Rapporto sul Forum internazionale delle Resistenze e degli Antimperialisti 

Si è svolto come previsto a Beirut, dal 16 al 18 gennaio, il «Forum delle Resistenze e degli Antimperialisti per la solidarietà tra i popoli e le alternative».
Un passo avanti notevole rispetto al primo, svoltosi un anno prima. Un successo reso possibile anzitutto grazie al poderoso sforzo del «Centro Consultivo di studi e documentazione» diretto da Ali Fayyad e del libanese «Raggruppamento Nazionale di appoggio alla Resistenza» diretto da Yehia Ghaddar.

 

Più di quattrocento le adesioni di movimenti, partiti e associazioni di ogni parte del mondo. 150 circa le delegazioni accreditate. Un migliaio i partecipanti i quali, dopo la cerimonia d’apertura, hanno dato vita a numerose commissioni di lavoro: quella per l’appoggio e la solidarietà internazionale alle Resistenze, quella sulle sinergie e le differenze ideologiche tra le diverse Resistenze, quella sull’impatto dell’attuale crisi del capitalismo mondiale, quella sulle alternative alla dittatura del mercato, a quella sul rapporto tra l’antimperialismo e l’altermondialismo.

 

L’aggressione sionista a Gaza ha reso inevitabile un cambiamento del palinsesto, così che la questione palestinese ha occupato la ribalta. Il Forum ha espresso un’unanime e incondizionato sostegno ai combattenti della Striscia, ma anche  il consenso alla creazione di uno stato democratico e unitario su tutta la Palestina, e quindi al superamento dell’entità sionista.

 

Ci ha pensato Naim Qassem, il numero due di Hezbollah, a delineare l’orizzonte del Forum. Parlando alla cerimonia d’apertura egli ha affermato che se una volta c’erano due campi, quello imperialista e quello socialista, oggi sempre due sono, quello imperialista e quello delle Resistenze, sottolineando che questo antagonismo irriducibile si concluderà o con la sconfitta del primo o con quella del secondo. E’ dentro questo orizzonte che si può comprendere il senso più profondo del Forum: contribuire all’unità di tutte le forze che lottano contro l’imperialismo, a dispetto delle diverse concezioni politiche o religiose. Nessuno dei partecipanti al Forum pensa che si possa con un colpo di spugna cancellare queste differenze, ma tutti convengono che in questo momento storico pieno di incognite la principale minaccia venga proprio dalla spinta imperialistica e guerrafondaia degli Stati Uniti e di Israele, e che respingere questa minaccia sia oggi e per un lungo periodo ancora il compito principale di tutti quelli che vogliono un mondo diverso.

 

Se i mezzi di informazione europei hanno mantenuto il silenzio sul Forum di Beirut, la sua importanza non è sfuggita a quelli sionisti e nordamericani. Il Los Angeles Times del 20 gennaio segnala infatti con grande importanza questo evento, sottolineando che grazie ad Hezbollah “si è costituito un temibile raggruppamento internazionale di islamisti, forze di sinistra e nazionalisti arabi”.

 

In effetti ciò che solo qualche anno fa sembrava impossibile inizia adesso a muovere i primi passi: un fronte che raggruppi le Resistenze arabe, africane e latinoamericane, gli antimperialisti di ogni continente, europei in testa, come pure quei paesi, come il Venezuela o l’Iran, che oggi resistono in ogni modo alla pretesa degli Stati uniti di trasformare ogni paese in nazioni vassalle. Enormi sono le difficoltà per stabilire un coordinamento stabile, tuttavia non c’è dubbio che sullo sfondo la prospettiva è quella del Fronte internazionale antimperialista. Chi conosce il Campo sa che proprio questa è da sempre la nostra stella polare.

 

Il Forum si è concluso con l’approvazione per acclamazione di una Dichiarazione finale (la pubblicheremo nei prossimi giorni) la quale, sulla base di una succinta ma stringente analisi della situazione internazionale, indica alcune campagne prioritarie che dovranno essere portate avanti, invitando tutte le delegazioni e le forze presenti non solo ad agire affinché queste campagne abbiano successo, ma anche a dar vita, ove possibile, al loro coordinamento, quanto meno ai livelli regionali e continentali.

 

I nostri lettori saranno infine interessati a sapere quali fossero le delegazioni italiane presenti. Oltre a noi del Campo, c’erano una quindicina di delegati, per lo più facenti capo ad associazioni a vario titolo impegnate nella solidarietà ai popoli oppressi e alla Resistenze, quella palestinese anzitutto. Era annunciata la presenza di Luisa Morgantini, di Alesandra Mecozzi della FIOM, di Fabio Amato del PRC. In realtà, senza degnarsi di darne spiegazione, non si sono fatti vivi. Non c’è bisogno di lambiccarsi il cervello per intuire le ragioni di questa assenza. Sarebbe stato per loro troppo imbarazzante doversi difendere, una volta tornati a casa, dall’accusa di andare a braccetto con le Resistenze mediorientali, che il grosso dei media nonché i due schieramenti sistemici (PDL e PD) considerano semplicemente e vergognosamente come terroristi.

 

La delegazione del Campo Antimperialista al Forum