Dagli amici di Sumud riceviamo e volentieri pubblichiamo l’invito a partecipare ad una concreta iniziativa di solidarietà con i Palestinesi che anche dai campi del Libano resistono.
IL NOSTRO SPIRITO
Pare che sul ricco e grasso Occidente si stia abbattendo una catastrofe economica destinata a cambiare il nostro modo di vita. Era ora! Poiché di questa “pacchia”, almeno noi, non ne potevamo più.
Non la religione ma i soldi sono il più potente oppio dei popoli. Occorreva che il meccanismo infernale della prosperità materiale si inceppasse affinché la gente capisse in quale allucinante Matrix era imprigionata. Tuttavia non c’è da essere ottimisti.
Il timore di precipitare giù alimenta i sentimenti più maligni che allignano nell’essere umano. Pur di non scivolare nei gradini più bassi della scala sociale i “cittadini”, ormai trasformati in sudditi-consumatori, si aggrapperanno a qualsiasi cosa. Saranno i più deboli a soccombere, a fare le spese del caos, ovvero della guerra di tutti contro tutti. Lo Stato di polizia non è solo la macchina diabolica che si erge fuori e contro le persone, ma si insinua dentro ogni cittadino-suddito, che infatti si barrica nella sua desolante solitudine, e invoca sicurezza! sicurezza!
In questa supplica torbida e razzista si annunciano tempi foschi, la fine dei miti di libertà e tolleranza su cui l’Occidente ha preteso fondare la sua superiorità. La Resistenza non spetta più quindi soltanto ai popoli depredati, aggrediti e dilaniati dalle guerre missionarie dell’imperialismo. La cancrena parte sempre dalla periferia per giungere ai centri nevralgici. Ora che il primo mondo va in pezzi, dobbiamo imparare la lezione di chi da sempre è stato condannato a resistere con ogni mezzo alla miseria tenendo viva la fiaccola della propria dignità.
Non è per fuggire dall’Occidente quindi che abbiamo fondato Sumud, ma per meglio lottare per un futuro di fratellanza e solidarietà. Non vogliamo più dissetarci con l’acqua salata, metterci in pace la coscienza partecipando alle solite liturgie. Di contro alla politica triste delle parole vogliamo sperimentare quella dei fatti positivi e degli esempi contagiosi. Prima di tutto vogliamo cambiare noi stessi, ché non si può cambiare il mondo se non si cambiando anche gli uomini che lo abitano.
Non andiamo quindi nei campi profughi palestinesi, non accogliamo il grido d’aiuto di Gaza, come “missionari”. Non abbiamo da insegnare loro nulla, né tantomeno convincerli dei valori ipocriti in nome dei quali l’Occidente, Israele e i loro regimi-fantoccio arabi li hanno martirizzati e rinchiusi nei ghetti. Andiamo da loro perché ci hanno chiesto di aiutarli e resistere, e per restituire all’Occidente una parte di quella rabbia, di quella speranza di liberazione, di quella umanità che lì, nella Resistenza, è riuscita a sopravvivere.
Portare i propri corpi nell’inferno dove i dannati della terra sono stati gettati, condividerne la sete di giustizia, respirare assieme a loro l’aria di libertà che li ha tenuti vivi, questo è per noi il volontariato antimperialista. Questo è Sumud, l’ appartenenza alla comunità internazionale degli ultimi, poiché solo quando essi saranno affrancati dalle loro catene l’umanità intera potrà dirsi libera.
CAMPO DI LAVORO DI EIN EL-HILWEH
Agosto 2009
Il progetto concreto e ambizioso che proponiamo a tutti i ragazzi e le ragazze che condividano il nostro spirito, è quello di far parte della prima Brigata di Lavoro nel campo profughi palestinese di Ein el-Hilweh, nel Libano meridionale, un vero e proprio ghetto che tra tutti quelli in cui sono dispersi i palestinesi della diaspora, è quello che conosce le condizioni più disumane. Ein el-Hilweh è infatti un vero e proprio carcere a cielo aperto in cui quasi 100mila palestinesi vivono, da generazioni, in condizioni tremende.
Uno degli scopi principali della Brigata è molto concreto: adoperarsi con pala, piccone e cemento, lavorare sodo affinché il vecchio stabile che ospitava la sede del Fronte Popolare di Liberazione della Palestina, semidistrutto dagli attacchi israeliani, sia restaurato e consegnato come spazio politico-culturale aperto alla gioventù di tutto il campo profughi.
Condizione imprescindibile per la realizzazione di questa impresa era ovviamente il consenso di chi, in questo ghetto, è nato e vive; parliamo dell’associazione giovanile Nashed. Dopo averne discusso al suo interno e con gli altri organismi del campo profughi, Nashed ha abbracciato l’idea e assicurato il pieno successo. (Se siete interessati a saperne di più su Nashed, potete leggere la loro dichiarazione d’intenti per il Progetto “Palestinesi sul confine”: http://www.sumud.org/missioni-2009-nashed.htm)
SE VUOI ESSERCI ANCHE TU
* Sito internet: http://www.sumud.org
* Mail per le richieste di informazioni: info@sumud.org
* Link diretto alla pagina del progetto di Ein el-Hilweh: http://www.sumud.org/missioni-prossima.htm
* Gruppo di discussione di Sumud: sumud-soci@googlegroups.com
* indirizzo a cui scrivere per iscriversi al suddetto gruppo di discussione: postmaster@sumud.org
SERVONO 25.000 EURO
Ristrutturare lo stabile implica reperire fondi. Sumud non e una ONG, non viene finanziata né dai governi né dall’Unione Europea, né dall’ONU. I soldi con cui verrrà costruito lo stabile da adibire a spazio politico-culturale aperto alla gioventù di tutto il campo profughi, vogliono essere puliti, non provenire dalle stesse istituzioni che finanziano o avallano le aggressioni al popolo palestinese. Riusciremo a raggiungere la cifra necessaria se saremo in tanti.
Per una donazione puoi:
Fare un versamento per mezzo della carta di credito:
* tramite il nostro sito: http://www.sumud.org/sostienici.htm
* link diretto: https://www.paypal.com/cgi-bin/webscr?cmd=_s-xclick&hosted_button_id=3467562 <https://www.paypal.com/cgi-bin/webscr?cmd=_s-xclick&hosted_button_id=3467562>
Oppure usando un bonifico bancario:
Ecco il codice IBAN aperto su Banca Etica: IT93O0501812100000000127032 (attenti bene dopo IT93 il primo carattere è la lettera <o> , poi tutti gli altri sono il numero zero) intestato a: Sumud – Volontariato e Resistenza