Cresce il coinvolgimento italiano nell’occupazione dell’Afghanistan
Aumenta del 30% il costo delle missioni militari italiane
Dal Consiglio dei ministri del 18 dicembre gli italiani hanno appreso due notizie: non tutti i bilanci dello Stato subiranno dei tagli nel 2009, non in tutti i settori aumenterà la disoccupazione. Il budget per le missioni militari all’estero salirà infatti nel 2009 di circa il 30%, raggiungendo così la cifra annua di 1 miliardo e 350 milioni di euro, mentre altri cinquecento soldati verranno spediti a combattere in Afghanistan.
Per giustificare quest’ultima scelta, frutto delle richieste americane (vedi anche la visita del generale Petraeus a Roma nelle settimane scorse), rafforzate dalla linea aggressiva di Obama verso Afghanistan e Pakistan, il Ministro della difesa, La Russa, è ricorso a trucchetti contabili che farebbero arrossire chiunque, ma che non scuoteranno nessuno nella morta gora dell’attuale opposizione parlamentare.
Il decreto legge approvato dal governo dispone infatti la presenza di 2.795 militari in Afghanistan, contro i 2.600 già autorizzati dal parlamento. Siccome attualmente i soldati effettivamente presenti sul terreno sarebbero attorno a 2.300, ecco l’imbroglio: si stabilisce d’ufficio che il numero di 2.500 non è una soglia bensì una media, consentendo così l’aumento di circa 500 soldati.
Si potrebbe pensare che un aumento così esiguo non cambi la sostanza dell’impegno italiano. Non è così, sia perché questo incremento si inserisce in un quadro generale che vedrà un pesantissimo aumento complessivo delle truppe di occupazione, sia per la contestuale modifica dei “caveat”, le cosiddette “regole d’ingaggio”.
Attualmente in Afghanistan sono presenti 67mila soldati delle forze d’occupazione: 51.000 inquadrati nella missione Isaf, 17.000 in Enduring freedom. Si prevede che nel 2009 il numero complessivo arrivi a superare le 100mila unità, grazie soprattutto all’invio di altri 20/30mila soldati americani. Ma gli Usa hanno già chiesto, e chiederanno ancor di più dopo l’insediamento di Obama, un maggior impegno agli alleati.
Ecco allora le nuove “regole d’ingaggio”, a proposito delle quali sappiamo solo quanto è stato dichiarato dagli esponenti del governo. Davanti alla Commissione Difesa ed Esteri del Senato, La Russa ha detto che “I militari italiani potranno fare più di quel che facevano in passato: i caveat sono stati modificati”.
La Repubblica dell’11 dicembre così traduce questa modifica ordinata da Petraeus e prontamente recepita dal governo Berlusconi: “Da gennaio i soldati in Afghanistan combatteranno davvero: non più solo sporadiche azioni difensive, ma anche offensive pianificate. E i nostri cacciabombardieri Tornado potranno anche effettuare bombardamenti”. Ed ancora: “Berlusconi ha spiegato che con il gen. Petraeus è stata decisa la rimozione dei caveat per consentire alle nostre truppe di fare di più”. Così, conclude la Repubblica: “i due Battle Group italiani potranno essere liberamente usati per attaccare i talebani”.
Ovviamente tutto ciò non stupisce, basta che quando qualche italiano tornerà ferito, mutilato od all’interno di una bara non si parli di eroi che distribuivano caramelle ai bambini…
Ma non del solo Afghanistan si è occupato il governo.
Per l’insieme delle “operazioni fuori area” il Ministero della difesa vorrebbe una disponibilità di 12mila uomini, ma per il 2009 si accontenta di confermare tutte le “missioni” in corso – le più importanti delle quali, oltre all’Afghanistan, vedono 2.460 soldati in Libano e 2.150 nel Kosovo – più due nuove foriere di possibili sviluppi in altre due aree calde della Guerra Infinita: la Somalia, dove si invieranno 114 soldati con il pretesto della lotta alla pirateria; il Darfur, dove se ne manderanno 25 con motivazioni “umanitarie”.
Dal “Nuovo modello di difesa” e dalla creazione dell’esercito professionale ne è stata fatta di strada.
L’Italia è sempre più coinvolta nelle guerre americane. E non è difficile prevedere che lo sarà ancor di più nel prossimo futuro. Non sarebbe il caso che il movimento contro la guerra battesse un colpo?
La Redazione
PS – Questo articolo era già stato scritto, quando è arrivata la notizia della visita di Fini ad Herat per gli auguri natalizi alle truppe italiane.
Senza dilungarsi in commenti vale la pena di riportare integralmente questa sua dichiarazione: “Non credo ci siano questioni. Rispetto ad un’epoca anche recente in cui era a rischio la sopravvivenza del Governo qualora si fosse posto in votazione un provvedimento di rifinanziamento delle missioni militari di pace nel mondo, in questa fase politica non credo ci sia questione alcuna. Il Parlamento rifinanzierà le missioni perché in questa legislatura davvero tutti, senza eccezione alcuna, sono concordi nel dire che non ci possiamo tirare indietro».
Insomma, avanti tutta. Tutti d’accordo, i parlamentari uniti voteranno come un sol uomo. Questa è l’Italia di fine 2008. Ben venga allora un nuovo anno, e che gli vadano di traverso spumante e panettone!