La crisi del capitalismo e quella dei marxisti “disumani”
Sul fatto che sia in corso un grande rimescolamento di carte, economiche, politiche, sociali, pare non vi siano dubbi. Che ciò coinvolga, in vario modo, l’intero pianeta, pure. Auspicavamo che intervenisse un mutamento epocale che sconvolgesse quello che pareva uno status quo immutabile, determinato dal dominio pressoché incontrastato di un’unica potenza imperiale, e ciò è avvenuto. Naturalmente siamo in pieno marasma del sistema fin qui conosciuto, e non vi è niente di definito, tuttavia i cambiamenti sono già evidenti e lo saranno ancora di più in futuro.

Nulla lascia intendere che la profonda crisi attraversata dal sistema capitalistico sia  letale e che si sia alla vigilia di un nuovo ordine sociale. La crisi sarà, appunto, dal sistema, attraversata, e tutto riprenderà con gli aggiustamenti che il sistema stesso sa darsi. Così com’è anche certo che questo travaglio comporterà pesanti sofferenze per i dominati, costretti a pagare sulla propria carne gli aspetti negativi portati da questa parte bassa della sinusoide dei cicli capitalistici.
Il tutto mentre in Italia, ma è così nell’intero “Occidente sviluppato”, non c’è traccia di una forza politica antagonista degna di questo nome.
Gli aspetti di questo fenomeno sono tanti, e tante sono le analisi che si possono fare, ma per il momento ci interessa un punto di vista particolare: quello di chi si definisce ancora comunista e anche di chi rifiuta da qualche tempo questa etichetta, ma si considera ancora decisamente anticapitalista.
Nel primo caso, quello dei marxisti inossidabili, c’è compiacimento per un presunto “aver visto giusto”: sono decenni che costoro sostengono imminente la fine del sistema, la crisi è finalmente arrivata, il capitalismo è al capolinea, anche se non si sa cosa ne prenderà il posto. Intanto comunque godiamoci lo spettacolo.
Nel secondo caso si tratta quasi sempre di intellettuali di derivazione marxista. Questi hanno rivisto Marx e vi hanno trovato non poche incongruenze che li hanno portati ad una eterodossia  spesso portatrice di riflessioni interessanti: il non senso della definizione destra-sinistra, l’erroneità di alcune teorie Marxiane, l’assenza di un soggetto politico predestinato ad essere rivoluzionario.
Ma mentre questi tre aspetti sono relativamente evidenti e condivisibili, altri assunti sono, più che discutibili e ambigui, inquinanti e pericolosi. Si faccia caso ad esempio a temi quali Sviluppo, Benessere, Ecologia ecc., dove serpeggiano giudizi e valutazioni inquietanti che spesso nascono proprio dal marxismo.
La teoria marxiana secondo cui il comunismo poteva nascere solo dal raggiungimento, nel sistema capitalistico, del massimo sviluppo, ha lasciato uno strascico velenoso: lo sviluppo, e la crescita, non hanno ancora toccato il massimo livello (e in teoria non lo faranno mai, diciamo noi); l’esaurimento delle risorse naturali e le compatibilità con l’ecosistema sono ubbìe da catastrofisti; chi propone un modello di vita più sobrio e più sopportabile dalla natura è affetto dalla “sindrome di San Francesco”.
Nel marxismo (non nel pensiero di Marx) c’è sempre stata una componente disumana che ora riemerge in tutto il suo cinismo.  Si tratta di una visione secondo cui questo sistema, quello capitalistico, sarebbe “a misura d’uomo” poiché “da sempre” l’uomo ha cercato di arricchirsi, che questa realtà sarebbe “irreversibile” perché nessuno è disposto a rinunciare a un benessere (sottinteso materiale) crescente, a cui aspirare, va da sé, “è giusto”.  Nell’affermare insomma che questo sistema “è il migliore”, giacché questo ha dimostrato nel suo divenire, schiacciando tutti gli altri, si percepisce una grande ammirazione, simile, secondo noi, a quella che si può provare per i droni che bombardano le popolazioni di vari paesi, Gaza in primis.
Ma la parte dell’umanità che conosce livelli apocalittici di fame e malattie? Non c’è da preoccuparsi: il Terzo Mondo è “fu Terzo Mondo”, guardate Cina e India come corrono, mentre tra poco correranno anche gli altri: Palestina, Iraq, Somalia, Sudan, l’Africa intera.
Ma ammesso per assurdo che tutti corrano, ci sono risorse per questa valanga di “sviluppo”?
Ci sono, ci sono. Non importa come, non importa a spese di chi, ma le “innovazioni di prodotto”, la scienza, la tecnica troveranno, come sempre è successo, la soluzione a tutto.
Ma ammesso, e per nulla concesso, che ciò sia possibile, come sarà la famosa “qualità della vita”? Ottima! Quello che conta è essere immersi nel liquido amniotico e rassicurante della tecnologia, lasciando il fantomatico “bien vivre ” e le “turbe dello spirito”  ai “religiosi”.“
Immaginiamoci quanto felice potrebbe essere la vita di quanti la vivessero in futuro, ferme restando queste spaventose progressioni del livello di inquinamento e spoliazione della natura. Chi, in questo mondo opulento (o opulento fino a ieri), privo del fantomatico “soggetto rivoluzionario” fino a poco fa rappresentato dalla mitica Classe Operaia, tenta di individuare, fuori dal connivente e corrotto recinto tradizionale, un percorso politico fatto, oltre che di attenzione per le condizioni dei lavoratori “qui e ora”, di grande attenzione per l’ambiente naturale da un lato, e dall’altro alle moltitudini di “dannati della terra” spesso in rivolta contro l’oppressione imperialista, è un sognatore, se non un “miserabilista”, un “catastrofista” e, soprattutto, un “religioso”.
Noi speriamo invece, per quel poco o tanto che vale, che coloro che cercano di costruire questo percorso politico aumentino e, in varia sintonia con i popoli che si battono contro l’imperialismo in molte parti del mondo, riescano a evitare le “magnifiche sorti e progressive” che secondo tanti marxisti, integrali o derivati, sono ineluttabili.