Documento preparatorio del 2° incontro di Chianciano
Dal blog http://questavoltano.splinder.com/ riprendiamo la bozza del documento costitutivo dell’Associazione per la Rivoluzione Democratica, che verrà discussa nel secondo incontro di Chianciano che si terrà sabato 24 e domenica 25 gennaio 2008.

 

PER UNA RIVOLUZIONE DEMOCRATICA

LA CRISI SISTEMICA CHE STIAMO VIVENDO
 
La grave crisi economico-finanziaria che il capitalismo mondiale sta soffrendo si aggiunge a quelle ambientale, energetica, alimentare ed a quella del sistema politico monopolare incentrato sulla supremazia nordamericana. Per questo parliamo di crisi sistemica. Nel nostro paese gli effetti di questa crisi globale si aggiungono a quelli interni di sfascio morale, politico e istituzionale.

Questi molteplici aspetti della crisi sistemica non sono separabili fra loro e sono destinati ad avere ripercussioni geopolitiche gravissime col rimescolamento dei centri del potere economico, finanziario, produttivo e militare e la  acutizzazione su vasta scala dei conflitti sociali già in atto. Come la grande crisi economica del 1929, dopo un lungo periodo di stagnazione, fu superata definitivamente solo con la seconda guerra mondiale, anche l’attuale già annuncia l’intensificarsi di tragici conflitti militari regionali creando le premesse di una nuova ancor più tragica conflagrazione mondiale. In Italia, proprio a causa della preesistenza dei gravi fattori endogeni di cui sopra, la crisi sistemica potrebbe avere effetti ancor più devastanti che altrove. La rivolta in Grecia indica fino a che punto negli anelli deboli dell’Unione Europea si stiano accumulando esplosive contraddizioni sociali e politiche.

All’origine di questa crisi globale vi è il carattere antagonistico del sistema capitalistico, la sua congenita incapacità a distribuire equamente le risorse, a rispettare gli insindacabili diritti umani e dei popoli, ad instaurare una diversa relazione fra gli uomini di differenti culture ed a praticare il rispetto degli equilibri della natura, la nostra “madre terra” . L’odierna tecnoscienza, asservita alle logiche di una accumulazione finanziaria sempre più accentrata nelle mani di pochi, ha finito per dominare anziché servire la vita delle persone e dopo avere distrutto l’ambiente naturale, base della vita, sta ora attaccando, attraverso le biotecnologie affrancate da ogni principio di precauzione, la radice della stessa vita ridotta a merce, cioè a nuovo strumento di accumulazione.

A questa crisi sistemica le forze oggi dominanti stanno dando risposte parziali, tese a perpetuare il modello di dominio sotto altre sembianze ma in realtà capaci solo di ritardare i suoi devastanti effetti. Di nuovo è stato applicata la regola: “guadagni privati e perdite pubbliche” . Gli Stati sono perciò stati richiamati temporaneamente in servizio per il suo superamento. E mentre i colpevoli vengono graziati o addirittura premiati,  le vittime trovano di fronte a loro ancor più precarietà, più tasse, meno servizi sociali, un ambiente ancor meno vivibile. E’ invece necessario e urgente intervenire con coraggio sulle cause che l’hanno generata, tutte riconducibili al saccheggio delle risorse materiali e umane utilizzate non per soddisfare bisogni e diritti bensì per produrre denaro.

UNA OPPORTUNITA’ STORICA IMPERDIBILE PER
USCIRE DAGLI ATTUALI RECINTI IDEOLOGICI, ECONOMICI E POLITICI

La  gravità di ciò che sta accadendo sta facendo aumentare il numero di coloro che stanno aprendo gli occhi. E’ un’opportunità storica imperdibile, non per approntare qualche aggiustamento, quanto per un cambiamento radicale dei paradigmi del sistema. E’ questo cambiamento che chiamiamo Rivoluzione democratica. Le persone che non vogliono più essere subalterne e vittime di un meccanismo disumano devono riprendere nelle proprie mani il loro destino e quello delle loro comunità, impegnandosi concretamente per dare vita ad un progetto di trasformazione che mobiliti le coscienze, le volontà e le intelligenze e che eviti i tragici errori delle esperienze passate.

Uno dopo l’altro i sogni spezzati sono diventati incubi. I sogni dell’industrializzazione e dell’urbanizzazione, della crescita economica, dello sviluppo e del progresso. I sogni della American way of life e del capitalismo, del  socialismo reale o di quello “di mercato”.

Pensiamo che sia questo il momento di re-agire. Ciò è possibile in particolare partendo, come già sta avvenendo in vari luoghi, dalle crepe che si sono aperte nel sistema di dominio, moltiplicando le lotte per allargarle e, in un rinnovato spirito internazionalista, collegarsi alle lotte dei popoli che non si sono arresi all’ omologazione del “pensiero unico”.

Non è un compito né facile né breve, ma esso è possibile e necessario.

 

ALCUNE RISPOSTE RADICALI

Ad una crisi globale occorre rispondere con un progetto globale di fuoriuscita dal capitalismo, verso una società che metta al primo posto il bene comune (si chiami essa “società conviviale”, socialista o eco-socialista) capace di conciliare nel suo interno la diversità e la ricchezza delle culture promuovendo il loro vero dialogo finalizzato al “buon vivere” dell’ umanità tutta.

Il punto nodale per svincolarci dal sistema dominante è la critica radicale dei concetti di “sviluppo” e “crescita” così come ci sono stati propinati dal pensiero unico imperante. Se il binomio “sviluppo produttivo” ed “emancipazione delle persone” è stato compatibile fino a tempi recenti, purtroppo anche grazie alla rapina delle risorse dei popoli oppressi colonizzati, questa situazione è completamente cambiata nell’attuale fase storica della “globalizzazione” , in cui sviluppo ed emancipazione si sono separati e contrapposti. Oggi sviluppo significa in realtà attacco ai redditi ed ai diritti conquistati nella fase precedente.

Un’opposizione di mera salvaguardia delle residue conquiste sociali, ambientali e democratiche, risulterebbe di corto respiro e quindi destinata alla sterilità se non sarà in grado di rivendicare fin da subito un’alternativa di sistema fondato su alcuni nuovi paradigmi:

–  subordinare l’economia ai principi etici non negoziabili quali la libertà, l’uguaglianza e la fratellanza, facendo della più ampia democrazia partecipativa la stella polare di uno nuovo Stato ed il limite invalicabile della sua azione.

– superare la parcellizzazione attuale del sapere sempre più specialistico ma sempre meno capace di una visione olistica del reale pur nella sua complessità e ricondurre la tecnologia e la scienza ad un vero servizio dell’ uomo.

–  ricostituire un rapporto equilibrato dell’uomo con l’ambiente naturale in cui esso è nato e si è sviluppato storicamente e dal quale trae sostentamento la vita in tutte le sue forme

– riconoscere a ciascuna comunità umana il diritto a vivere secondo la propria cultura scegliendo autonomamente, nel rispetto reciproco, le vie da percorrere per la propria evoluzione materiale e spirituale. In particolare consentire il ritorno alla sovranità alimentare dei popoli valorizzando le esperienze e rispettando le aspirazioni alla terra dell’oltre miliardo di contadini che lottano per la propria (e nostra) sopravvivenza.

 – ricondurre la tecnologia e la scienza ad un vero servizio dell’uomo all’interno di un modello     produttivo meno alienante  ed energivoro 

ALCUNI RIFERIMENTI PER UN NUOVO PERCORSO

 

IL DIALOGO ED IL CONFLITTO COME VALORI E COME METODI PER L’ELABORAZIONE E L’AFFERMAZIONE DELLE VIE DA PERCORRERE  

Occorre guardare e comprendere la realtà attraverso le analisi e i contributi più diversi, capaci di seguire la rapida evoluzione in atto al fine di elaborare proposte adeguate, da verificare sul campo, al di fuori di vecchi ideologismi.

Il dialogo e la conoscenza dell’altro costituiscono il miglior antidoto al razzismo dilagante favorito dall’alto con l’obbiettivo di scaricare sui conflitti interetnici le angosce di una situazione sempre più chiusa alla speranza. Ma al dialogo con gli amici deve sposarsi l’impegno e la partecipazione per cambiare effettualmente il mondo, con la lotta contro un sistema che per sua natura produce ingiustizia e rischia di precipitare l’umanità in una nuova barbarie.

Mentre affermiamo chiaramente che occorre un nuovo soggetto politico generale, e per questo fondiamo la nostra Associazione, si dovranno promuovere e potenziare i luoghi “intermedi” di confronto politico e di socializzazione delle idee e delle esperienze: associazioni, gruppi culturali, comitati di quartiere etc., non al mero scopo di esercitare un’azione di stimolo e di controllo sulle istituzioni e sui partiti politici esistenti, ma  a quello di costituirsi come alternativa.

 

L’ IMPEGNO PER UN’ INFORMAZIONE LIBERA E INDIPENDENTE CHE CI LIBERI DALLA MENZOGNA ORGANIZZATA

I mezzi di comunicazione, ormai concentrati in pochissime mani, attraverso un uso controllato e spregiudicato, diffondono la menzogna che parte dai vertici del potere diramandosi  fin negli angoli più reconditi di tutta la vita sociale, Ciò rende sempre più difficile alle persone di percepire chiaramente ciò che in realtà sta avvenendo.

E’ perciò prioritario un impegno serio e qualificato per moltiplicare i luoghi e i mezzi per una contro-informazione plurale e indipendente.

 

LA RICERCA DI UN NUOVO RAPPORTO CON LA NATURA

Ci soffermiamo su questo punto che riteniamo centrale per la persistenza della vita umana sul pianeta, correlata com’è alla natura e ai suoi cicli vitali. Un rapporto equilibrato con essa e la salvaguardia della qualità dei suoi elementi vitali (acqua, aria, suolo) è condizione imprescindibile per il “buon vivere” sia fisico che spirituale. Questo equilibrio delicato, opera di lunghi cicli storici, non può essere alterato con leggerezza dalla logica del produttivismo di corto termine mirato al massimo profitto e sostenuto da scelte esclusivamente tecniche incapaci di valutare le conseguenze nel medio e lungo tempo. Questa logica, porta non solo all’acutizzazione dei conflitti tra Stati ma pure alla progressiva distruzione dei saperi necessari alla conservazione del variegato e delicato rapporto fra ambiente naturale e comunità locali.

Il fallimento dell’attuale paradigma produttivo sta nella fallacia delle sue premesse :
 – una illimitata capacità di produzione della ricchezza e che ha invece prodotto le peggiori
disuguaglianze e povertà
– una cieca rapina delle risorse ai danni della gran parte dei popoli, ovvero il saccheggio colonialista e neocolonialista sistematico, da parte delle potenze capitalistiche occidentali (che è diventato ormai il terreno di scontro e di guerra sempre più feroce per il controllo dei territori tra vecchie e nuove potenze, non più solo occidentali)
– una disponibilità inesauribile delle risorse naturali non rinnovabili
– una capacità inesauribile dell’ambiente di essere pattumiera dei suoi scarti (che si è “risolta” negli inni trionfali all’incenerimento, e quindi nell’aumento esponenziale di inquinanti nocivi e letali).
Le conseguenze sono :
– l’accelerata erosione della biodiversità
– la progressiva improduttività e crescente desertificazione dei suoli con conseguente aumento di impiego di fertilizzanti fortemente inquinanti
– il crescente inquinamento delle acque e dell’ aria con la conseguente diffusione di malattie tumorali e leucemiche
– infine la saturazione della capacità di smaltimento degli ingenti e pericolosi scarti dei processi industriali.

Questo impegno per una nuova alleanza con la “madre terra” è anche un modo per dire sì alla pace tra i popoli. Infatti, mano mano che le risorse hanno cominciato a scarseggiare, la loro appropriazione è divenuta causa di guerre sempre più incalzanti ed atroci, in cui la popolazione civile è venuta progressivamente pagando il prezzo più alto. Le guerre per l’acqua sono già una realtà destinata purtroppo a moltiplicarsi.

 

POTENZIARE LE LOTTE LOCALI IN DIFESA DEL TERRITORIO E DELLA QUALITA’ DELLA VITA INSERENDOLE IN UN PROGETTO DI CAMBIAMENTO PIU’ AMPIO

L’attuale logica dello sviluppo significa sempre più attacco ai territori e quindi alle comunità che su essi vivono, sia per l’estrazione sempre più frenetica delle risorse naturali sia per le grandi opere necessarie alla logica economica del sistema. Proprio dai territori sono partite significative lotte di resistenza, in Italia e nel mondo, all’attuale sistema ecocida e genocida. Delle prime sono esempi significativi le lotte in Val di Susa, a Scansano, a Vicenza, quelle della multiforme rete di comitati popolari per la difesa dell’acqua pubblica, contro gli inceneritori e così via.

Siamo consapevoli che talora queste lotte rischiano di soggiacere a logiche puramente localistiche, ma esse, collegandosi fra loro, possono acquistare forza dirompente del sistema giungendo ad elaborare una critica radicale e complessiva dei modi di produzione, distribuzione e consumo e divenire perciò lotte per l’alternativa al sistema. Questo impegno dal basso deve includere prioritariamente la difesa dei “beni comuni” sempre più espropriati all’uso comunitario.

 

LA LOTTA CONTRO OGNI IMPERIALISMO A PARTIRE DA QUELLO STATUNITENSE OGGI DOMINANTE E PER IL RECUPERO DELLA PIENA SOVRANITA’ NAZIONALE

Riteniamo essenziale la lotta all’imperialismo statunitense ed il sostegno alle resistenze dei popoli da esso aggrediti, unitamente al pieno recupero della nostra sovranità nazionale.

Il progetto USA di controllo globale delle risorse, inaspritosi dopo l’occasione propizia dell’11 settembre, rappresenta un gravissimo pericolo per l’umanità. Tale pericolo verrà ancora più accentuato dall’attuale crisi finanziaria. E’ infatti possibile che di fronte agli enormi problemi che essa crea, sarà sempre più forte la tentazione di usare lo strumento militare negli scontri sempre più duri che nasceranno. Un paese come l’Italia ha uno specifico interesse a che il Mediterraneo sia un mare di pace ed a stabilire pacifiche relazioni con il mondo arabo e musulmano.

In questo quadro è necessario riaffermare il principio della sovranità nazionale, premessa indispensabile per uscire dall’odierna subalternità alle esigenze statunitensi, ma anche – in prospettiva – per perseguire un progetto di sganciamento dagli imperativi delle oligarchie finanziarie e dai loro organismi sovranazionali.

Lotta dunque per la chiusura delle basi militari Usa e Nato, uscita dall’Europa antidemocratica delle elites dominanti (UE), impegno per l’alternativa di una Europa dei popoli, rottura con le politiche classiste degli organismi economici internazionali.

 

LA NOSTRA REALTA’ ITALIANA

Il degrado della società italiana ha ormai raggiunto il livello di guardia. Le fondamentali strutture del paese, dalla scuola al sistema sanitario pubblico e a tutti i servizi di utilità sociale, sembrano lentamente disgregarsi, mentre il livello dei consumi, parliamo anzitutto di quelli vitali, e della qualità della vita di fasce sempre più larghe della popolazione si abbassano in misura preoccupante. E’ evidente che l’attuale sistema politico, corresponsabile di tale situazione, é incapace di porvi rimedio.

Il ceto politico che gestisce questo regime – di destra, di centro o di sinistra – è ormai, in modo evidente, una Casta, il cui unico scopo è la ricerca di potere, denaro e privilegi spesso in forme chiaramente criminali. Chiunque oggi in Italia voglia perseguire seriamente l’interesse collettivo, deve porsi fuori e contro l’intera Casta politica. Infatti la sinistra italiana ha da tempo abdicato al ruolo di alternativa svolgendo, ormai in modo inequivocabile, la funzione di riassorbimento e controllo delle spinte popolari nel contesto di una chiara “divisione del lavoro” all’ interno del sistema.

Ma anche altre caste affiancano quella politica, stabilendo innaturali privilegi e disuguaglianze di reddito, quindi di condizioni di vita. Fra queste indichiamo i sindacati ed i vari ordini professionali che si sono appropriati del controllo di interi settori della vita sociale: l’informazione, la salute, la giustizia etc.

Ognuna di queste caste assicura, in cambio di uno status economico privilegiato, il proprio sostegno attivo al regime: i sindacalisti riducendosi a crocerossine curanti le ferite di un capitalismo sempre più feroce, i giornalisti garantendo la disinformazione quotidiana, gli intellettuali professionali sostenendo sempre – in ultima istanza – il pensiero unico delle oligarchie, i magistrati assecondando le spinte autoritarie di un sistema in crisi, i vari ordini professionali pronti a tutto pur di perpetuare i propri privilegi corporativi.

Naturalmente, anche in questi mondi esistono lodevoli eccezioni, ma esse non modificano la realtà di un sistema chiuso a difesa degli interessi di pochi contro quelli della stragrande maggioranza della popolazione, della quale si ottiene il passivo consenso con una pervasiva opera clientelare di corruzione. Nell’opporci a queste caste combattiamo sia il mito della governance mirata a proteggere gli interessi dominanti sia quello del bipolarismo come pretesa forma di democrazia compiuta, entrambi in realtà strumenti di un totalitarismo in versione soft.

Questa crisi offre l’opportunità per far vivere in forme storiche nuove gli ideali di emancipazione, giustizia, solidarietà, uguaglianza e libertà che  furono propri della elaborazione della Costituzione della Repubblica Italiana. Di fronte all’azione disgregatrice del capitalismo reale, che tende a distruggere ogni principio di solidarietà sociale, vogliamo riproporre i principi fondamentali espressi nella prima parte di essa, in particolare quelli fino ad oggi disattesi. Essi rappresentano a nostro avviso una fondamentale linea di resistenza contro il degrado sociale cui stiamo assistendo.

Per riaffermare questi principi e per contrastare la crisi in atto acquista valore unitario e trainante la proposta/richiesta del reddito minimo garantito (per tutti, lavoratori e precari dell’industria, dell’agricoltura, dei servizi, lavoratori “autonomi” dei medesimi settori trascinati nella crisi, disoccupati e pensionati, nella direzione dell’attuazione piena e democraticamente rivoluzionaria dell’art. 36 della Costituzione “Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa”) accompagnata dalla richiesta di welfare sociale garantito in servizi pubblici gratuiti e diffusi. Altra richiesta qualificante è quella di consistenti assunzioni nei servizi pubblici come segno chiaro e preciso di una direzione alternativa di uscita dalla situazione attuale e di introduzione di elementi di nuova economia (scissione netta tra remunerazione monetaria, utilità sociale, e produttività) e di nuova politica (reperimento delle risorse attraverso un drastico ridimensionamento delle differenze salariali e stipendiali nel pubblico e nel privato, costruito anche con politiche fiscali adeguate). Tutti questi punti si collegano alla richiesta integrale del diritto di lavoro per tutti come indicato dalla Costituzione, e alla prospettiva generale della socializzazione dei mezzi, dei modi e dei rapporti di produzione.

Siamo quindi per un’opposizione che sappia tutelare i diritti sociali degli oppressi e di quanti stanno precipitando al di sotto della soglia dell’esclusione sociale, che valorizzi le lotte delle comunità locali e dei lavoratori che tendono ad autodifendersi davanti ai nuovi assalti che il sistema porta ai loro territori e alla loro qualità primaria di vita. E che sappia anche difendere lo stesso ordinamento costituzionale democratico, in particolare la sua assoluta laicità.

E’ necessario cominciare ad agire da subito, allargare il confronto, elaborare proposte politiche e di lotta, iniziare il lavoro ricostruttivo di un nuovo pensiero rivoluzionario democratico: queste le necessità con le quali dovremo confrontarci. Le stesse necessità che incontreranno tutte le forze, tutte le persone di buona volontà, che sceglieranno la via della lotta e dell’alternativa con le quali costruire un più ampio percorso unitario.

Per vitalizzare una nuova politica fondata sulla partecipazione dal basso e su nuovi strumenti di controllo democratico della gestione dello Stato è necessario realizzare un rapporto effettivamente democratico tra rappresentanti e rappresentati, cittadini ed eletti, includente fra l’altro:

–  la eleggibilità di tutte le cariche pubbliche importanti e la loro rotazione

–   il principio della revoca dalle medesime in tutti i casi in cui sia democraticamente accertata la prevalenza di interessi privati sugli interessi comuni,

–  il principio della retribuzione delle medesime cariche intese non come privilegio ma come servizio reso alla comunità, correlandole quindi ai livelli medi collettivi di retribuzione e di reddito.

 

CHI SIAMO                                                  
 
Siamo persone provenienti da strade anche assai diverse che hanno deciso di riunirsi in nome di una riconosciuta necessità politica urgente e di alcuni principi che poniamo a fondamento della nostra azione politica. Vogliamo rendere possibile un’alternativa all’attuale modello dominante  promuovendo un’ autentica democrazia partecipativa e popolare.
 
L’Associazione per la Rivoluzione Democratica che stiamo fondando, destinata ad evolvere secondo le modalità che le circostanze renderanno opportune e i contributi che altri porteranno alla sua attuale natura, è aperta a tutti coloro che si riconoscono in questo documento.

Ci prefiggiamo di superare, al nostro interno e con gli altri, l’autoreferenzialità, fonte di conflittualità permanente ed esiziale per il raggiungimento degli obiettivi espressi. Siamo coscienti che oggi sono necessarie idee forti, espresse con chiarezza ma anche con modestia, restando aperti al confronto e alla collaborazione con chiunque, in forme anche diverse, si muove nella nostra stessa direzione.

Sappiamo di essere minoranza e di essere lontani dalla massa critica necessaria per sviluppare l’iniziativa di cui pure ci sarebbe bisogno: ma qualcuno deve pur cominciare. Consci della gravità e delle urgenze del momento, abbiamo però deciso di iniziare questo cammino, ben consapevoli delle difficoltà, ma pienamente convinti della possibilità di farcela. Del resto, se non ora, quando?