Abbiamo già parlato delle preoccupazioni e delle conseguenti pressioni imperialistiche in vista delle elezioni politiche previste in Libano per il 7 giugno, preoccupazioni e pressioni decisamente in crescendo.
Ne dà conto, da un punto di vista ovviamente filoimperialista, il Foglio del 28 maggio scorso che dedica al Paese dei cedri quasi tutta la pagina 3.
Il quotidiano in questione dà infatti dettagliatamente conto dell’inchiesta pubblicata dal settimanale tedesco Der Spiegel in merito alle indagini dal Tribunale speciale dell’ONU sull’assassinio (avvenuto il 14 febbraio 2005) dell’ex premier Rafiq Hariri, la cui responsabilità politica venne subito attribuita alla Siria mentre ora le indagini, secondo quanto risulta a Der Spiegel, si stanno orientando principalmente verso il partito Hezbollah che, guarda caso, è dato in netta crescita di consensi.
Il Foglio si lamenta per l’inconcludenza e il pressappochismo del Tribunale speciale dell’ONU, il quale avrebbe lasciato cadere la “pista siriana” per non ostacolare l’atteggiamento di apertura, sia pure limitata, verso la Siria assunto dall’ultimo scorcio dell’amministrazione Bush e mantenuto da Obama e non avrebbe vigilato a sufficienza perché informazioni relative ad un’indagine cruciale per il panorama mediorientale finissero ad un settimanale autorevole quale appunto Der Spiegel.
Dal canto nostro ribadiamo che il Tribunale speciale dell’ONU è un’ulteriore palese violazione di sovranità ed indipendenza, finalizzata a potenziare il controllo imperialista dell’Occidente, capitanato dagli USA e legato a doppio filo ai sionisti di Israele, su tutto il Medio Oriente. Il Libano era ed è perfettamente in grado di far luce sull’assassinio di Hariri, ma gli è stato impedito di farlo, con il pieno consenso dei due governi italiani succedutisi nel tempo e con il plauso di tutta la “stampa che conta”, Foglio compreso.
Sempre il Foglio, sulla scia del vice presidente USA Biden e del primo ministro sionista Netanyahu, sottolinea la pericolosità di una vittoria elettorale del partito Hezbollah e se la prende, nientepopodimeno, con il Fondo Monetario Internazionale che ha accordato un incontro al partito per discutere la continuità dei finanziamenti: non si discute con i “terroristi”.
Non una parola sulla notizia, riportata dal Manifesto e da Peacereporter, della scoperta e del conseguente smantellamento, proprio da parte del partito Hezbollah, di una sofisticata rete di spionaggio messa in piedi da Israele con il supporto degli Stati Uniti, al fine di preparare una nuova guerra contro il Libano. Guerra necessaria per “prendersi la rivincita” dopo la batosta dell’estate 2006 e, soprattutto, per destabilizzare il paese nel caso (molto probabile e che ci auguriamo si verifichi) in cui Hezbollah conseguisse una vittoria elettorale tale da rendere impossibile la formazione di un governo prono agli interessi dell’Occidente e dei sionisti.
Certo, la scoperta e lo smantellamento di questo sofisticato sistema di spionaggio, è un altro bello smacco che i “terroristi” di Hezbollah hanno inflitto ai sionisti di Israele e ai loro supporter (Stati Uniti, Unione Europea ma non solo: ricordiamo il ruolo nefasto per l’indipendenza di tutta l’area svolto da Egitto e Arabia Saudita). E quindi non è un caso che quasi tutti i media tacciano o, come Der Spiegel o il Foglio, riportino solo quelle notizie che possono ostacolare l’ascesa elettorale del partito di Hezbollah e, in prospettiva, depotenziare il suo ruolo cruciale per la vittoria della Resistenza in tutta la regione.