Un giovane cittadino immigrato dal Marocco ha coraggiosamente presentato ricorso contro il comportamento discriminatorio dell’ATM (l’azienda del trasporto pubblico milanese), che ha rifiutato di prendere in considerazione la sua domanda di assunzione per il solo ed unico motivo del suo essere extracomunitario e, peggio ancora, marocchino.
La difesa dell’azienda si appella ad un R.D. fascista del 1931, che vieta l’assunzione di cittadini stranieri; divieto ora limitato, in base alle normative dell’Unione Europea, ai soli stranieri extracomunitari.

Ma non solo! Il cittadino in questione ha anche il grave torto di essere un marocchino e, come tale, un potenziale “terrorista”: la sua assunzione metterebbe a rischio la sicurezza del servizio di trasporto.
La tesi sarebbe avvalorata dal fatto che nel 2006 alcuni cittadini immigrati dal Magreb avrebbe progettato un attentato proprio alla metropolitana di Milano. Peccato che il capo del pool antiterrorismo della procura di Milano, dottor Spataro, ha clamorosamente smentito, precisando che nel 2006 non c’era alcun progetto neppure allo stadio preparatorio, ma solo vaghissime intenzioni. Le quali intenzioni per quanto vaghe in Italia, anche se il dottor Spataro si guarda bene dal precisarlo, ripetutamente hanno provocato e provocano inchieste, arresti ed espulsioni a dir poco arbitrari.

Ma quale razzismo! ribatte l’ATM. Che si dichiara perfino disponibile a collaborare per una revisione normativa che allarghi la possibilità di assumere cittadini extracomunitari. Infatti, puntualizza l’azienda, sarebbe utile l’assunzione di cittadini giapponesi da impiegare nei punti informativi durante l’Expo.
Allargamento sì, ma subordinato ad una selezione che investa il profilo razziale, politico e religioso.

 

C’è di peggio, purtroppo.
Le norme che prevedono, fra l’altro, il reato di immigrazione clandestina, con tutte le loro pesanti conseguenze sull’accesso a servizi pubblici essenziali quali la sanità e l’istruzione, ancora non sono formalmente entrate in vigore. Ma la paura già pervade chi si trova in Italia senza permesso.
Una signora ucraina di 40 anni è morta a Bari a causa di un’emorragia: la signora era clandestina e ha avuto più paura di chiedere aiuto e farsi scoprire che di morire.