Anticolonialismo. L’opposizione parlamentare conosce ancora questa parola? A giudicare dal comportamento assunto contro Muammar Gheddafi sembrerebbe proprio di no. Conoscono soltanto l’antiberlusconismo, ma il loro è un antiberlusconismo stupido, ignorante e controproducente.
Gheddafi è venuto in Italia dopo aver finalmente ottenuto il riconoscimento delle tremende colpe del colonialismo italiano. Un risarcimento il cui valore non è tanto economico, quanto morale, politico e simbolico.

Ma questo non conta niente per i parlamentari del Pd e per quelli particolarmente scatenati dell’Idv. Con la loro vergognosa sceneggiata hanno ottenuto che a Gheddafi venisse negato l’accesso al Senato. Che se lo tengano stretto per le loro manfrine ed i loro inciuci! Anche senza Palazzo Madama, Gheddafi ha comunque conquistato la scena per parlare del colonialismo e dei crimini dell’imperialismo, a partire da quello americano.

Il colonialismo italiano uccise 100mila libici, cioè un ottavo dell’intera popolazione di allora. Nel paese sorsero numerosi campi di concentramento, contro la resistenza e la stessa popolazione civile vennero usate le armi chimiche.
L’eroe della resistenza, Omar al-Muktar – la cui foto stava appuntata al petto di Gheddafi al suo arrivo a Roma – venne impiccato dagli italiani nel 1931, davanti a 20mila libici costretti ad assistere con la forza alla sua esecuzione.
Tutto ciò sembra non esistere né per l’opposizione parlamentare, né per i settori del movimento studentesco che hanno protestato alla Sapienza.

I primi della storia se ne infischiano ed ogni occasione è buona per fare bottega. Non ci stupisce che in prima fila tra costoro ci siano gli uomini del manettaro molisano, che non abbiamo mai visto indignarsi per i crimini americani o per il genocidio che si consuma a Gaza.
I secondi fanno sinceramente pena. Credono di protestare a difesa dei migranti e non si rendono conto di essere caduti in una trappola, in un gioco più grande di loro pilotato dalla lobby sionista attraverso alcuni organi di informazione e quella vera agenzia di provocazione internazionale che va sotto il nome di “partito radicale”.

La giusta condanna dell’accordo italo-libico sull’emigrazione non può occultare le vere responsabilità del dramma dei migranti.
E’ forse colpa di Gheddafi se l’Europa ha deciso di blindarsi? E’ forse colpa di Gheddafi se la crescente iniquità nella distribuzione della ricchezza produce flussi colossali di esseri umani?
Senza capacità di distinguere la politica è morta, o meglio è interamente nelle mani delle oligarchie, che sanno usare sapientemente la retorica dei “diritti umani” quando fa comodo a loro. La Jugoslavia insegna.

Di fronte alla sceneggiata immonda messa in campo contro il leader libico, noi diciamo chiaramente: viva Gheddafi.
Viva Gheddafi perché non si è presentato a Roma con l’atteggiamento servile che spesso assumono i leader di ex paesi coloniali quando si recano nella vecchia “madrepatria”. Abbiamo visto uno statista che rivendica la resistenza, che ribadisce la condanna del colonialismo in casa del colonialista, che attacca l’imperialismo e la sua politica di rapina, che definisce terroristiche le aggressioni americane.
Gheddafi ha parlato del passato, ma anche del presente, facendo infuriare Frattini e tutta la componente più smaccatamente filo-americana e filo-sionista della maggioranza di governo.
Viva Gheddafi, che ha rifiutato il “politicamente corretto” e la diplomazia felpata. Viva Gheddafi che ha fatto conoscere agli italiani la verità sul loro colonialismo. Quella verità che non si apprende sui libri di storia e che tutti i governi “antifascisti” del dopoguerra si sono ben guardati dal portare alla luce.
Possiamo chiedere a chi è caduto sinceramente nella trappola – degli altri non ci interessa proprio – un minimo di riflessione su tutto ciò? Noi proviamo a chiederlo, ma intanto ripetiamo: viva Gheddafi.