Pubblichiamo, tradotto in italiano a cura del Campo Antimperialista, il programma dei Sei Seminari in cui si articolerà la Assemblea Internazionale di Beirut per la Resistenza, l’Antimperialismo, la Solidarietà tra i Popoli e le Alternative.

 

 

 

 

 

 

Seminario dei parlamentari e dei consigli elettivi

Fino ai tempi recenti, la democrazia dei paesi europei era costruita sull’equilibrio tra lo stato e la “società civile” considerata rappresentativa della cittadinanza per i cambiamenti delle politiche governative nei periodi intercorrenti fra le successive elezioni. Ciò affidava ai rappresentanti del popolo nei parlamenti e nei consigli elettivi un ruolo essenziale di adozione o modifica delle politiche governative in conformità con i bisogni della popolazione (non limitato alle sole elezioni).

Nelle ultime due decadi, si è verificato un grosso cambiamento nei meccanismi e nell’essenza della democrazia nei paesi storicamente democratici. L’aspetto formale della democrazia è stato limitato a un “dialogo tra le istituzioni governative” e si è supposta una nuova forma di cittadinanza che non interferisce nella definizione delle politiche governative fino al momento di essere “conteggiata nelle urne elettorali”.

Questo laboratorio affronta quattro assi principali relativi al ruolo dei parlamentari e dei membri dei consigli elettivi nella modifica delle politiche internazionali sbagliate e nell’adozione di sistemi e politiche più giuste, capaci di promuovere la solidarietà fra i popoli.

Primo asse
Due opinioni sul “governo mondiale” (le Nazioni Unite ed il Consiglio di sicurezza)
– una posizione afferma che le politiche internazionali che hanno portato a questo enorme caos universale sono un risultato dell’unipolarismo e spera in un mondo multipolare per ristabilire l’equilibrio ed evitare le decisioni unilaterali;
– la seconda corrente di pensiero approccia il problema da una angolazione differente: il “governo mondiale” è virtualmente alla fine, e dovrebbe essere ricostruito e riorganizzato un nuovo “governo mondiale giusto”, fondato su nuove basi democratiche.
Questo asse affronta il problema del governo mondiale ed il ruolo dei parlamentari nella sua diffusione.

Secondo asse
Collaborazione Sud-Sud.
I paesi del Sud del mondo sono responsabili del fatto di mantenere linee di trasporto e di commercio che passano attraverso il Nord. Ciò ha contribuito alla riduzione delle capacità e delle competenze delle popolazioni meridionali nella costruzione di un mondo più a misura d’uomo. I parlamentari del Sud dovrebbero ristabilire l’equilibrio mondiale naturale e costituire una giusta collaborazione Sud-Sud che rimpiazzi le politiche distruttive.
Questo asse discute delle priorità essenziali per la collaborazione Sud-Sud al fine di garantire una cooperazione diretta ed un sistema commerciale che non passi attraverso il “centro dell’universo” nel Nord.

Terzo asse
Verso un’equa relazione Sud-Nord.
I rapporti stabiliti dai paesi del Nord con gran parte dei paesi del Sud nell’ultima decade sono ingiusti e iniqui, sia che ricadano nell’ambito della Cooperazione Euro-mediterranea o degli Accordi di Libero Scambio sia che si tratti di accordi per la sicurezza o la “promozione della pace”. Sfortunatamente, non esiste alcun collegamento pratico fra i parlamentari del Nord e del Sud che consenta di esaminare le conseguenze di questi accordi e di costituire una opposizione unita.
Questo asse affronta la costituzione di una base per l’azione congiunta dei parlamentari del Nord e del Sud al fine di modificare e migliorare questa relazione da entrambi i lati.

Quarto asse
Priorità pratiche.
Il Parlamento Europeo viene regolarmente messo sotto pressione dall’amministrazione americana e da Israele perché è l’istituzione europea più preoccupata della parzialità europea ufficiale in favore di Israele e dell’amministrazione statunitense.
Questo asse discute delle diverse modalità che i parlamentari del Sud possono utilizzare per aiutare e supportare la loro controparte dell’Unione Europea nell’affrontare queste pressioni, per lavorare insieme all’implementazione di decisioni giuste, alla promulgazione di nuove leggi che portino ad una relazione paritaria tra il Sud ed il Nord ed al recupero dei poteri dei parlamenti e di tutti i diritti possibili.

 

Seminario sulle alternative politiche

Non c’è dubbio che i movimenti di opposizione hanno contribuito alla diffusione di una cultura politica più umanitaria e a intralciare l’avanzata delle mostruosità, ma non sono riusciti ad arrestarla del tutto né sembrano in grado di scongiurarla, a meno che le forze di opposizione contribuiscano al processo di ricostruzione. I cambiamenti della globalizzazione sono andati troppo oltre, ed il mondo probabilmente non tornerà più al suo stato precedente al neo-liberismo, nonostante le speranze nutrite dalle  molte forze di protesta, dalle poche forze di opposizione e dai movimenti no-global.

Oggi è possibile opporsi alla globalizzazione militare così come alla globalizzazione dei mercati finanziari e degli interessi delle multinazionali, alla trasformazione del mondo in un bene in vendita su cui fare profitti e alla violazione della sovranità dei paesi indifesi sostituendola con una globalizzazione alternativa superiore che preservi la diversità intellettuale, culturale, religiosa ed etnica. Ciò difenderà anche i diritti naturali ed acquisiti degli individui e delle comunità, così come i diritti sociali e nazionali e la sovranità dei paesi deboli. Tutte le evidenze teoriche e pratiche mostrano che la sovranità di questi paesi è soggetta a minacce esterne ed interne, a meno che essi non rinuncino volontariamente a parte di tale sovranità in favore di una sovranità congiunta nella costituzione di una unione regionale; ciò è stato fatto dall’Unione Europea ed è in corso di realizzazione da parte dei paesi sudamericani.

Questo seminario discute il problema della creazione di un’unione regionale alla luce del fallimento della Lega Araba nel conseguimento di qualsiasi passo concreto verso l’integrazione regionale e dei successi degli altri gruppi regionali. Discute anche le alternative politiche per un progetto di nuovo Medio Oriente, l’Unione del Mediterraneo e l’Area di Libero Scambio Sudamericana considerandole come esperienze e lezioni da cui imparare. Il seminario è diviso nei quattro assi seguenti.

Primo asse
L’Unione Europea, una esperienza inadeguata o da emulare?
L’Unione Europea è stata costituita sulla base della rinuncia volontaria di sovranità da parte di ciascun paese in favore di una sovranità congiunta rappresentata dalla Commissione Europea. L’Unione ha ciononostante mantenuto la sovranità di ciascun paese all’interno del Consiglio d’Europa e la rappresentanza dei popoli europei all’interno del Parlamento Europeo. Gli oppositori ritengono che questa esperienza è ancora insufficiente a molti livelli, inclusa l’autorità del Parlamento Europeo, la rappresentatività popolare e l’adozione da parte della Commissione Europea di politiche neo-liberiste che violano i diritti europei e di altre con cui l’Unione Europea ha stabilito accordi di libero scambio e sta lavorando tutt’oggi alla costituzione dell’”Unione del Mediterraneo” che legittima la colonizzazione della Palestina e il ritorno del colonialismo nella regione araba.
Questo asse discute delle meccaniche di funzionamento dell’Unione Europea, delle sue politiche interne ed esterne e dei modi per renderle migliori.

Secondo asse
In Sudamerica: FTAA o integrazione regionale?
Il Sudamerica è stato il “cortile di casa degli USA” per lungo tempo; quei paesi stanno ancora soffrendo per le conseguenze delle differenze razziali ed etniche e l’enorme divario fra le popolazioni indigene e le minoranze bianche. Soffrono anche per le differenze ed i conflitti fra gli interessi dei diversi paesi. Queste popolazioni, come altri popoli vulnerabili, patiscono gli effetti devastanti del dominio del mercato e degli accordi di libero scambio (FFTA) con gli Stati Uniti e l’Unione Europea.
Nonostante tutti questi pericoli, sono riusciti a costituire le basi di una integrazione regionale e di un processo di ricostruzione; sono ancora allo stadio preliminare del processo di costituzione di una unione politica del Sudamerica che protegga gli interessi ed i diritti di ogni singolo paese e contemporaneamente quelli comuni.
Questo asse discute questa esperienza cercando di trarre beneficio dalla lezione per costruire una unione regionale Arabo-Islamica.

Terzo asse
Un nuovo Medio Oriente o un altro Medio Oriente Arabo-Islamico?
Il nuovo Medioriente non è altro che guerre ed occupazioni, azioni militari ed oppressione, crescita di estremismi etnici, razziali e settari, collasso di paesi e corruzione della classe politica, crescita della miseria e della fame… un “caos costruttivo”. Questo progetto è stato indebolito dalla resistenza in Libano, Iraq ed Afghanistan e dalla perseveranza di alcuni paesi; tuttavia, il vuoto politico attira il desiderio di controllo. Questo progetto è stato indebolito ma non è morto, può essere riportato in vita da nuovi leader.
Questo asse discute della necessità di colmare il divario politico tra i popoli e gli stati nel Medioriente Arabo-Islamico, il fallimento della Lega araba e dell’Organizzazione della Conferenza Islamica e dei primi passi da intraprendere per colmare il suddetto divario.

Quarto asse
Verso una collaborazione equa tra il Mondo Arabo, l’Europa ed il Sudamerica
L’Europa, il Mondo Arabo e il Sudamerica sono uniti da una lunga storia di oppressione. I cambiamenti neoliberisti avvenuti nelle ultime due decadi hanno portato a collaborazioni “Euro-Mediterrenee” e “Europa-Sud” ingiuste ed inique in favore dell’Unione Europea. In questo contesto è stato creato il progetto dell’ ”Unione del Mediterraneo”, senza celare le intenzioni degli artefici di ripristinare il colonialismo e di rafforzare il supporto e la difesa di Israele.
Questo asse discute delle modalità per stabilire una collaborazione equa tra il Mondo Arabo ed il Sudamerica, e le alternative al progetto di “Unione del Mediterraneo”.

 

Seminario sulla solidarietà fra i governi locali ed i settori

Nel corso delle ultime due decadi, l’aumento delle guerre e delle violazioni dei diritti nazionali dei paesi deboli è stato accompagnato da una guerra culturale, allo scopo di imporre una standardizzazione culturale e distruggere la ricchezza umana caratterizzata dalla diversità di culture, religioni e credenze. C’è stata anche una standardizzazione della cultura politica a favore della libertà delle grosse compagnie a spese del settore privato delle piccole imprese e delle imprese familiari e del ruolo naturale dello stato di gestire una collaborazione produttiva equilibrata fra lo stato stesso, il capitale produttivo ed il settore della piccola impresa.

Sembra che il settore della piccola impresa non possa evitare i mercati controllati dagli interessi delle multinazionali e quindi la necessità di creare uno scambio di solidarietà diretto tra i produttori in ambito locale, nazionale, regionale ed internazionale.

Questo seminario discute le modalità di scambio solidaristico tra i produttori, la creazione di un sistema congiunto tra i paesi del Sud e tra il Sud ed il Nord e la ristrutturazione dei governi e delle amministrazioni locali per contribuire a tale processo. Il seminario è diviso nei quattro assi seguenti.

Primo asse
Fermare la marginalizzazione per iniziare la ricostruzione
Al governo è affidato l’obbligo di proteggere i diritti del settore privato dei piccoli produttori e della produzione familiare, nonché di organizzare le amministrazioni locali e di firmare accordi con altri stati al fine di promuovere la stabilità sociale e provvedere alla sicurezza alimentare. Tuttavia, la maggior parte dei paesi, specialmente quelli deboli, hanno adottato politiche opposte, che hanno portato a una diffusa marginalizzazione, alla miseria ed alla distruzione rurale e suburbana. Tutto ciò può portare a rivolte di affamati e insurrezioni che minaccino i paesi stessi o altrimenti all’aggravarsi della miseria e dell’oppressione; la miseria ed il collasso non possono portare alla razionalizzazione ed alla ricostruzione ma porteranno soprattutto ad un caos ancora più terribile.
Per di più, le complicazioni dei cambiamenti mondiali e la crescente dipendenza dei paesi deboli dal sistema globale non consentono facilmente l’implementazione di soluzioni razionali, se non quelle basate sulle forze sociali in qualche misura stabili che facciano pressioni per modificare le politiche di violazione dei diritti.
Questo asse affronta tale problema nel tentativo di rinforzare ed estendere le reti di solidarietà.

Secondo asse
Ristrutturare i governi locali è il fondamento della ricostruzione statale
Quando lo stato cede il ruolo di organizzazione degli spazi nazionali e dei governi locali nei paesi dipendenti, giustifica l’inizio della riorganizzazione ed il recupero delle amministrazioni locali mediante la comunicazione coi cittadini, l’espansione delle reti di gemellaggio e gli scambi culturali e di conoscenze fra governi nazionali, regionali ed internazionali. I corpi e le istituzioni del paese sono arrugginiti al vertice e soffrono di un ancor più profondo degrado a livello delle amministrazioni locali. L’esperienza mostra ineluttabilmente che la ricostruzione dello stato dall’alto deve procedere passo passo con la sua ricostruzione dal basso, al livello delle amministrazioni locali.
Questo asse discute lo sviluppo delle reti di gemellaggio tra i paesi del Sud e con i paesi del Nord ed il recupero delle amministrazioni locali, in aggiunta alla costituzione di una cooperazione tra i governi locali ed il più ampio contesto geografico possibile.

Terzo asse
Territorio, ambiente e recupero di una agricoltura biologica
Il collasso delle società deboli è iniziato con il crollo delle aree rurali e delle terre agricole, accompagnato dal mancato sviluppo della produzione artigianale ed industriale e dall’inflazione dei consumi di importazione. I paesi deboli hanno tuttavia cercato di compensare la loro incapacità di gestire l’equilibrio tra industria ed agricoltura e di implementare le raccomandazioni del Fondo Monetario Internazionale e delle altre istituzioni finanziarie con l’aumento della produzione agricola di verdure fresche e frutta per l’esportazione; ciò ha portato allo smantellamento delle basi della sicurezza alimentare rappresentata dai cereali, all’inquinamento ambientale dovuto ai pesticidi chimici, alla devastazione di ampie aree di terra ed allo spreco di grosse quantità di acqua superficiale e sotterranea, ed alla dipendenza dei contadini da fertilizzanti, pesticidi, semenze e compagnie commerciali.
Questo asse discute l’organizzazione di reti di terreni a destinazione agricola e di recupero ambientale, il diritto al cibo, la preservazione dell’acqua, la formazione degli agricoltori verso la produzione di prodotti biologici per il consumo locale e la confezione di prodotti alimentari per il commercio equo. Discute inoltre l’organizzazione della solidarietà tra piccoli pescatori.

Quarto asse
Solidarietà tra governi locali per affrontare le atrocità di guerra
Molti cittadini delle municipalità e dei governi locali in Libano, Iraq e Palestina hanno sofferto per le atrocità della guerra, la distruzione criminale delle loro case e dei loro raccolti ed i crimini ambientali. Molti terreni delle municipalità e dei governi locali sono ancora inquinati da armi chimiche e gas tossici. Le terre del sud del Libano sono piene di bombe a grappolo e l’esercito israeliano sta ancora sradicando gli ulivi e impedendo ai Palestinesi di raccogliere i loro raccolti.
Questo asse affronta il problema della possibile solidarietà fra i governi locali e le municipalità allo scopo di affrontare le atrocità di guerra.

 

Seminario giuridico

Gli Stati Uniti sfruttano a loro vantaggio le organizzazioni internazionali, ed in particolare il Consiglio di Sicurezza dell’ONU. Gli USA mettono in pericolo tutti i diritti legali acquisiti durante il periodo della decolonizzazione e dello smantellamento dei sistemi razzisti mediante l’accusa di terrorismo contro tutte le resistenze ed i movimenti di liberazione che combattono per la libertà dalla servitù e dall’egemonia, ovvero mediante contro-interpretazioni che rendono inutili i testi legali adottati o ne consentono lo sfruttamento per il conseguimento di scopi contrari a quelli originali. Le “legislazioni internazionali” stanno addirittura elaborando testi che aboliscono le regole sulle quali i popoli contano per ottenere libertà ed indipendenza, interferendo con le questioni interne dei paesi, costringendo alcuni di essi (come il Belgio) ad emendare le proprie leggi ed imponendo ad altri di escludere i funzionari americani dall’applicazione delle leggi nazionali ed internazionali (sfruttando la difesa dei diritti umani come scusa per giustificare il loro intervento) e di chiudere gli occhi di fronte alla violazione di questi diritti quando la loro applicazione non è nel loro interesse. Inoltre controllano l’economia mondiale tramite le istituzioni internazionali ed impongono (con minacce ed incentivi) i loro modelli come parte degli accordi commerciali internazionali.

Affrontando tutte queste aggressioni, il “tribunale dei popoli” è stato in grado di perseguire i criminali per trent’anni. Per di più, quest’anno a Bruxelles si è tenuta la “Corte di Coscienza Internazionale” per perseguire i governanti israeliani. Inoltre sono state presentate molte denunce ai tribunali nazionali contro i capi militari israeliani, che sono attualmente in corso d’esame.

Il seminario giuridico esaminerà i meccanismi legali che consentono di combattere i criminali imperialisti e le procedure israeliane. È diviso in quattro assi principali:

Primo asse
Il pericolo dell’imperialismo che si pone al di sopra delle leggi.
1- le reali dimensioni dell’uso del terrorismo come scusa ed i tentativi di violazione del diritto dei popoli all’autodeterminazione;
2- i movimenti di liberazione e resistenza dal punto di vista del diritto internazionale;
3- lo sfruttamento imperialista dei diritti umani ed i metodi di difesa degli esseri umani e delle cause dei popoli;
4- il tentativo di americanizzare la legge ed i metodi per combatterlo;
5- il ruolo dell’ONU ed il problema della riforma delle Nazioni Unite in prospettiva di un bilanciamento dei poteri internazionali.

Secondo asse
I continui crimini internazionali commessi dagli USA e da Israele.
1- il ritorno alla forma tradizionale di colonialismo ed occupazione militare;
2- i numerosi crimini americani: l’Afghanistan, l’Iraq, Guantanamo;
3- l’aggressione senza sosta di Israele al Libano: l’occupazione delle Fattorie di Shebaa, la violazione della sovranità libanese e le minacce di distruzione al Libano;
4- i continui crimini israeliani in Palestina: i massacri a Gaza, il muro divisorio, l’occupazione delle terre e gli insediamenti israeliani.

Terzo asse
Il tribunale dei popoli.
1- studio e valutazione dell’esperienza del tribunale dei popoli e sue possibilità di attivazione e continuità;
2- la possibilità di presentare denunce contro i produttori di armi americani che forniscono all’esercito statunitense ed israeliano i mezzi per commettere i loro crimini e di perseguire le compagnie di sicurezza per i crimini commessi;
3- la possibilità di istruire col tribunale dei popoli un caso per violazione dei diritti umani contro organizzazioni internazionali come la Banca Mondiale, il Fondo Monetario Internazionale ed altre.

Quarto asse
Seguito delle decisioni della Corte di Coscienza Internazionale.
1- discussione sulla possibilità di perseguire innanzi alle corti competenti i criminali di guerra israeliani della guerra del 2006;
2- deposito delle denunce dei cittadini europei ed americani innanzi alle loro corti nazionali;
3- le minacce dei leader nemici contro il Libano e la necessità di diffondere le decisioni della Corte di Coscienza Internazionale nei diversi paesi e tra le diverse associazioni.
4- Discussione sulla necessità di costituire un blocco legale internazionale comprendente professori e ricercatori di legge, avvocati e sindacalisti che si oppongano alla copertura politica internazionale ed europea della non punibilità dei criminali israeliani nelle corti internazionali ed europee.

 

Seminario sul sostegno alla Resistenza e alla Liberazione

Non c’è dubbio che i successi della resistenza in Libano ed i successi o la capacità di risposta in Palestina ed in Iraq motivano l’attacco feroce alla Resistenza a tutti i livelli, inclusa l’accusa di terrorismo indirizzata a infangare l’immagine della Resistenza ingannando l’opinione pubblica internazionale e creando confusione politica sulle sue identità ed i suoi progetti.

Inoltre, attaccando la resistenza, Israele, gli americani ed i loro alleati regionali ed internazionali portano il confronto su un altro piano, all’interno del sistema mondiale attuale, delle relazioni internazionali dominanti, e di tutti i conflitti ed i problemi di polarizzazione tra queste forze che considerano i propri interessi all’interno del sistema egemonico e tutte le forme di violenza simbolica e militare da una parte e le forze di opposizione che combattono per un mondo più a misura d’uomo, più giusto e più eguale dall’altra parte.

Il ruolo di liberazione della resistenza non è più la sola fonte di preoccupazione per le potenze imperialiste, ma lo è anche la sua capacità di destabilizzare e minacciare il sistema egemonico mondiale completamente localizzato nella nostra regione.

In realtà questo fornisce alla resistenza, già di per sé un diritto umano, un valore aggiunto, perché è oggi impossibile, alla luce degli equilibri internazionali attuali, conseguire un “altro mondo possibile” senza che la resistenza giochi un ruolo fondamentale. Perché laddove le forze imperialiste concentrano il loro arsenale culturale, politico e militare, là deve essere il centro della difesa dell’umanità.

Inoltre, i movimenti di resistenza assumono, nell’ambito dei propri mandati e dei risultati delle proprie azioni, un ruolo di espansione degli spazi comuni fra le diverse sensibilità politiche e ideologiche. A questo proposito, ed in un contesto di dinamiche di cambiamento sociale e politico, esiste una opportunità di conseguire l’integrazione di tutte le parti.

Questo seminario affronta il problema del sostegno al diritto alla resistenza ed i modi per assumere ruoli complementari alla resistenza, in aggiunta all’approfondimento delle problematiche politiche connesse. È diviso nei quattro assi seguenti.

Primo asse
La Resistenza come diritto umano di per sé stessa.
I neo-liberali ed i neo-conservatori dichiarano che la resistenza rappresenta il male ed il terrorismo, mentre invece si tratta di un diritto umano e di un valido valore morale e politico.
La resistenza non è una cesura o una interruzione del percorso storico, ma, al contrario, è una correzione di tale percorso deviato. La resistenza nasce dalla crudele violenza contro i diritti, cerca di arrestare questa violenza e di riportare il percorso deviato nel suo giusto alveo.
Questo asse discute il diritto alla resistenza come diritto umano di per sé.

Secondo asse
La resistenza all’occupazione americana e sionista non è un compito dei soli movimenti di resistenza.
I movimenti di resistenza si sono assunti da soli la responsabilità di opporsi agli invasori americani e sionisti; hanno portato fardelli e fatto sacrifici a cui le forze politiche democratiche europee ed internazionali avrebbero dovuto contribuire. Queste forze dovrebbero anche condividere la responsabilità di sostenere la resistenza e di affrontare le politiche e le strategie americane e sioniste.
Lo slogan che afferma che “un altro mondo è possibile” non può prevalere, né lo può l’opposizione, se il diritto alla resistenza è assente dal lavoro e dai testi degli oppositori; perché l’opposizione non può svilupparsi senza sostenere la resistenza e respingere l’accusa di terrorismo rivolta alla resistenza in tutti i paesi, soprattutto in Europa.
Questo asse discute la necessità di includere il diritto alla resistenza all’interno dello slogan dell’ ”altro mondo possibile” e l’impossibilità di realizzare tale mondo senza il ruolo della resistenza.

Terzo asse
L’integrazione con la resistenza è possibile.
In realtà, esiste una reale integrazione con la resistenza, benché invisibile. La verità è che la resistenza ha pagato da sola il prezzo della difesa dell’umanità intera, e non dei suoi soli popoli.
Il disaccordo con la resistenza, sulla questione della sua natura e delle vittime, può essere una scusa per le forze secolari e di sinistra all’interno dei movimenti di opposizione, ma queste questioni non dovrebbero influenzare in nessuna maniera pratica o teorica il riconoscimento ed il sostegno della resistenza nel suo ruolo di opposizione all’occupazione. L’universo è di gran lunga più grande della piccola bottiglia in cui certi movimenti di opposizione e protesta hanno collocato sé stessi e la resistenza; nell’universo c’è spazio a sufficienza per la diversità e la molteplicità, quando ci si limita a costituire un fronte unico contro il nemico.
Questo asse studia la possibilità di integrazione tra le diverse sensibilità politiche e la resistenza.

Quarto asse
Ricostruzione congiunta fondata sulle conquiste della resistenza.
In alcune delle forze di opposizione sociale e politica è radicata a livello inconscio una cultura politica di grandi rivoluzioni sociali e nazionali contro il colonialismo; perciò, queste forze misurano la resistenza in questi termini senza prendere in considerazione le differenze storiche e la realtà attuale.
La resistenza non è una rivoluzione, è il movimento di liberazione della terra e del popolo in assenza di grandi rivoluzioni nazionali. L’importanza della resistenza risiede nel fatto che è nata ed è in grado di sopravvivere nonostante questa assenza. La resistenza non può di per sé stessa ristrutturare il sistema politico, economico, sociale e culturale. Tuttavia, le sue conquiste hanno facilitato il lavoro di altri forze politiche, sociali e culturali.
Questo asse affronta lo sviluppo di attività congiunte politiche e sociali basate sulle conquiste della resistenza nel contesto dell’attuale equilibrio del potere.

 

Seminario sull’antimperialismo e la solidarietà fra i popoli

Il mondo sta attraversando oggi un punto di svolta nella storia dell’umanità. Nel nome della globalizzazione, il capitalismo sta perseguendo una crudele oppressione ed un grezzo sfruttamento di gran parte dei paesi e dei popoli del mondo. Stanno cominciando ad emergere nuove parole d’ordine come privatizzazione, liberismo, commercio libero, economia di mercato libera, allo scopo di assicurare la supremazia imperialistica sulle economie mondiali e di imporre un rigido controllo sul mercato globale. Ciò perché la globalizzazione è un mezzo colonialista volto al rafforzamento del dominio economico, al saccheggio delle risorse naturali e allo sfruttamento della forza lavoro.

A causa della contraddizione insita nel sistema capitalista, il mercato del capitale imperialista va incontro a crisi critiche. Se il grande sviluppo della tecnologia ha consentito un enorme aumento della produttività, il potere d’acquisto individuale è invece diminuito costantemente, ed i risparmi della gente sono persi per sempre. Invece di combattere ferocemente contro la globalizzazione e l’imperialismo, molte forze e partiti democratici e di sinistra hanno preso parte in qualche misura alle manovre imperialiste e hanno iniziato a giustificare alcuni dei loro principi.

Al giorno d’oggi, per poter sopravvivere, la supremazia imperialista sta portando a sempre maggiori contraddizioni tra i vari paesi ed anche all’interno dei paesi stessi, organizzando colpi di stato, manovrando le guerre locali o dando vita direttamente ad altre guerre, imponendo blocchi e sanzioni… L’aggressività imperialista volta al governo del mondo è incarnata dalla crudeltà degli attacchi militari in Jugoslavia, Afghanistan, Iraq e Libano, e si è manifestata anche nelle sanzioni economiche e nelle minacce di azioni militari contro Iran, Siria, Libia, Corea, Cuba, Sudan ed altri paesi dell’America Latina, con gli Stati Uniti sempre a capo di tutte queste azioni crudeli ed aggressive.

A causa dell’occupazione americana, l’Iraq ha sofferto la perdita di più di un milione di vittime e più di cinque milioni di rifugiati, mentre l’intero paese è stato devastato. Gli USA sono riusciti a stabilire una rete di basi militari in più di settanta paesi e a costruire centri di sicurezza congiunti in Asia centrale e meridionale, in aggiunta alle basi militari congiunte della NATO in gran parte dei paesi dell’Europa occidentale e orientale. Inoltre, l’influenza e la presenza militare americana in Colombia è la maggiore minaccia contro la pace e la stabilità nell’emisfero occidentale del globo.

I paesi che hanno rifiutato la presenza di basi straniere sul proprio suolo ed hanno cercato di affidarsi ad una politica di sviluppo indipendente, o hanno rifiutato di implementare le politiche del Fondo Monetario Internazionale e della finanza del capitale globale sono stati oggetto di svariate sanzioni politiche ed economiche di natura distruttiva. L’America Latina, l’Asia Occidentale e l’Africa sono divenute un campo di battaglia tra l’egemonia imperialista americana e le lotte popolari in questi paesi per la liberazione da tale egemonia.

Dopo gli attacchi dell’11 settembre, la classe dominante e le sue entità negli USA hanno lanciato la peggiore campagna di sempre contro il terrorismo del cosiddetto “movimento islamico”. E’ stata anche innescata un’ampia campagna di voci e calunnie per arruolare il più possibile la gente nella loro campagna di aggressione contro i paesi islamici tra l’Afghanistan ed il Medio Oriente e per promuovere sistemi che sostengano le loro politiche.

In Medio Oriente, gli USA e l’entità sionista sono uniti e solidali: i primi utilizzano la seconda per rafforzare la propria agenda imperialista e distruggere tutti i movimenti di liberazione. Hanno adottato la parola d’ordine della “lotta al terrorismo” per presentare i movimenti di resistenza palestinesi e libanesi come terroristi, in aggiunta al tentativo di schiacciare l’ ”Intifada” ed i movimenti di resistenza armata in Libano, movimenti che hanno combattuto con grande successo contro gli attacchi sionisti. Stanno anche cercando di minare la storica vittoria e la coraggiosa resistenza del popolo libanese durante la guerra del luglio 2006.

A causa della determinazione degli Iracheni e degli Afghani a resistere alla occupazione americana e a liberare la propria terra, e delle grosse perdite subite dall’occupazione a livello militare, politico ed economico, gli USA stanno cercando disperatamente di stabilire un sistema favorevole alla propria politica in entrambi i paesi. Per quanto riguarda i paesi latinoamericani, precedentemente considerati il giardino di casa degli USA, anch’essi hanno rifiutato la politica americana ed i loro popoli sono più determinati che mai ad opporsi alla supremazia americana. Lo stesso avviene in Africa ed in Asia.

Chiediamo una denuncia delle politiche imperialiste di fronte all’opinione pubblica di tutto il mondo ed una mobilitazione dei popoli del mondo che si opponga all’aggressione sistematica della sovranità nazionale dei loro paesi. Questa missione è estremamente importante e dovrebbe essere intrapresa da tutti i movimenti, i partiti, le organizzazioni, le forze ed i singoli individui progressisti e democratici riuniti in questo forum e da tutte le altre forze vive e resistenti in giro per il mondo.

Suggeriamo di dividere questo seminario in tre principali assi di discussione:

Primo asse
La crisi imperialista e capitalista.
– strutturale o temporanea?
– ci sono alternative?

Secondo asse
Meccanismi di coordinamento e di condivisione delle conoscenze tra i movimenti di resistenza del Medio Oriente, dell’America Meridionale e di tutto il mondo, in aggiunta ai mezzi di supporto di tali movimenti.

Terzo asse
Meccanismi rivolti allo sviluppo di un ampio fronte politico che affronti l’imperialismo e rinforzi la solidarietà fra i popoli, in aggiunta alle forme di coordinamento tra le forze che costituiscono tale fronte.

Se riusciamo a stabilire un’ampia alleanza contro l’imperialismo, a costruire una solida base ed un’altrettanto solido meccanismo di lavoro per assicurare la solidarietà fra i popoli, sradicare la dipendenza dall’egemonia politica, economica e di sicurezza, eliminare tutte le forme di settarismo e sostenere i movimenti di liberazione e resistenza, allora potremmo essere in grado di sferrare un colpo alle politiche dell’alleanza imperialista-sionista e creare una base finanziaria per salvare il mondo da questa piaga.