Dalle manifestazioni del 28 marzo alla prossima mobilitazione contro la Nato
Non sono folle oceaniche, non è ancora il risveglio di massa, tanto meno è la resurrezione del movimento no global, ma qualcosa sta avvenendo.
“Non pagheremo noi la vostra crisi”, questo il leit motiv che ha unificato le piazze di Londra, Berlino, Francoforte e Roma nelle manifestazioni di sabato scorso. La mobilitazione contro il G20 di Londra proseguirà nei prossimi giorni, poi l’appuntamento per le forze antagoniste ed antimperialiste sarà a Strasburgo per la manifestazione anti-Nato di sabato prossimo, 4 aprile.
“Non pagheremo noi la vostra crisi” è certamente uno slogan di classe e non concertativo; non è ancora però una parola d’ordine capace di rappresentare la profondità della crisi e la necessità di risposte forti e radicali.
Ci vuole ben altro. Intanto, però, le piazze tornano a riempirsi e questo è un fatto estremamente positivo.
Non a caso la preoccupazione dei governi europei è palpabile. Diffondono ottimismo, come l’insuperabile Berlusconi, od invitano alla prudenza, ma sempre con un occhio ben attento alla pace sociale. Sanno di danzare sul precipizio, sanno che il malessere sociale si sta accumulando in maniera potenzialmente esplosiva, sanno che anche il governo apparentemente più stabile potrebbe trovarsi ben presto a dover fronteggiare tempeste mai viste negli ultimi decenni. Sanno, e dunque hanno paura.
La loro paura, che è la stessa dei bancarottieri che li dirigono, li spinge a preparasi alla repressione. Sanno di non avere di fronte movimenti rivoluzionari organizzati, conoscono perfettamente la situazione di sbando di quello che fu il movimento operaio, ma non per questo si sentono sicuri.
Ed inoltre la repressione potrà servire ad evocare ancora una volta lo spettro del nemico interno, ad alimentare le pulsioni securitariste presenti in ampi strati popolari, oltre ad assolvere alla tradizionale funzione preventiva.
Leggiamo allora gli impressionanti numeri della mobilitazione poliziesca in vista delle manifestazioni anti-Nato in Francia (Strasburgo) ed in Germania (Kehl). Queste manifestazioni accoglieranno sabato prossimo i 28 capi di Stato e di governo lì convenuti per festeggiare il 60° anniversario della Nato. Un anniversario di guerra (basti pensare all’Afghanistan), che festeggia fra l’altro il rientro della Francia nell’organizzazione militare della Nato, che verrà utilizzato per rinsaldare i propositi interventisti delegati all’Alleanza Atlantica dalla Casa Bianca.
Per proteggere il vertice della Nato la polizia francese schiererà 11mila agenti, divisi in 85 compagnie mobili, con l’utilizzo di 5mila barriere metalliche, la creazione di zone rosse ed arancioni, la chiusura di scuole, strade ed autostrade.
Quella tedesca non vuol essere da meno e dispiegherà ben 14mila uomini. Ma la Francia ha addirittura sospeso lo “spazio Schengen” per poter controllare meglio i manifestanti. La minaccia, per niente velata, è quella di fare un massiccio ricorso al fermo di polizia, uno strumento usato ben 577.816 volte lo scorso anno (+ 55% rispetto al 2000).
Al di là di quel che accadrà il prossimo fine settimana, quel che è certa è la predisposizione di una gigantesca macchina repressiva. Un segno inequivocabile del nervosismo della classe dirigente europea.
Noi saremo a Strasburgo contro la Nato e le sue guerre. Ma ci saremo anche nella convinzione che possa svilupparsi un più ampio movimento di lotta contro le oligarchie che dominano l’Europa. In questo senso sarà decisiva la capacità di tenere insieme la mobilitazione sociale con quella contro la guerra, un obiettivo non facile quanto assolutamente necessario.