Riceviamo da Ugo Giannangeli, uno degli animatori insieme a noi del Comitato Gaza vivrà, e volentieri pubblichiamo, un sintetico resoconto del Forum internazionale di Beirut (16 – 18 gennaio 2009) che dipinge molto bene il contesto in cui si sono svolti i lavori.

Molti compagni, saputo che sono stato a Beirut per il Forum internazionale, mi hanno sollecitato un breve resoconto.
Eseguo.

 

 

 

I lavori si sono svolti dal 16 al 18 gennaio 2009 nel palazzo delle Conferenze dell’Unesco in un clima di grande “ufficialità”.
Dalla dichiarazione finale – che allego* – si apprende che erano presenti 450 rappresentanze internazionali provenienti da cinque continenti per complessivi 66 Paesi.
Complessivamente un migliaio di partecipanti alla cerimonia di apertura; il numero si è poi ridotto (ma non di molto) per quanto riguarda l’effettiva partecipazione ai lavori.
La conferenza è stata, ovviamente, condizionata da quanto accadeva contemporaneamente a breve distanza a Gaza (il palinsesto è stato, giustamente, modificato e grande spazio ha avuto l’aggressione sionista ai palestinesi di Gaza).

 

Molteplici i temi trattati, divisi in vari “workshops” e varie tavole rotonde (anche paralleli, per cui si doveva scegliere):

– supporto alle Resistenze e alle lotte di liberazione;
– antimperialismo e solidarietà tra i popoli;
– politiche alternative;
– solidarietà tra governi e comunità locali;
– difesa legale e diritti civili;
– tavola rotonda dei parlamentari;
– tavola rotonda dei “media”.

 

Io e i compagni che erano con me, dovendo scegliere, abbiamo scartato il seminario giuridico e quello dei parlamentari (senza grande rammarico), privilegiando quello che appariva di maggiore interesse politico e cioè il seminario sul sostegno alle Resistenze e alle lotte di liberazione.
Molto noti e autorevoli alcuni partecipanti a questo seminario, chiamati a presiedere le commissioni (Ramsey Clark, Walden Bello, ….).

 

Alla cerimonia di apertura aveva parlato Naim Qassem (alto esponente di Hezbollah); molti gli interventi di rappresentanti di Hamas (spesso donne).
Le forze di resistenza palestinese erano presenti tutte: significativamente assenti rappresentanti di ANP e Fatah.
Un compagno del Fronte Popolare, in un incontro privato, ci ha illustrato a lungo i rapporti tra il Fronte, Hamas e Hezbollah così sintetizzabili: totale unità nella Resistenza; divisione sulle questioni sociali; scelta del Fronte di “glissare” sui motivi di divisione (anche nelle elezioni del 2006) per privilegiare gli aspetti unitari (insomma, come nella sinistra italiana!).
Non a caso il “Los Angeles Times” (uno dei pochi giornali che ha riferito del Forum) il 20.1.2009 ha scritto: “si è costituito un temibile raggruppamento internazionale di islamisti, forze di sinistra e nazionalisti arabi”.
Speriamo che sia così e che i timori siano fondati.

 

Vi do due immagini: un vecchietto boliviano conclude il suo intervento con il pugno chiuso e poi la mano sul cuore; nella “hall”, a pochi metri di distanza tra loro, vi era il banchetto iraniano tutto dedicato a Gaza (foto agghiaccianti, lumini a mo’ di tomba) gestito da donne in “chador” e quello venezuelano, simpaticamente “casinaro” e colorato (Chavez ovunque …..).

 

Difficile riassumere gli interventi che hanno toccato un po’ tutto: emigrazione, colonialismo, ruolo delle Resistenze, Obama, scomparsa dei partiti comunisti, il boicottaggio contro Israele, il ruolo dell’informazione.
Un giornalista di “Le Monde diplomatique”, parlando delle manifestazioni per Gaza in Francia e in Europa, ne denuncia alcuni limiti; parla dell’islamofobia e di quanto fosse più facile la solidarietà col Vietnam o con l’America del Sud.
Una marocchina proveniente dalla West Bank ricorda il ruolo delle donne nella resistenza palestinese ed afferma che Abu Mazen non rappresenta il popolo palestinese.
Un venezuelano ricorda che Simon Bolivar considerava le nazioni fattore di coesione ed assimila la morte di Bolivar a quella di Arafat (per entrambi fondato sospetto di avvelenamento).
Claudio Moffa interviene sul tema a lui caro: il sionismo e denuncia l’infiltrazione sionista nell’ONU e nei media.
Una donna belga denuncia i rischi che si corrono in Europa nel sostenere Hamas e Hezbollah e ricorda l’avversione verso gli islamici (il principale giornale belga dopo le manifestazioni per Gaza ad alta componente islamica: “Potere ai barbuti? No, grazie”).
Un “indigeno” venezuelano ricorda che Chavez ha riconosciuto parità di diritti agli indigeni e ha favorito la coesione nel Paese a forte diversità etnica e culturale; parla anche di armonia con la terra, con l’acqua, con l’energia.
Luis Britto parla della crisi economica mondiale, della concentrazione del capitale in un numero sempre minore di mani; dice che da un lato la crisi crea prospettive pre-rivoluzionarie, dall’altro favorisce la guerra come soluzione di uscita; conclude ottimisticamente dicendo che ci sono le condizioni per una offensiva rivoluzionaria.
Un professore di filosofia alla Sorbona parla dell’attualità di Marx: i suoi scritti non sono da considerare Bibbia ma gran parte del pensiero marxista è valido e attuale.
Petro Costantinos, greco, parla di un solo Stato come unica soluzione possibile; parla di boicottaggio, disinvestimenti e sanzioni verso Israele; occorre mandare gli ambasciatori a Gaza e richiamare tutti gli ambasciatori da Israele.
Un filippino (partito maoista) vede nell’anticapitalismo e nell’antimperialismo un forte elemento di coesione e auspica la prosecuzione della collaborazione.

Posso fornire questi brevi spunti giusto per dare un’idea.

I compagni del Campo Antimperialista, riferendo sul Forum, evidenziano che “sta muovendo i primi passi un Fronte che raggruppa le resistenze arabe, africane e latinoamericane, gli antimperialisti di ogni Continente e quei Paesi, come Venezuela e Iran che resistono alla pretesa degli Stati Uniti di trasformare ogni Paese in nazioni vassalle”.

Due sontuose cene offerte dagli organizzatori (neppure la birra analcolica era consentita!) hanno alleviato la fatica, anche se Gaza era troppo vicina per potersi rilassare realmente.

 

Che dire degli italiani? Come al solito alcuni si sono distinti per i loro pregiudizi e la loro miopia (cecità?) politica.
Cercando il mio pass, ho trovato quello di Luisa Morgantini predisposto da tempo: Alessandra Mecozzi figurava nel programma dei lavori, anch’esso stampato da tempo; così pure Fabio Amato di Rifondazione.
Non si è visto nessuno di loro.
Indiscrezione di area rifondarola vuole che Amato abbia detto “Non partecipo a un convegno di terroristi”.
Spero che smentisca, altrimenti anche lui iscrive la Resistenza nonchè un partito di governo nelle “black lists”.

Che tristezza! Continuiamo con i nostri ridicoli steccati! Faremo il gioco del nemico, già così forte di suo.
Ma chi ragiona così è solo stupido o anche complice (non solo oggettivamente)?

 

Ugo
Gennaio 2009

* Già pubblicata qui.