Dai compagni del KKE(ml)

Pubblichiamo qui sotto la dichiarazione sugli eventi che scuotono la Grecia, del Segretario del Partito Comunista di Grecia (marxista-leninista) Vassilis Samaras, un’organizzazione con la quale da anni abbiamo stretti e fraterni rapporti di amicizia e collaborazione. Tra le tante dichiarazioni che abbiamo letto questa ci sembra contenga un’analisi più seria e profonda, lontana sia dall’opportunismo della sinistra storica (anzitutto il KKE), sia dal movimentismo e dal codismo di cui sembra affetta gran parte dell’estrema sinistra ellenica. Ciò non toglie che a noi lascia perplessi un passaggio cruciale della dichiarazione, quello per cui sarebbe  sbagliato chiedere la cacciata del governo di destra guidato da Karamanlis, dal momento che obbligarlo a dimettersi sarebbe  nell’interesse di forze sistemiche ancor più atlantiste e filo-USA di Nuova Democrazia (implicito il riferimento ai socialdemocratici del PASOK).

 

Il sistema uccide!

Trasformiamo la nostra rabbia in una vera risposta politica!

 

di Vassilis Samaras

Segretario del Partito Comunista di Grecia (marxista-leninista) – KKE(m-l)

 

Come un vulcano che si risveglia, la rabbia dei giovani e dell’intero popolo greco si è scatenata contro il vile omicidio del giovane Alexis Grigoropoulos.

Allo stesso tempo, immediatamente, senza esitazione né dubbi essi hanno indicato i veri colpevoli.Si tratta del governo, dello stato e del sistema che foraggia e arma gli assassini allo scopo di potersene servire in qualsiasi momento contro il popolo. Questa rivolta, che ha assunto i connotati di un sollevamento nazionale con migliaia di studenti (universitari e delle superiori) e lavoratori che hanno manifestato la propria rabbia nei villaggi, nei quartieri e nelle città del paese, non è giunta inaspettata.

L’omicidio del ragazzo è diventato un detonatore per la rabbia accumulata in anni e anni, dovuta all’assalto continuo del sistema contro il popolo e i giovani, l’abolizione dei loro diritti, il furto del loro futuro e delle loro aspirazioni, il vicolo cieco che essi vedevano pararsi loro davanti.Allo stesso tempo, hanno constatato l’autentico saccheggio perpetrato dal sistema. Infatti il vero saccheggio non è quello presentatoci dai media. E’ quello che va avanti da decenni contro i lavoratori.

E’ il furto del loro duro lavoro che diventa ricchezza per i pochi che poi la esibiscono provocatoriamente davanti ai lavoratori e ai disoccupati che sono stati condotti alla miseria e all’indigenza.

D’altra parte, in un contesto generale di interventi imperialisti, massacri di popolazioni e distruzione di paesi, la crisi recente ha accentuato sia l’angoscia sia la rabbia della gente.

Ha rafforzato la convinzione che il sistema pesa maggiormente sulle loro spalle, creando sempre maggiori problemi e difficoltà. Ha provocato ulteriormente la loro rabbia nel vedere come si comporta il sistema, chi si preoccupa di aiutare e dove indirizza le risorse economiche.

Le stesse risorse infatti che “non esistono” quando si tratta di sopperire ai bisogni essenziali della popolazione, sono più che disponibili quando si tratta di finanziare le banche.

La gente capisce tutto ciò, a prescindere dal modo e dalla profondità con cui lo percepisce. Capiscono altresì l’essenza dei problemi che affrontano, le loro cause e la natura del sistema.

Allo stesso tempo, questi fatti ci spiegano la natura di classe della reazione popolare e giovanile all’omicidio. E in ciò vediamo una dimensione molto significativa e positiva dell’intera questione. Essa riguarda infatti uno sviluppo che era già avvenuto con il sorgere del movimento universitario e delle occupazioni studentesche: c’è già un’intera generazione che respinge i “valori” del sistema, una generazione che reagisce, si rivolta e lotta. Non è di secondaria importanza il fatto che questa reazione possa essere caratterizzata da immaturità politica, o da atti inutili o persino atti che possono fare il gioco dei reazionari. Ma il punto principale rimane il fatto che un’intera generazione si ribella e cerca la propria strada. E la troverà.

 

Condizioni e ragioni del fenomeno

La natura, l’ampiezza, l’estensione e il carattere degli eventi pongono ipso facto una questione politica. La risposta, la via d’uscita, può essere anch’essa una questione politica. Il problema sta nell’aspetto soggettivo. Da un punto di vista generale la risposta, la via d’uscita può essere cercata dal sistema nel partito di destra (ND), nel partito socialdemocratico (PASOK), in qualche “nuova” entità politica borghese o nelle forze della sinistra. Ma le opzioni interne alla borghesia non ci riguardano: il problema è quindi che le forze che fanno riferimento alla sinistra non desiderano né sono in grado di offrire una vera risposta.

Dopo l’omicidio, c’è stata la massiccia espressione di rabbia di migliaia di persone in tutto il paese. Allo stesso tempo essa ha preso la forma di assalti e distruzioni su larga scala che hanno offerto a molti l’opportunità di minimizzare gli aspetti più cruciali di questo fenomeno. Tra costoro ci sono alcune forze della cosiddetta sinistra. Essi sono ipocriti ed illusi. Infatti ci sono ragioni molto precise per ciò che sta accadendo.

La prima ragione è la rabbia contro il sistema per i fatti che abbiamo menzionato sopra.La seconda è il fatto che la sinistra [ci si riferisce al Partito Comunista di Grecia – KKE, Ndr ] né desidera né può offrire a queste persone una vera risposta politica; essa infatti ha perso, per sua colpa, il suo prestigio e la sua capacità di influenzare gli eventi.

Ciò da decenni a questa parte, tuttavia ci sono stati importanti segnali anche di recente. Ad esempio il modo in cui queste forze cosiddette di sinistra, si sono comportate nei confronti del movimento degli studenti universitari, delle lotte per la sanità e le pensioni (nel 2007), in generale il modo in cui si sono comportati nei confronti dell’aggressione del capitale verso le condizioni lavorative e i diritti e le conquiste dei lavoratori e dei giovani. Potremmo dire che queste forze avevano l’opportunità di riunificarsi col popolo in lotta, di giocare il ruolo di un’autentica forza di sinistra in queste battaglie, di riguadagnare almeno parte del proprio prestigio perduto. Invece, quel che è risultato dalla loro posizione politica è stato un incoraggiamento al governo affinché intensificasse la sua aggressione.

Oggi essi parlano [ci si riferisce al Partito Comunista di Grecia – KKE, Ndr ] di provocatori e agenti del sistema.

Certamente ci sono provocatori ed agenti del sistema (ci sono sempre stati). Certamente ci sono svariati leader incompetenti, guru anarchizzanti che si sono gettati sull’opportunità di giocare un ruolo. Possiamo anche citare le forze che si rifiutano di aprire una battaglia politica contro questi concetti e queste pratiche, scegliendo invece un atteggiamento opportunistico [ci si riferisce anzitutto al Synaspismos, che guida una coalizione, Syriza, con gruppi di estrema sinistra, Ndr]. Ma se insistessimo principalmente su questi punti, non coglieremmo il quadro generale. E il quadro generale vede la partecipazione di massa di migliaia di giovani che vogliono lottare, che cercano la loro strada e che vengono influenzati da tali concetti.

I caratteri principali della situazione sono due: Il primo è la rabbia contro il sistema. Il secondo è il fatto che questa sinistra, con le sue particolari caratteristiche e la sua posizione politica, non è credibile e non può offrire una soluzione ai problemi di questi giovani. E questo è il problema principale.

 

La questione politica

Ci sono molti aspetti seri (anche critici) interdipendenti all’interno di questa questione. Dobbiamo ricordare che la questione politica è sorta da tempo all’interno della cornice del sistema. Crediamo che da diverso tempo sia in corso un tentativo di indebolire Karamanlis (sia come primo ministro, sia come leader del partito di destra ND), e per promuovere invece il partito socialdemocratico, PASOK, e sostenere Papandreou. Ciò non dipende dagli scandali che sono scoppiati, poiché ogni scandalo che viene alla ribalta è legato a decisioni politiche. E queste decisioni politiche sono direttamente collegate alla forte opposizione degli USA (e al simultaneo ritiro del sostegno da parte degli imperialisti europei) alle scelte del governo Karamanlis circa i gasdotti e l’acquisto di materiale militare. Questo è il motivo principale per cui non crediamo che il movimento debba portare avanti come primo obiettivo “la caduta del governo” (questo slogan potrebbe essere proposto, probabilmente, se le condizioni fossero diverse).

Questo non significa che noi “preferiamo” il governo di destra di Karamanlis. Piuttosto rifiutiamo che il movimento venga coinvolto nel gioco interborghese, interimperialistico già in corso. E nonostante l’opportunismo che vediamo in giro (soprattutto relativamente alle elezioni) non possiamo ignorare questo aspetto.

Quindi gli elementi principali dell’intera questione sono:

L’aggressione contro la popolazione e i giovani continuerà più feroce che mai, in ogni campo. Il nostro paese è coinvolto nelle rivalità interimperialistiche. Non ci riferiamo alle navi nel Golfo Persico, alle  truppe in Kosovo o Afghanistan ma ad uno sviluppo molto più pericoloso per il popolo e il paese.

Per quanto riguarda la crisi, crediamo che essa aggraverà la situazione da entrambi i punti di vista, ovvero l’aggressione contro il popolo e l’acuirsi delle rivalità interimperialistiche con le pericolose conseguenze che esse comportano. Questi pericoli sono resi più minacciosi dalle debolezze della borghesia e del suo personale politico.

 

Le responsabilità della sinistra

Il compito di dare una risposta tocca nuovamente alla sinistra, anche se ciò non può accadere immediatamente. Tuttavia la sinistra, almeno in teoria, potrebbe muoversi nella direzione di creare le condizioni adeguate e diventare gradualmente capace di fornire risposte. Però, in questo caso le prospettive non sono affatto rosee, almeno riguardo alla sinistra per come la conosciamo.

Indubbiamente, il KKE è la forza più vigorosa e più organizzata tra quelle presenti. Il problema è che la dirigenza del KKE non vuole assumersi un tale ruolo, anzi ha di fatto rinunciato a qualsiasi intervento volto a condizionare lo sviluppo dei fatti. Essi si sono trincerati in una posizione di autoconservazione, e la loro unica preoccupazione è di non essere sorpassati dalla SYN-SYRIZA (Coalizione della Sinistra Radicale, una coalizione tra il SYN e organizzazioni di sinistra radicale, con tendenze eurocomuniste). Tutto ciò è vano: gli eventi futuri richiederanno l’esercizio reale di politica reale, e nessuna “fortificazione” è destinata a funzionare.

La SYN-SYRIZA invece, diversamente dal KKE, si sta attivando, partecipa, fa politica e sembra cercare una via d’uscita. Il problema è che cercano la via d’uscita all’interno del sistema, in collaborazione con forze del sistema, e per il sistema. Tutto ciò che fanno è in questa cornice, in questa logica e in questa direzione.

Ci sono anche altre forze, che nelle condizioni attuali sembrano non capire come stiano davvero le cose. Hanno dichiarato la rivoluzione e si stanno preparando per… il comunismo. Non ci stupiremo se molto presto “atterreranno” sul grande obiettivo delle elezioni europee.

Aggiungiamo qualcosa circa l’anarchismo e gli “autonomi”. Il movimento che è sorto aveva il forte sostegno e la solidarietà della grande maggioranza del popolo greco. Possiamo aggiungere che il movimento può sperare solo in questa saldatura per ottenere un ampio sostegno popolare. Ciononostante, alcune azioni ostacolano il sostegno o anche inimicano al movimento parte della popolazione, e forniscono argomenti al sistema per indebolire le prospettive del movimento. Circa le forze della sinistra che possono vantare coerenza, corretti intendimenti e prospettive politiche, queste, per il momento, hanno un’influenza limitata e una ridotta capacità di determinare il corso della lotta.

 

La prospettiva futura e i nostri compiti

Anche se le cose non sembrano così incoraggianti esiste anche un altro aspetto, che è quello principale.

Si tratta del “cambiamento” che non è avvenuto oggi bensì è in corso da diverso tempo: è il fatto che, da anni, la gente ha cominciato a comprendere la natura e gli obiettivi del sistema per il futuro. E’ il fatto che un’intera generazione di giovani lavoratori e studenti si è emancipata dall’influenza del sistema e gli si è rovesciata contro. Allo stesso tempo essi si rifiutano di accettare la logica di una sinistra conciliante. Non c’è dubbio infatti che ci sono mancanze e debolezze dovute ai caratteri che la sinistra ha assunto da decenni. Tuttavia l’elemento fondamentale è che lì si trovano i semi del futuro. In queste condizioni i combattenti emergeranno, e dentro la lotta capiranno il loro ruolo e le loro responsabilità, e guideranno il movimento.

Circa il ruolo degli attuali soggetti politici della sinistra – quelli che capiscono, lo vogliono e ne hanno la possibilità – che è di contribuire in maniera decisiva allo sviluppo di questo processo e in questa direzione: quello che vediamo in questi giorni è un movimento di rabbia, condanna e denuncia di una politica che arma gli assassini.

La necessità e la capacità di andare avanti richiedono alcune precondizioni di base: questo movimento sarà capace di unirsi al popolo e ai giovani sul terreno dei problemi specifici che già affrontano? Sarà cioè capace di relazionarsi con questi problemi, con le resistenze che già esistono e con quelle che dovessero sorgere? Ovvero, la questione è se questi sforzi riusciranno ad orientarsi verso un Fronte di Resistenza che combatta contro l’aggressione con cui devono misurarsi il popolo e i giovani, contro un sistema che uccide, contro il capitale, contro l’imperialismo. Non sarà facile, particolarmente a causa dei presupposti esistenti. Tuttavia, meglio capiamo ciò che sta realmente accadendo, più decisamente possiamo muoverci in questa direzione con la fiducia che sia la direzione giusta. Più giustamente e decisamente ci muoveremo, più svilupperemo le condizioni per ciò che accadrà.

Perché la parte più seria deve ancora arrivare.

 

Estratto dell’articolo pubblicato su Proletarian Flag — periodico del KKE(m-l) — il 13 dicembre 2008.

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