Prendiamo ad esempio la gioventù greca

I mezzi di comunicazione italiani ripetono a pappagallo la tesi di quelli greci, che poi è la stessa del primo ministro Karamanlis: «Stiamo riportando l’ordine e la civile convivenza contro sparuti gruppi di vandali e di estremisti».
La civile convivenza è quella per cui la polizia greca, calpestando le stesse leggi, usa in modo sfrontato la forza per aggredire chiunque osi ribellarsi.

E qual’è l’ordine di cui parla Karamanlis? È quello di un regime criminale e corrotto, scosso da innumerevoli scandali politico-finanziari e giudiziari, di un governo che mentre accentua le sue politiche neoliberiste, che mentre getta nella precarietà e nella emarginazione sociale vasti strati della popolazione lavoratrice ed intellettuale, che mentre taglia tutte le spese sociali, decide di usare i soldi pubblici per salvare un sistema bancario rapace al servizio di una ristretta oligarchia capitalista.
Cinque giorni di rivolta mostrano poi che non siamo affatto davanti a “sparuti gruppi estremisti” ma alla sollevazione di un’intera generazione. Vassilis Vassilikos, colui che al tempo scrisse «Zeta: l’orgia del potere» afferma: «Nessuno si aspettava che la rivolta prendesse una simile ampiezza… A protestare sono tutti i giovani, la generazione dei 700 euro al mese e quella che ne avrà solo 500… A protestare sono tutti i giovani, di sinistra, di centro, di destra. E’ una rivoluzione spontanea contro il sistema in generale, magari anche contro Bush».
Gli fa eco Vangelos Karayorgos, coordinatore della coalizione della sinistra radicale SYZIRA, che pur dissociandosi dalle devastazioni, afferma: «Per la prima volta nella storia moderna del nostro paese la gioventù greca si è svegliata tutta assieme e si batte per rovesciare il governo… Siamo davanti ad una rivoluzione spontanea, la Grecia è piena di rabbia contro il governo, e nessuno potrà fermarla».
Sbirri, maiali assassini!”, “Alexis è ognuno di noi”, “sollevati popolo, cammina a testa alta”, “Se le città bruciano, sono i fiori che nascono”. Questo c’è scritto negli striscioni fatti alla bell’e meglio nelle scuole e nelle facoltà occupate, dove gli studenti si organizzano per portare nelle strade la loro rabbia sacrosanta, per andare ad affrontare con coraggio commovente le agguerrite forze di polizia.
Questo eroico corpo a corpo con gli squadroni antisommossa, con i compari di chi ha assassinato a sangue freddo Alexis, è bollato dal sistema (purtroppo anche dal Partito Comunista Greco – KKE) come “nichilismo”.
Le abbiamo sentite queste accuse, queste critiche spocchiose dei borghesi che hanno le mani in pasta con questo sistema capitalista truffaldino e criminale. Con che diritto questi oligarchi mafiosi che giocano al risico con le borse, che sfruttano la crisi per arricchirsi alle spalle della povera gente, che mandano in bancarotta interi stati e gettano nella fame miliardi di esseri umani; con che diritto, dicevamo, questi pescicani accusano la gioventù greca di essere nichilista?
Essi sono i vandali, i casseurs, i devastatori! Nichilisti sono i politicanti, di destra e/o di sinistra che gli reggono il moccolo, che non sanno dir altro che non c’è nessun altro futuro che questo capitalismo cannibale. Se la rivolta greca ha i caratteri del nichilismo è anzitutto perché giornalisti e politicanti, di mestiere, fanno i killer, uccidendo sistematicamente ogni sogno, ogni speranza di un mondo diversamente organizzato, dove non ci siano più né sfruttati né sfruttatori.
Ha ragione dunque chi ha scritto oggi: «Certo che la rivolta è nichilista: parlano dell’annichilimento del mondo di merda che fa da cornice alla loro ribellione. Sono esplosi nella nella sola cosa che possono e vogliono mettere a valore, adesso: la comunanza dell’indignazione. Non si danno limiti perché e’ il potere ad averli oltrepassati». ( Liiberazione 11 dicembre)
Ai giovani e agli studenti italiani non viene solo chiesta la solidarietà, viene consegnato un esempio, un esempio che, ne siamo certi, più prima che poi, verrà messo a frutto ovvero, nel gergo cinico dei borghesi, capitalizzato. Non tarderà il momento in cui gran parte dei cittadini pagherà sulla propria pelle le conseguenze della crisi e delle misure dei governi degli Stati Uniti e dell’Unione Europea. Quello sarà il momento della rivolta, la rivolta generale e radicale che dimostrerà che i fatti di Grecia sono solo un’avvisaglia, il momento in cui gli oppressi e gli sfruttati presenteranno il conto, spazzeranno via il teatrino di scimmie di questa tirannia che chiamano democrazia, e tenderanno la mano a tutti i popoli resistenti che da sempre combattono con ogni mezzo questo sistema folle che premia solo chi sa arricchirsi alle spalle degli altri e della natura.

La Redazione