescente e poco clamorosa indagine fondata sull’inquisizione del “foro interno“, ecco due strombazzatissimi arresti, risultato di un’altra inchiesta basata, stando alle risultanze, su sogni e fuochi d’artifico.

 

Abdelkader Ghafir e Ilhani Rachid, arrestati ieri a Milano in base ad un’ordinanza di custodia cautelare, non appartengono nessun gruppo specifico, non possiedono armi o somme di denaro troppo ingenti rispetto alle loro possibilità. Ma, cosa gravissima, scambiano tra loro delle chiacchierate sul sogno di morire da martiri e scaricano da internet filmati sulle tecniche di lotta “corpo a corpo” e sulla fabbricazione di ordigni. Più grave ancora: Ilhani Rachid ha chiamato l’ultimo figlio con il nome, molto diffuso fra gli arabi, di Osama ed era intenzionato a far imparare a memoria il Corano al figlio maggiore, cosa magari noiosa ma certamente non criminale.
Tutto è talmente labile che l’accusa formulata è di concorso esterno in associazione con finalità di terrorismo (artt. 270 bis e 110 del codice penale), cioè Ghafir e Rachid non sono ritenuti membri di alcuna associazione ma sarebbero una sorta di co.co.co di Al Qaeda in persona. Nientepopodimeno!
Già. Ma perchè possa parlarsi di concorso esterno in associazione mafiosa, stando alle Sezioni Unite della Cassazione [“Sentenza Manninodel 2005, n.d.r.], occorre non solo la precisa consapevolezza di contribuire al consolidamento di una determinata associazione, ma anche  l’assunzione dell’impegno nei confronti dell’associazione e un contributo tale da rafforzare oggettivamente l’associazione stessa. Tali requisiti, sempre che la legge sia uguale per tutti, valgono anche per il  concorso esterno in associazione con finalità di terrorismo e nel caso di Ghafir e Rachid mancano del tutto, a cominciare dal primo, cioè il rapporto biunivoco con una certa associazione.
Eppure i giornali annunciano con clamore che gli arresti dei due malcapitati avrebbero scongiurato un imminente attentato, da realizzare attraverso “bombe cinesi”, cioè fuochi d’artificio.
A proposito, qualcuno ha memoria di attentati di matrice islamica realizzati o quantomeno seriamente progettati a danno dell’Italia?
Chi scrive ricorda molto bene gravissimi attentati – quali ad esempio Piazza Fontana o Ustica – i cui autori e mandanti sono rimasti, almeno a livello giudiziario, ignoti, nonostante che nel corso di defatiganti inchieste siano emersi indizi a carico di persone al vertice di apparati istituzionali italiani e stranieri molto più consistenti di quelli che hanno condotto all’arresto di Ghafir e Rachid.
Inoltre: il ministro dell’Interno Maroni ha solennemente affermato che la situazione è nuova e preoccupante in quanto per la prima volta si tratta di persone che stavano progettando un attentato in Italia e non di reclutatori di “terroristi” da inviare poi nei teatri di guerra (cioè di combattenti utili a ingrossare le fila delle Resistenze). Evidentemente Il ministro non ricorda quando, poco dopo l’11 settembre, vennero arrestati due turisti di religione islamica a Bologna con l’accusa di progettare un attentato al duomo di San Petronio.
Siamo alla crociata di rito, che però può produrre effetti devastanti, che abbiamo già  illustrato,  per Ghafir, Rachid e le loro famiglie.

 

La Redazione