Forum di Belgrado per un Mondo di Eguali
Risoluzione finale della Conferenza Internazionale
Belgrado, 22/23 Marzo 2009
Il Forum di Belgrado per un Mondo di Eguali, in collaborazione con altre associazioni indipendenti della Serbia e in coordinamento con il Consiglio Mondiale per la Pace (WPC), ha tenuto a Belgrado il 23-24 marzo 2009, una Conferenza Internazionale intitolata “Obiettivi e conseguenze dell’aggressione della NATO contro la Repubblica Federale di Jugoslavia (Serbia e Montenegro) – 10 anni dopo”.
La Conferenza ha riunito circa 700 scienziati ed esperti di relazioni internazionali della Serbia e di 45 paesi di tutti i continenti, eccetto l’Australia. Circa 60 partecipanti hanno presentato i loro documenti sui vari aspetti dell’aggressione e delle sue conseguenze.
La cerimonia di apertura è stata tenuta dalla prof. Slavica Dukic Dejanovic, portavoce dell’Assemblea Nazionale della Serbia, dal sig. Petar Skundric, Ministro dell’Energia, così come da rappresentanti della chiesa ortodossa serba, della gioventù, dei veterani e di altre organizzazioni.
Il sig. Ivica Dacic, Vice-Primo Ministro e Ministro degli Interni ha rivolto un benvenuto alla Conferenza ed ha salutato gli ospiti stranieri a nome del Governo.
I partecipanti speciali del congresso erano la signora Socorro Gomes, Presidente, ed il sig. Thanasis Pafilis, Segretario Generale, del Consiglio Mondiale per la Pace.
Alla Conferenza hanno inoltre partecipato alcuni ambasciatori e rappresentanti diplomatici accreditati in Serbia.
I partecipanti hanno tributato il loro rispetto alle vittime dei 78 giorni di bombardamenti ed hanno portato corone di fiori ai monumenti dedicati alle vittime dell’aggressione. Il dibattito è stato organizzato in uno spirito di amicizia, apertura e solidarietà di tutte le organizzazioni e gli individui che lottano per la pace, lo sviluppo e il progresso.
I partecipanti del congresso di Belgrado hanno deciso quanto segue:
L’aggressione della NATO contro la Jugoslavia (Serbia e Montenegro) fu un’invasione preparata molto tempo prima con i seguenti obiettivi globali: istituire un precedente per interventi militari in tutto il mondo; portare le truppe americane nei Balcani ed ampliare ad est la NATO; circondare la Russia; cambiare l’ordine del Diritto Internazionale, stabilito dopo la seconda guerra mondiale imponendo la regola che la forza è il diritto; l’imposizione del sistema capitalistico neoliberale; l’indebolimento dell’Europa e il deterioramento del ruolo delle Nazioni Unite.
Lo scopo finale è stato di rinforzare il concetto statunitense di un ordine mondiale unipolare, allo scopo di stabilire il controllo su tutte le risorse umane, economiche e naturali del pianeta. L’estensione della NATO in Europa ed in altri continenti rivela la volontà di essere il gendarme del capitale multinazionale globale.
L’aggressione è stata preceduta dalla diffusione di menzogne e falsità, utilizzando tre tesi di fondo: “evitare una catastrofe umanitaria”; “le false trattative a Rambouillet”; “il massacro di civili a Racak”.
L’aggressione, assieme alla sua attuazione e alle conseguenze, è prova di una morale e di una civiltà delle elite occidentali in profonda crisi, mentre i suoi effetti riemergono, dieci anni dopo, a perseguitarli sotto forma di una grave crisi economica globale, la cui fine rimane oltre l’orizzonte.
I capi dei paesi NATO sono responsabili dell’uso della forza armata senza l’approvazione del Consiglio di sicurezza dell’ONU, stracciando la Carta delle Nazioni Unite, l’Atto finale di Helsinki dell’OSCE, la Carta di Parigi e le convenzioni internazionali, unendo i crimini contro la pace e l’umanità.
Sono responsabili di più di 3.500 morti e più di 10.000 feriti, due terzi civili, per l’uso di armi non autorizzate e disumane quali le munizioni e le testate di missili all’uranio impoverito, così come l’uso delle bombe a grappolo. Sono inoltre responsabili delle perdite umane e delle sofferenze all’indomani dell’aggressione, dell’inquinamento del suolo e delle acque, in conseguenza dell’uso assai diffuso di proiettili all’uranio impoverito e del bombardamento intenzionale degli stabilimenti chimici determinando una guerra chimica. E sono responsabili dei costi economici dei danni, valutati a più di 100 miliardi di dollari. La Serbia è autorizzata alla richiesta di compensazione per i danni di guerra.
L’aggressione del 1999 di USA/NATO/EU è stata inoltre, la prima guerra in Europa dopo la seconda guerra mondiale. Era non solo una guerra contro un vecchio Stato sovrano europeo, ma soprattutto una guerra contro l’Europa. Paradossalmente, anche se vi partecipava la stessa Europa, è stata condotta in alleanza fra un’organizzazione internazionale di stati (NATO) e una nota organizzazione terrorista (l’UCK).
L’aggressione è stato un errore storico dell’occidente che, prima o poi, sarà riconosciuto. Le conseguenze dell’aggressione si estenderanno per tutto il ventunesimo secolo. L’occidente deve chiedere scusa alla Serbia per tutte le vittime e il dolore provocato, per non dover affrontare una crisi morale e generale ancora più profonda.
I partecipanti alla Conferenza hanno espresso la loro più alta stima all’esercito jugoslavo e serbo per il suo patriottismo, la professionalità e il valore nella difesa della libertà del loro paese contro l’assalto degli aggressori.
L’aggressione è continuata in questi ultimi dieci anni, impiegando altri mezzi quali il ricatto politico, economico e propagandistico, smantellando l’esercito della Jugoslavia (serbo) e, infine eliminando la Federazione Jugoslava.
Il culmine della politica imperialista anti-Serba è stato raggiunto con la dichiarazione d’indipendenza, illegale ed unilaterale, del Kosovo e Metohija, il 17 febbraio 2008. Ciò è stato seguito dal riconoscimento di quella creatura criminale da parte degli stati membri della NATO e dell’EU, con l’eccezione della Grecia, della Romania, della Spagna, della Slovacchia e di Cipro.
La secessione del Kosovo e Metohija ed il suo successivo riconoscimento da parte della maggioranza degli Stati membri della NATO/EU, rappresenta una violazione dei principi base nei rapporti internazionali e della risoluzione 1244 (del 1999) del Consiglio di Sicurezza dell’ONU. Come decisione vincolante, questa risoluzione rimane in vigore, con il diritto della Serbia ad insistere sulla sua esecuzione rigorosa e completa. Ciò si riferisce specialmente alle disposizioni riguardo alla sicurezza e la libertà di movimento della popolazione serba rimasta, che ancora vive in ghetti recintati, riacquistando le proprietà pubbliche e private illegalmente occupate, il diritto ad un libero e sicuro ritorno di 220.000 profughi serbi e non-Albanesi, e il diritto al ritorno dei contingenti serbi della polizia e dell’esercito.
La Serbia non riconoscerà mai tale evidente violazione della sua sovranità, integrità nazionale e dignità nazionale. La Serbia ha il diritto di difendere univocamente la sua sovranità ed integrità attraverso tutti i mezzi legittimi, come qualunque altro paese sovrano.
Dieci anni dopo, è diventato evidente che l’obiettivo reale dell’aggressione era destituire il Presidente legittimo della Repubblica Federale di Jugoslavia, Slobodan Milosevic, allo scopo di privare la Serbia del 15% del territorio dello Stato, per ostacolare il ruolo della Serbia come bastione politico dei Balcani e per metterlo sotto il controllo dell’occidente.
Gli stessi centri di potere che hanno avuto un ruolo decisivo nel distruggere la Repubblica Federale Socialista di Jugoslavia, nel 1992 – 1995, hanno continuato a compiere le aggressioni militari nel 1999 e in seguito, per smembrare infine, nel 2006, la Federazione di Jugoslavia.
Dopo l’illegale secessione del Kosovo e Metohija, continuano ad incoraggiare e a sostenere tacitamente le forze separatiste in altre zone della Serbia.
Dall’altro lato, l’occidente è stato coinvolto, modificando l’accordo di pace di Dayton-Parigi con l’obiettivo di dissolvere la Repubblica Serba di Bosnia e portandola, passo dopo passo, alla Bosnia-Erzegovina unica, contrariamente a quanto sancito negli accordi, garantiti dalla Serbia.
Smantellando la Jugoslavia, esistita come stato multinazionale e relativamente prospero per oltre 70 anni, la politica dell’occidente ha condotto alla creazione di 7 nuovi stati-fantoccio. La sua frammentazione ha causato decine di migliaia di vittime umane, di rapporti spezzati, di economia disastrata ed ancora il problema insoluto di oltre 500.000 rifugiati e profughi serbi. La nazione serba è stata spezzettata ed anziché nazione costitutiva, quale era, si è trasformata in minoranza non garantita.
La politica generale dell’occidente, in questi ultimi 20 anni, si è rivelata come una rappresaglia verso la nazione serba. Una tale politica solleva molte domande sul futuro della stessa Europa, specialmente riguardo alla Serbia che ha sempre svolto un ruolo costruttivo nella moderna storia europea. Alla conclusione del XX del secolo, la Serbia ha resistito giustamente alla politica della resa e dell’occupazione introdotte dagli Stati Uniti e dai suoi alleati, come qualsiasi paese sovrano farebbe.
L’isolamento, le sanzioni, l’aggressione militare ed infine il supporto evidente alla secessione, sono stati volti a far intendere al mondo musulmano, che l’occidente protegge gli interessi dei musulmani nei Balcani, cosa chiaramente falsa.
I partecipanti alla Conferenza hanno sostenuto che “il Tribunale Penale Internazionale per l’ex Jugoslavia” dell’Aja, l’ICTY, rappresenta un braccio della NATO, lo strumento della vendetta. Il suo obiettivo è proteggere gli aggressori e giustificare i loro crimini trasformando la vittima, vale a dire l’intera nazione serba, in colpevole. Il Tribunale non ha mostrato interesse né volontà di esaminare le prove innegabili sui crimini dei capi dei veri criminali, i terroristi albanesi e la NATO. I partecipanti hanno richiesto la dissoluzione del Tribunale dell’Aja come organismo non giudiziario, ma politico, che esiste al di fuori della legge, contrario alla Carta delle Nazioni Unite.
Non ci sono motivi per accusare la nazione serba, la Serbia e la loro leadership per le passate guerre civili nell’ex-Jugoslavia, né per le conseguenze del separatismo e del terrorismo albanesi.
La Conferenza ha chiesto l’inizio di un’inchiesta indipendente sulle cause e sulle circostanze della morte dell’ex presidente della Serbia e della Federazione di Jugoslavia, Slobodan Milosevic, ed anche delle morti di tutti gli altri serbi che sono avvenute in circostanze poco chiare mentre erano prigionieri del tribunale dell’Aja. Hanno espresso indignazione verso le recenti sentenze del Tribunale dell’Aja contro gli alti dirigenti politici, militari e della polizia, serbi e jugoslavi, ritenendole una rappresaglia, e sottolineando che il Tribunale non è riuscito a dimostrare le responsabilità personali dei condannati.
Il cosiddetto “Kosovo indipendente” è una estensione di “Camp Bondsteel” ed una molla per l’espansione militare degli Stati Uniti verso l’est.
L’aggressione contro la Federazione di Jugoslavia (Serbia e Montenegro) ha dimostrato che la NATO non è né un’alleanza difensiva, né regionale. Ha il ruolo di organizzazione militare che deve imporre il dominio globale dei paesi più ricchi, guidati dagli USA, sulla vasta maggioranza dei paesi meno sviluppati che possiedono risorse energetiche, materie prime strategiche, o una posizione geostrategica o nel mercato, particolarmente rilevanti.
La politica aggressiva della NATO rappresenta un pericolo per la pace e la sicurezza nel mondo.
L’espansione delle basi militari estere nei Balcani, in Europa e nel mondo, l’aumento costante delle spese militari della NATO e degli stati membri dell’UE, la spirale della corsa agli armamenti, devono arrestarsi.
La militarizzazione del processo di decisione politico, sta considerevolmente mettendo in pericolo la democrazia, inibendo lo sviluppo sociale, violando in modo massiccio i diritti umani, aprendo così la strada al totalitarismo e al crepuscolo della civiltà.
I partecipanti alla Conferenza di Belgrado hanno fatto appello a tutte le forze della pace, della legalità e della giustizia, per unirsi nell’impegno per l’abolizione della NATO, per smantellare le basi militari straniere e per fare diminuire le spese militari a favore dei poveri e degli oppressi. Hanno espresso il loro apprezzamento e solidarietà a tutti i movimenti ed associazioni della pace che partecipano alle varie attività in memoria delle vittime dell’aggressione della NATO alla Jugoslavia nel 1999.
L’aumento costante nelle spese militari conduce ad una ulteriore esasperazione dell’attuale crisi mondiale. La riduzione delle spese militari di USA/NATO/UE e di altri paesi è la condizione chiave per superare la crisi nel mondo.
I crimini della NATO non devono essere dimenticati. Di conseguenza è un obbligo morale iniziare la procedura per la determinazione delle responsabilità dell’allora vertice della NATO davanti alle Corti internazionali e nazionali competenti, puntando a stabilire le responsabilità specifiche e concrete.
Oltre a questo, la Conferenza ha indicato le iniziative per attivare i tribunali internazionali esistenti, per giudicare i responsabili dell’aggressione della NATO, così come per attivare un Tribunale Internazionale della Coscienza Umana (le Tribunal Internationaux de la Conscience Humaine) che dia soddisfazione morale alle vittime dell’aggressione ed all’intera nazione serba.
È stato notato che la Serbia non è mai appartenuta ad alcuna alleanza militare, in 60 anni non si è mai allineata ed è l’unico paese europeo vittima dell’aggressione della NATO.
Di conseguenza i partecipanti hanno espresso la loro convinzione profonda che la Serbia non dovrebbe cercare né accettare l’adesione alla NATO, che è un’alleanza offensiva con ruoli e obiettivi al di fuori dell’ONU e contrari all’attuale ordine del Diritto Internazionale. Si ritiene che la Serbia dovrebbe sviluppare una politica estera aperta ed equilibrata, con buoni rapporti e una cooperazione con tutti gli stati nei rapporti internazionali, inclusi i paesi non allineati, rimasti militarmente neutrali.
La Serbia dovrebbe ospitare il Summit dei Non Allineati nel 2011, nel cinquantesimo anniversario del primo Summit dei Paesi Non Allineati (NAM) tenutosi nel 1961 a Belgrado, e ritornare a cercare di avere lo status di membro a pieno diritto del NAM.
Ricordando il prossimo settantesimo anniversario dell’inizio della Seconda Guerra Mondiale, i partecipanti hanno espresso preoccupazione per i tentativi sistematici di modificare la storia, sia della prima sia della seconda guerra mondiale e, all’unanimità, hanno condannato la rinascita del fascismo e del nazismo in determinati paesi europei.
Un ammonimento è stata avanzato, e cioè che tali avvenimenti non sono qualche cosa di accidentale, ma cercano di provocare conflitti, e di conseguenza tutti i paesi hanno il dovere di fermarli.
La Conferenza ha condannato l’abuso della lotta contro il terrorismo internazionale al fine di espandere gli interessi esclusivi di una superpotenza o di un gruppo di paesi ricchi. I doppi standard non sono accettabili nella lotta al terrorismo.
Il cosiddetto Kosovo indipendente, il terrorismo albanese ed il crimine organizzato rappresentano la fonte più pericolosa di destabilizzazione dei Balcani e dell’Europa. La stabilità nei Balcani dipende dal rispetto dei principi universali dei rapporti internazionali, in primo luogo il principio della sovranità e integrità nazionale, senza eccezioni.
Il rinnovamento delle trattative sullo status del Kosovo e Metohija che rispettino la risoluzione 1244 del Consiglio di Sicurezza dell’ONU è l’unico modo per arrivare alla pace, alla stabilità ed al progresso. La Conferenza ha espresso la sua solidarietà al popolo palestinese che ha il diritto alla libertà, all’indipendenza e al controllo del paese, come qualunque altra nazione nel Medio Oriente.
L’occupazione militare illegale dell’Afghanistan e dell’Irak non hanno giustificazione alcuna e quindi dovrebbero concludersi al più presto.
La Conferenza ha invitato i relativi governi stranieri a ritirare le loro truppe e a porre termine alle operazioni. La pace, la sicurezza e lo sviluppo sono inscindibili. L’aggressione e le cosiddette guerre a bassa-intensità, in qualsiasi parte del mondo, compromettono gli altri paesi, nazioni e popoli. Di conseguenza, la pace, la sicurezza e lo sviluppo possono essere realizzati soltanto con la più vasta cooperazione possibile delle forze intellettuali e scientifiche dei movimenti per la pace.
La Conferenza Internazionale del Forum di Belgrado, in occasione del decimo anniversario dell’inizio dell’aggressione della NATO, è un punto importante in tale prospettiva.
L’era dell’ordine mondiale unipolare sta affondando. I processi dello sviluppo dell’ordine mondiale multipolare stanno progredendo.
Le condizioni tendono alla democratizzazione dei rapporti internazionali in base all’uguaglianza sovrana di tutti gli stati e al ristabilimento del rispetto dei principi fondamentali dei rapporti internazionali.
L’appello è stato indirizzato ai capi dei paesi del Movimento dei Non Allineati per rafforzarne l’azione e l’unità, perché sostengono il ruolo delle Nazioni Unite e dei principi basilari dei rapporti internazionali.
Il processo di approfondimento della crisi economica globale obbliga il Movimento dei Non Allineati a rafforzare l’unità per impedire ai paesi ricchi, ancora una volta, di scaricare le difficoltà sui paesi sottosviluppati.
I tempi sono maturi per l’unità, la responsabilità e l’azione di tutte le forze della e per la pace, lo sviluppo e l’uguaglianza. La Conferenza è stata preceduta da mostre fotografiche e di libri, così come dalla visione di documentari, organizzati dall’Associazione degli ex Generali ed Ammiragli dell’esercito (Jugoslavo) serbo.
I partecipanti hanno espresso il loro apprezzamento e ringraziamento al Forum di Belgrado per un Mondo di Eguali, per aver intrapreso l’iniziativa della convocazione di questa Conferenza, per l’alto livello dell’organizzazione e dell’ospitalità che ha garantito ai presenti.
I Partecipanti alla Conferenza Internazionale di Belgrado. Marzo 2009
Traduzione a cura del Forum Belgrado per un Mondo di Eguali Italia
Fonte: www.resistenze.org – popoli resistenti – serbia – n. 270 – 21 aprile 2009