L’aggressione contro la Striscia di Gaza è giunta alla terza settimana, i combattimenti si intensificano. Israele non si fa scrupolo a bombardare persino la sede dell’UNRWA, l’Agenzia delle Nazioni Unite istituita nel ’49 per assistere quei profughi che proprio la colonizzazione sionista della Palestina ha prodotto; non si fa scrupolo, stando a diverse fonti e non tutte filopalestinesi, di usare le armi al fosforo bianco che pure sono interdette nelle zone abitate (ricordiamo che la Striscia ha una superficie di neppure 400 Kmq ed è il luogo più densamente popolato del mondo). Però – memore di quanto avvenne a Beirut all’inizio degli anni ’80 – sta bene attento a non spingere i suoi soldati troppo all’interno delle città. Il “corpo a corpo” fa paura anche a Tsahal, che pure è ben attrezzato e addestrato.
Nonostante l’immensa inferiorità sotto il profilo degli armamenti Gaza, guidata da Hamas, resiste.
Sotto il profilo politico, da tre giorni a questa parte le voci sulla possibilità di una tregua mediata dall’Egitto – complice del lungo assedio alla Striscia – si sono fatte più insistenti. Stiamo assistendo a un gran “va e vieni” di diplomatici, ministri, consiglieri politici e militari, spioni.
Israele vorrebbe una tregua a suo esclusivo uso e consumo: nessuna scadenza per l’evacuazione delle truppe dalla Striscia; nessun impegno sull’apertura dei valichi, cioè sulla fine dell’assedio; un pesante monitoraggio della frontiera con il Sinai egiziano finalizzato al disarmo della Resistenza. Cioè una tregua che avalli l’occupazione della Striscia, sia pure attuata con modalità diverse rispetto alla precedente occupazione, oppure il suo completo accerchiamento e isolamento.
I dirigenti politici di Hamas non possono svendere i diritti e le aspirazioni dei palestinesi e quindi, giustamente, non possono accettare una tregua che equivalga ad una resa. Pretendono, giustamente, un ritiro a breve scadenza ( cinque – sette giorni) delle truppe di invasione e la fine dell’assedio, ossia l’apertura incondizionata dei valichi della Striscia.
Gaza resisterà finché non otterrà queste imprescindibili condizioni; il minimo che possiamo fare è manifestare la nostra solidarietà a questa Resistenza partecipando in modo massiccio alla manifestazione nazionale prevista per domani a Roma.
La Redazione