Il Manifesto del 4 gennaio, a pagina 4, riporta una notizia che la dice lunga sulla visione della guerra propria dei sionisti, così totalizzante da impregnare la vita quotidiana e da generare nervosismi e malintesi tra loro stessi, anche nel caso di chi non è neppure minimante implicato in attività di combattimento.
L’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane (UCEI) tramite il suo presidente Gattegna ha comunicato di aver messo a disposizione trecentomila euro in medicinali, di cui duecentomila destinati ai civili di Gaza e centomila a quelli residenti nelle città del sud di Israele colpite dai razzi di Hamas. Medicinali che il 5 gennaio, cioè oggi, dovrebbero esser consegnati al ministro Frattini.
Di rinforzo il presidente della Comunità Ebraica di Roma Riccardo Pacifici, in modo alquanto spudorato dato che fin dall’inizio ha approvato l’aggressione alla Striscia di Gaza, ha sottolineato “non intendiamo dare un giudizio politico dei torti o della ragioni dell’una o dell’altra parte”.
La notizia ha scatenato un putiferio intersionista, perché gli italo – israeliani non gradiscono affatto posizioni che suonano di equidistanza e, tanto meno, che i soldi delle Comunità siano spesi per i palestinesi. Tanto che tale Shimon Fargion, appunto un ebreo italiano emigrato a Gerusalemme, si è scagliato contro Pacifici il quale, a sua volta, ha mandato in giro un e mail in cui non solo ribadisce il suo pieno sostegno alla guerra contro Gaza, ma spiega anche il vero significato dell’iniziativa umanitaria. Iniziativa qualificata da Pacifici e da altri intervenuti nel dibattito come “concordata a priori con i massimi responsabili da parte israeliana”, insomma funzionale all’offensiva mediatica che ha preceduto e che accompagna l’aggressione. Roba buona per i media “così come è stato deciso con l’ambasciatore di Israele di avere in questa prima fase un low profile”. Tranquilli dunque, avete la parola di Pacifici, che insiste “Posso assicurarvi che la scelta tutta mediatica di far arrivare medicinali ai bambini palestinesi e israeliani era ed è solo utilizzata per quando da lunedì [appunto oggi 5 gennaio, n.d.r.] comincerà la nostra battaglia sui media a sostegno di Israele”. Non solo! Per il 10 è previsto un grande evento con 1500 persone, selezionate con l’ambasciatore di Israele “per spiegare le ragioni di Israele e il suo diritto a fare questa guerra”. Sempre Pacifici garantisce che la Comunità romana non ci ha rimesso il becco di un quattrino, perché i medicinali in questione sarebbero stati donati da un’organizzazione ebraica internazionale. Infine “comunque non arriverà un solo medicinale a Gaza che non sia autorizzato dal Governo di Israele”.
La comunità sionista italiana è quindi coinvolta nella guerra scatenata da Israele contro Gaza, guerra in cui l’orientamento assunto dai principali mezzi di informazione gioca un ruolo non secondario.
Considerazione finale: la guerra, ancorché mediatica e condotta in luoghi ben distanti dal terreno delle operazioni militari, stressa, come dimostra il fatto che il buon ufficiale Pacifici, in un messaggio personale, ha così brutalmente risposto al suo critico Fargion: “Caro testa di cazzo….dammi il tuo indirizzo così ti vengo a prendere a calci nel culo…io qui per Israele mi faccio un gran culo e vivo sotto scorta……STRONZO…..Sappi che ho fatto tutto insieme all’ambasciata di Israele….Che cazzo ne sai cosa stiamo facendo? STRONZOOOOOOOO”. [grassetti nostri, n.d.r.]