Il circo mediatico occidentale, subito dopo l’elezione di Obama, ha dato un gran risalto all’intenzione del neo presidente di por fine almeno alle pratiche più odiose, in gran voga durante l’amministrazione Bush, della c.d. guerra al terrorismo.

La sbandierata intenzione di chiudere Guantamano – peraltro rimasta ad oggi appunto un’intenzione – è divenuta il simbolo delle future “magnifiche sorti e progressive”, nonostante i diversi distinguo di cui già abbiamo dato conto.

 

A metà aprile ha fatto un gran scalpore la notizia, che in realtà è la scoperta dell’acqua calda, che tutte le pratiche quali i sequestri di persona, le prigioni segrete sparse in tutto il mondo e le torture di vario tipo waterboarding compreso, sono state sistematicamente usate dai servizi statunitensi, con la fattiva collaborazione di quelli di altri Paesi inclusa l’Italia, con regolare autorizzazione della Casa Bianca.
Ovviamente gran plauso a Obama e all’America, che qualche volta sbaglia ma poi ha il coraggio e la capacità di riconoscere i propri errori e di recitare i dovuti mea culpa.

 

A distanza di dieci giorni viene poi debitamente reso di pubblico dominio il fatto che non solo la Casa Bianca ma anche il dipartimento della Giustizia e Condoleeza Rice in persona, quando era ancora consigliere per la sicurezza nazionale, hanno autorizzato torture e soprusi di ogni ordine e grado, mettendo a tacere i minoritari pareri legali contrari.
Altri scroscianti applausi alla più grande democrazia del mondo!

 

L’attuale ministro della Giustizia Eric Golden ha affermato “Il ministero seguirà le prove ovunque ci portino. Perché nessuno è al di sopra della legge.” Alcuni esponenti democratici caldeggiano l’apertura di un’inchiesta sui responsabili del programma attraverso un’apposita “Commissione Verità”, mentre altri ( e non solo repubblicani) sostengono che una simile operazione distrarrebbe dalla guerra al terrorismo.

 

A prescindere da quella che sarà la decisione finale, Obama ha già solennemente promesso a funzionari ed agenti della CIA l’assoluzione, in quanto – visti i pareri della Casa Bianca, del dipartimento della Giustizia e ora anche del consigliere per la sicurezza nazionale –  avrebbero agito in “buona fede”. Quasi che gli agenti della CIA, e quindi degli altri servizi inevitabilmente coinvolti, siano dei meri bracci meccanici, incapaci di comprendere che tali autorizzazioni erano palesemente contrarie alle leggi nazionali e alle convenzioni internazionali relative alla prigionia di guerra, ai diritti umani e ai diritti politici, compreso quello alla Resistenza,  anche armata, dei popoli aggrediti o sotto occupazione.

 

E’ inoltre scontata l’impunità di tutti i dirigenti politici che hanno avallato i pareri legali e le conseguenti disumane pratiche. Nessuna commissione d’inchiesta e nessun organo giurisdizionale statunitense pensa non dico di condannare, ma neppure di indagare e processare, per poi assolvere in nome dello stato di necessità o della legittima difesa, l’ex presidente Bush e i vertici della sua amministrazione.

 

Infine, dato che qui si tratta della super potenza mondiale, è escluso ogni intervento da parte di organismi giurisdizionali internazionali, quale ad esempio la Corte Penale Internazionale, che pure ha prontamente emesso un mandato di cattura contro il presidente sudanese Al Bashir.

 

Non è la prima volta che assistiamo a “clamorose” ammissioni di violazioni dei diritti umani e politici da parte degli Stati Uniti. Basta citare, a titolo di esempio, quanto è avvenuto nel corso degli anni relativamente al ruolo esercitato proprio dagli Stati Uniti nei vari colpi di stato e connessi massacri di oppositori politici avvenuti, a partire dal secondo dopo guerra, in America Latina.

 

Simili “clamorose” ammissioni, peraltro sempre dichiaratamente finalizzate soltanto a non ripetere “gli errori” in futuro a mai alla punizione dei diversi livelli di responsabilità, servono da un lato ad imbonire la pubblica opinione no solo americana ma anche europea, in modo tale da rinsaldare l’alleanza imperialista e, dall’altro, ad avvisare il nemico di turno: “Sì, lo abbiamo fatto e se necessario lo rifaremo ancora. In altre forme e modalità, ma lo rifaremo ancora.”