Il 23 gennaio avevo scritto a proposito dello strombazzamento come prima notizia, nei nostri provinciali ed asserviti media, della chiusura del lager di Guantanamo e del ritorno degli Stati Uniti allo stato di diritto, rilevando che tutta la faccenda aveva un carattere più simbolico che effettivo.

Le ultime notizie che giungono da oltre oceano, confinate nelle pagine interne di alcuni quotidiani e  assenti dai teleschermi e dalle testate on line, confermano che l’operazione è solo uno specchietto per le allodole. Il tanto osannato Obama ha infatti esplicitamente autorizzato il proseguimento dell’odiosa pratica delle “extraordinary rendition”, cioè il rapimento da parte della CIA di “terroristi” in qualunque luogo sulla faccia della terra e il loro successivo trasferimento in Paesi c.d. amici, cioè completamente servi.

 

La vicenda ha un aspetto paradossale: infatti John Brennan, il primo candidato di Obama alla guida della CIA, fu silurato e sostituito con Leon Panetta proprio per aver sostenuto i rapimenti in questione. Ora invece la nuova amministrazione, in modo gattopardesco, ritiene di non poter fare a meno di un simile vergognoso strumento che, nel rispetto di alcuni parametri, sarebbe accettabile.

 

Ovviamente un gran numero di consulenti legali è al lavoro per individuare appunto questi parametri e Human Right Watch (avete letto bene, proprio HRW, l’associazione di difesa dei diritti umani più conosciuta al mondo) collabora fattivamente suggerendo: a) di ottenere garanzie che i prigionieri non siano torturati nel Paese designato; b) di garantire una normale detenzione e un regolare processo. Afferma Tom Malinowski, altro gattopardo membro della suddetta associazione, che a queste condizioni, in determinate circostanze, questi sequestri di persona sono legittimi, contraddicendo quanto affermato da HRW durante l’amministrazione Bush.

 

Le “determinate circostanze” altro non sono che la “guerra al terrorismo”, cioè la guerra contro le Resistenze alle pretese colonialiste dell’Occidente a guida USA. Ma se di guerra si tratta, cazzo, allora che si applichi il diritto bellico e si riconosca ai prigionieri lo status di prigionieri di guerra con tutto quello che ne consegue.
Già, che stupida! Non è mica guerra, si tratta solo di esportare la democrazia per scongiurare lo scontro di civiltà, per cui ben venga anche un po’ di inciviltà se serve allo scopo. L’ha capito HRW, prima o poi lo capirò anche io.
Quanto alle condizioni o parametri, è come dire che il sequestro di persona diviene legittimo qualora l’ostaggio sia tenuto bene.

 

Passando ai ferventi crociati italioti, è davvero notevole tutta la cagnara generata dalla preghiera davanti al Duomo di Milano, lo scorso 3 gennaio, con cui le Comunità islamiche hanno voluto concludere la manifestazione a sostegno della Striscia di Gaza brutalmente aggredita. Il signor ministro dell’Interno ha addirittura emanato direttive a prefetti e sindaci per impedire le manifestazioni su percorsi caratterizzati da siti “particolarmente sensibili”, quali monumenti e luoghi di culto. Il che equivale consentire manifestazioni rigorosamente fuori dai centri storici e, magari, solo nelle estreme periferie o in aperta campagna, vista la genericità e quindi la dilatabilità dell’espressione “particolarmente sensibili”. E poi siti “particolarmente sensibili” a che cosa? A una preghiera? Ma per favore! E allora come la mettiamo tutto il fiorente merchandising  turistico – religioso con annessi mercati addossati proprio ai muri dei luoghi di culto?

 

L’intenzione è quella di circoscrivere a tal punto il diritto di manifestare (peraltro costituzionalmente garantito) da vanificarlo: “manifestare” significa anzitutto render noto qualcosa a qualcuno e consentire l’esercizio del diritto in luoghi isolati se non sperduti significa negare il diritto. E questo il signor Ministro lo sa bene, perché il suo problema è quello di tappare la bocca una buona volta ai tantissimi che hanno solidarizzato con Gaza prima assediata e poi aggredita e che sono intenzionati a solidarizzare, manifestamente appunto, con altre Resistenze.