A cosa serve la manifestazione di Assisi
A volte le bandiere dicono tutto. Sarà così sabato prossimo, quando il centro di Roma verrà invaso dalle bandiere palestinesi e dai simboli della Resistenza al sionismo. In quelle stesse ore, ad Assisi, sfileranno invece quelli del “né né”, gli equilibristi e il saltimbanchi dell’opportunismo cerchiobottista. La loro bandiera sarà quella, sempre più stinta, dell’arcobaleno che pretenderebbe di essere pacifista.
Ma quale pacifismo è quello di chi programmaticamente dichiara di non voler scegliere tra oppresso ed oppressore, tra vittima e carnefice, tra occupante ed occupato?
Silenti mentre tutto il mondo si mobilitava, questi finti pacifisti si sono inventati il loro corteo proprio il giorno in cui, a Roma, confluirà la volontà di lotta e la solidarietà con Gaza che si è già espressa in cento manifestazioni in altrettante città d’Italia. Può essere un caso? A noi pare che sia il solito lavoretto sporco per cercare di depotenziare, almeno mediaticamente, la riuscita della manifestazione di Roma, che sarà antimperialista e di pieno sostegno alla Resistenza palestinese.
Questo lavoretto sporco non è una novità. Avvenne la stessa cosa anche nell’autunno del 2006. Ma questa volta la responsabilità che si sono presi i promotori (Tavola della Pace, Cgil, Arci, Acli, ecc.) è ben più grave.
Qui siamo di fronte ad un genocidio in atto: è possibile restare neutrali ed equidistanti? E’ possibile continuare a dire “due popoli, due stati”, quando l’eventuale “stato palestinese” altro non sarebbe che un insieme di piccoli bantustan gestiti in regime di apartheid dall’oppressore sionista? E’ possibile non vedere tutto ciò?
No, non è possibile, ma loro si sentono superiori, “fuori dalla logica degli schieramenti”. E per mascherare il loro vero ruolo, e per nascondersi un po’, si avvolgeranno nelle bandiere arcobaleno: vergogna!
Sicuramente i mezzi di informazione lavoreranno per loro, ma siamo certi che questa volta non gli basterà. Oggi, l’evidenza dei fatti rende le ragioni della Resistenza ben più forti di ieri. Vedremo ad esempio come si comporterà Rifondazione Comunista. Opportunisticamente, la direzione di questo partito ha deciso di aderire ad entrambe le manifestazioni. Vedremo come si comporteranno gli iscritti, ma anche questa doppiezza dimostra come sia ormai indifendibile la vecchia trincea bertinottiana del “no alla guerra, no al terrorismo”, questo scudo multiuso approntato per negare lo stesso diritto alla resistenza.
In ogni caso, siamo certi che questa volta la bandiera della lotta del popolo palestinese batterà nettamente l’arcobaleno inquinato dall’opportunismo. E crediamo che il pacifismo conseguente sarà a Roma, non ad Assisi.
I cerchiobottisti arcobalenici amano ripeterci alcune inossidabili amenità. Tra queste il carattere democratico dello stato israeliano, contrapposto a quello “integralista” se non del popolo palestinese quantomeno di Hamas.
Ora, si da il caso che proprio ieri le autorità elettorali israeliane abbiamo escluso dalle prossime elezioni politiche due coalizioni di partiti della minoranza araba (circa il 22% della popolazione) in quanto accusate di “istigazione e sostegno al terrorismo”, riconfermando in questo modo il carattere integralmente razzista dello stato israeliano.
Hanno qualcosa da dire almeno su questo punto i marciatori di Assisi?
Non ci contiamo. Quel che è certo però è che il loro imbroglio è sempre più evidente.
Stare con la Resistenza è stare con la verità e la giustizia. Fare gli equidistanti quando è in corso un massacro di queste proporzioni significa, di fatto, stare con la menzogna e l’oppressione.
Sappiamo che per questi signori schierarsi è scomodo assai, ma non è proprio tempo di “terze vie”.
La Redazione