Domenica scorsa pubblicavamo un primo breve resoconto dell’incontro internazionale contro il mandato di cattura per il Presidente sudanese al-Bashir, incontro promosso dal Forum Internazionale della Gioventù in Solidarietà col Sudan. Esso si è concluso con l’approvazione di una risoluzione e, quel che più conta, con la decisione di formare un coordinamento permanente tra tutte le delegazioni presenti allo scopo di dare continuità al Forum medesimo. E’ infatti unanime la considerazione che il  mandato di cattura, spiccato su pressione degli Stati Uniti e dei suoi alleati, sia l’ennesimo segnale di un’escalation aggressiva verso il Sudan, e che dunque la solidarietà verso questo paese debba essere estesa e rafforzata.

Com’è noto il pretesto con cui il TPI ha spiccato l’inaudito mandato di cattura poggia su tre assunti: che sarebbero in atto in Darfur un genocidio e una pulizia etnica (ricompare il casus belli utilizzato per spappolare la Jugoslavia), di cui il Presidente al-Bashir porterebbe la diretta responsabilità. Le autorità sudanesi smentiscono decisamente che il conflitto armato nel Darfur sia sfociato in crimini di massa, oppongono dati e fatti che mostrano l’assurdità delle cifre sparse ai quattro venti dalla centrale imperialista della disinformazione. Dati e fatti che indicano come questo conflitto, che resta tuttavia a bassa intensità, sia fomentato proprio dalle potenze imperialistiche, che finanziano con ingenti somme e armano minuscoli gruppi guerriglieri allo scopo di destabilizzare la regione e indebolire e alla fine rovesciare il governo e lo Stato del Sudan. Le autorità di Khartoum possono provare queste accuse, così come possono provare che questi gruppi ascari di guerriglia, oltre ad essere addestrati da istruttori israeliani e occidentali, usufruiscono del sostegno logistico degli Stati Uniti i quali, con la loro potente rete satellitare di spionaggio, indicano con una impressionante precisione dove essi debbano colpire ed eventualmente dove trovare rifugio in caso di ritirata. Il Ciad di Idriss Déby, da sempre pedina di americani e francesi e che nel dicembre 2005 ha dichiarato lo stato di guerra contro il Sudan, gioca un ruolo chiave nella vicenda darfurina poiché è il paese che assicura alla guerriglia antisudanese sicure retrovie.

E’ chiara la strategia che gli Stati Uniti di Obama, di concerto con la Francia di Sarkozy, stanno applicando in Sudan, è quella che gli USA di Reagan applicarono negli anni ‘80 nei confronti del Nicaragua sandinista, basata sull’appoggio alla sanguinaria contro guerriglia dei Contras. Il Ciad è, rispetto al Sudan quello che l’Honduras era rispetto al Nicaragua: santuario e retroterra dei controrivoluzionari. E’ un fatto che Obama non ha compiuto alcuna apertura verso il Sudan, continuando così la politica aggressiva dell’amministrazione di Cheney-Bush-Rumsfeld che dichiararono il Sudan “stato canaglia” e apertamente chiamarono al rovesciamento del governo presieduto da al-Bashir.

Il Forum di Khartoum voleva servire anzitutto a questo, a proclamare la verità, a smentire le menzogne occidentali rispetto alla natura del conflitto in Darfur, e a chi ne porta le responsabilità. Sono proprio i negoziati di pace tra il governo e i ribelli che si stanno impantanando nella capitale nigeriana Abuja a confermare come stanno le cose. Forti dell’appoggio politico degli imperialisti i cosiddetti “ribelli” dello SLA, del JEM e del MNRD, rifiutano ogni ipotesi di accordo poiché essi non riflettono interessi e aspirazioni legittime della popolaziona darfurina, quanto appunto le mire neocolonialistiche occidentali, americane e francesi anzitutto.

Discutendo coi fratelli sudanesi è anche emerso chiaramente come sia profondamente errato concepire l’attuale conflitto come uno scontro per procura tra americani e cinesi. Vero è che il governo del Sudan, rispetto ai predatori occidentali, ha preferito instaurare solidi rapporti commerciali con Pechino, ma esso autodetermina la sua politica e rifiuta decisamente di fungere da pedina della Cina. Per gli USA, questa fiera politica patriottica non è certo un’attenuante, è anzi un’aggravante. Washington preferirebbe di sicuro a Khartoum un governo eterodiretto dai cinesi, coi quali, business is business, un accordo si potrebbe certamente trovare

Chi poi volesse guardare al Sudan con occhi imparziali, può infine verificare come sia falsa l’accusa che in Sudan ci sia una dittatura militare, o anche solo che i militari facciano il bello e il cattivo tempo. Il governo, deciso dal Parlamento liberamente eletto, è infatti composto da una coalizione di forze, con al suo interno esponenti islamisti, non certo fondamentalisti, altri riferibili alla sinistra patriottica, rappresentanti cristiani, non solo della vecchia guerriglia sud-sudanese. Vi è ovviamente uno schieramento d’opposizione, alquanto composito anch’esso, con alcuni esponenti che non nascondono di ubbidire agli occidentali, per finire con il notissimo al-Turabi  che ha addirittura difeso il mandato ci cattura contro al-Bashir.

L’ultima bugia diffusa dalla centrale imperialista della disinformazione, allo scopo di mettere in cattiva luce le autorità sudanesi, sarebbe quella per cui in Sudan vige la Sharia. Nulla di più falso. Chi abbia viaggiato in Medio oriente può facilmente stabilire un paragone col Sudan e affermare, senza possibilità di smentita, che l’islam sudanese è di sicuro uno i più tolleranti e aperti.

Per concludere. La nostra partecipazione al Forum di Khartoum è stata senz’altro positiva. Ora si tratta di dare seguito agli impegni presi con tutte le forze presenti e tra questi, il più importante, è quello di animare una sistematica campagna di informazione allo scopo di disintossicare l’opinione pubblica mondiale, in specie quella europea, affinché la verità venga a galla e sia revocato il mandato di cattura contro al-Bashir.

 

La delegazione del Campo antimperialista al Forum di Khartoum