Da Infopal riprendiamo questa intervista a Vittorio Arrigoni, che nonostante tutto ha scelto di restare a Gaza. Vittorio, fra l’altro, qualifica i resistenti come “cuor di leoni” e proprio per questo, nonostante l’evidente sproporzione sul piano militare, siamo convinti che ce la faranno.

 

Stanno giocando a war – games contro Gaza

Infopal, domenica 11 gennaio. Abbiamo telefonato a Vittorio Arrigoni verso le 21,30, ora palestinese. Mentre parlavamo, gli apache israeliani bombardavano senza sosta Gaza City. Si sentiva il suono assordante provocato dai droni, gli aerei telecomandati.

“Sono settimane che va avanti così – spiega Vittorio -. Sono quasi sordo. Non si riesce a dormire. Di notte bombardano e nessuno è sicuro né in casa né da qualsiasi altra parte. Gli sfollati di Jabaliya sono arrivati a Gaza, ma anche qui bombardano. La gente non può fuggire da nessuna parte. E’ chiusa in gabbia. Braccata”.

 

Raccontaci cos’è successo questa notte…
“Ci trovavamo all’interno dell’ospedale al-Quds, di Gaza City ormai invasa dai soldati. Alle 3 e mezza sono arrivati i carrarmati e i militari e hanno circondato l’ospedale, sparando con intensità. Nessuno di noi poteva uscire con le ambulanze, ma neanche a piedi. In strada c’erano feriti da soccorrere, ma fino alle 7 non abbiamo potuto fare niente. Se fossimo usciti fuori ci avrebbero sparato addosso.
Al mattino, noi volontari ci siamo diretti verso un edificio dove ha sede una tv iraniana, e siamo riusciti a trovare ospitalità. Io non posso più tornare a casa, al porto, perché è sotto incessante bombardamento della marina israeliana”.

 

Oggi, una delegazione di Europarlamentari guidati da Luisa Morgantini ha fatto visita alla Striscia.
“Sì, sono entrati da Rafah ma sono scappati appena hanno sentito i bombardamenti. Ma cosa pensavano di vedere, Disneyland? La gente, i medici li stavano aspettando. Sono rimasti delusi dal loro precipitoso rientro in Egitto”.

 

Israele ha annunciato di voler spezzare la Striscia di Gaza in tre parti. Ci è riuscito?
“Di fatto, a Beit Hanoun e Khan Younes non ci possiamo più arrivare: sono bloccate dai carrarmati”.

 

Le notizie di questi giorni sugli attacchi a ambulanze e a operatori dell’UNRWA lasciano perplessi…
“Eh sì, le ambulanze sono un target. Vediamo dalla finestra feriti, stesi in strada, ma non possiamo soccorrerli… I servizi israeliani sostengono che nelle ambulanze si nascondano uomini di Hamas travestiti da medici… Si vede che hanno visto me mentre indossavo una giacchetta sospetta. Che ridicoli! Il cielo di Gaza è monitorato centimetro per centimetro, gli israeliani vedono tutto. L’altro giorno, abbiamo spintonato giù dalle scale dell’ospedale un combattente ferito. Abbiamo dovuto farlo: se lo avessimo lasciato entrare, l’ospedale, con tutto il suo carico di medici, volontari e malati, sarebbe stato bombardato”.

 

Nei nostri giornali e nei tg si parla tanto di attacchi di Hamas, di lancio di razzi, di combattimenti tra le milizie palestinesi e l’esercito israeliano – quasi fosse una vera guerra… Com’è la realtà?
“Ma cosa vuoi che faccia la resistenza? La sproporzione delle forze è enorme, impareggiabile. Qui hanno razzetti che sparano contro super-corazzati. Per distruggerne uno ci andrebbero diversi katiusha…Non è come in Libano, nel 2006: gli hezbollah potevano muoversi dove volevano. Qui sono tutti braccati. Sono dei ‘cuor di leone’ che cercano di fronteggiare, come possono, un carrarmato. Da una parte ci sono i petardi-missili artigianali, dall’altra le armi di distruzione di massa. Ieri, vedevamo elicotteri che spargevano fosforo bianco. Hanno anche fatto uso di uranio impoverito: i bambini che nasceranno saranno deformi…Un medico norvegese (Mads Gilbert, ndr), ha parlato di uso di DIME (Dense inert metal explosive, ndr), vietati dalle convenzioni internazionali (*)”.

 

Non ti viene il desiderio di ritornare a casa, di metterti in salvo?
“No. Abbiamo fatto questa scelta e siamo consapevoli del rischio. Sappiamo che siamo un target, tra di noi volontari ne parliamo tutti i giorni e sappiamo che forse non ci saremo tutti, alla fine. Vogliamo portare avanti questo impegno preso con i medici, anche se ora bersagliano pure le ambulanze e noi non siamo più un deterrente…, ma loro ci chiedono di restare, vogliono che filmiamo, che raccontiamo all’Occidente cosa accade qui, nell’inferno di Gaza”.

 

Com’è la situazione negli ospedali?
“Disastrosa. Sono affollatissimi, pieni di donne e bambini. Allo al-Quds ci sono 40 bambini con relative madri. Le condizioni igienico-sanitarie sono pessime, e manca il cibo. La gente non ha da mangiare! I bambini sono il bersaglio privilegiato della carneficina israeliana. E se pensiamo che il 50% della popolazione della Striscia è minorenne, dobbiamo riflettere sugli enormi danni psico-fisici che si porteranno dietro: ci sarà bisogno di supporto psicologico per i prossimi anni per migliaia e migliaia di bambini…”.

 

Israele, in questi giorni, ha annunciato una tregua di tre ore per permettere l’entrata di derrate alimentari, di aiuti…
“Propaganda pura. Durante la ‘tregua’, due giorni fa, hanno fatto fuori tre sorelline, poi hanno gambizzato un paramedico. Il giorno dopo, hanno ucciso uno dell’Unrwa. Di che tregua si tratta?”.
Ancora, mentre parliamo, si sente il suono dei droni-cecchini, telecomandati…Cosa fanno?
“Sparano in continuazione. Sai, l’immagine che mi sono fatta è di qualcuno che a Tel Aviv che gioca a war-games contro Gaza…”.

 

Vittorio Arrigoni e i suoi colleghi dell’ISM sono nel mirino di http://stoptheism.com/, un sito di criminali che invita a uccidere i volontari che prestano servizio a Gaza e di quelli che prendono parte ai viaggi del Free Gaza mov. Se fosse un sito islamico il media gli avrebbero dato prima pagina e i politici si sarebbero prodigati in condanne indignate, ma è un sito di estremisti israeliani, e il mondo tace.

(*) Israele sperimenta nuove armi non convenzionali a Gaza.

Angela Lano