Sa’adat subisce un ulteriore castigo

Sa’adat subisce un ulteriore castigo dall’occupazione dato che la solidarietà continua in tutto il mondo.

La fermezza di Ahmad Sa’adat ha alimentato solidarietà e iniziative da parte di centinaia di persone in tutta la Palestina, in tutto il mondo arabo e a livello internazionale. I suoi nove giorni di sciopero della fame hanno attirato l’attenzione sulle brutali ed illegittime pratiche delle autorità della prigione israeliana e sulla situazione urgente degli oltre 11.000 prigionieri palestinesi.

Sa’adat, il Segretario generale del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina imprigionato, è stato sequestrato a forza nel 2006 dai militari israeliani dalla prigione dell’Autorità Palestinese, dove era recluso dal 2002 sotto il controllo dell’Autorità Palestinese, della Gran Bretagna e degli Stati Uniti, ed era divenuto un simbolo della Resistenza. Durante i suoi sette anni di detenzione, egli ha rifiutato completamente di riconoscere la legittimità delle Corti militari israeliane usate contro i prigionieri palestinesi.

Una nuova serie di punizioni sono state ordinate contro Sa’adat in seguito ai suoi nove giorni di sciopero della fame contro la negazione da parte dell’occupazione dei diritti dei prigionieri, conquistati attraverso una lunga lotta, e contro il regime di assoluto isolamento.

Sono esempi di iniziative di solidarietà:

18 giugno 2008 – Dichiarazione di solidarietà del Movimento Socialista Repubblicano Irlandese;
(http://freeahmadsaadat.org/june18irscna.html)

17 giugno 2009 – Proteste in tutta la Palestina e in tutto il mondo arabo in solidarietà con Sa’adat;
(http://freeahmadsaadat.org/june1709.html)

17 giugno 2009 – Dichiarazione di solidarietà del Forum Internazionale – Danimarca;
(http://freeahmadsaadat.org/june17ifd.html)

16 giugno 2009 – Dichiarazione di solidarietà della federazione Palestinese del Cile;
(http://freeahmadsaadat.org/june16pfc.html)

12 giugno 2009 – Dichiarazione di solidarietà dell’Organizzazione Comunista di Grecia (KOE).
(http://freeahmadsaadat.org/june12koe.html)

Il Centro per i Diritti Umani Al Mezan ha inviato lo scorso 15 giugno a visitare Sa’adat un avvocato, che ha riferito che l’amministrazione della prigione di Asqelon ha tenuto un’audizione in seguito allo sciopero della fame, cui Sa’adat ha rifiutato di partecipare, secondo la sua posizione di principio di respingere totalmente il modello di giustizia delle Corti militari israeliane.

L’audizione ha comportato una grave serie di sanzioni verso Sa’adat, estendendo il divieto delle visite dei familiari,  una multa di 200 shekel, come pure la proroga di una settimana del regime di isolamento. Queste punizioni si aggiungono alla precedente serie di sanzioni draconiane nei confronti di Sa’adat, come conseguenza della sua leadership nel movimento dei prigionieri.

Lo scorso 7 maggio le forze di occupazione ordinarono una serie di punizioni contro Sa’adat, compreso il divieto di ricevere messaggi dalla sua famiglia per un mese, l’impedimento delle visite dei parenti fino al 5 settembre, la proroga del regime di isolamento fino al 28 giugno e la sottrazione di tutti gli apparecchi elettrici, giornali e riviste.

Il centro Al Mezan ha condannato il regime di isolamento totale, rilevando che tale pratica viola gli standard internazionali ed è classificata come una forma di tortura, di trattamento crudele, inumano e degradante. Il Centro ha invitato la comunità internazionale a lavorare al massimo per ottenere immediata tutela per i diritti dei prigionieri palestinesi, conquistati attraverso una lunga lotta, e per il rilascio di tutti i detenuti palestinesi dalle prigioni della forza di occupazione.

Khalida Jarrar, membro dell’Ufficio Politico del FPLP e presidente della Commissione per i prigionieri del Consiglio Legislativo Palestinese, ha parlato sabato 14 giugno, ricapitolando (valutando) i nove giorno di sciopero della fame di Sa’adat ed esponendo dettagliatamente i sistemi di isolamento usati dall’occupante, sottolineando che ci sono 30 prigionieri in regime di totale isolamento e che questi uomini sono tenuti in celle singole 13 ore su 24. Ella ha rilevato che Sa’adat è stato tenuto in isolamento fin dal suo trasferimento, da parte delle autorità d’occupazione, dalla prigione di Hadarm a quella di Aqelon alcuni mesi fa, e che alla sua famiglia è vietato visitarlo.

Abla Sa’adat, la mogli di Ahmad, ha raccontato di come ella non ha potuto far visita a sua marito per tre mesi e che ai suoi figli è stato impedito, per i tre passati anni, di andare a trovarlo. Ella vuole che le istituzioni preposte ai diritti umani si attivino sul problema del regime di isolamento totale.

La Campagna per la Libertà di Ahmad Sa’adat sottolinea la necessità urgente di proseguire nella  solidarietà ad Ahmad Sa’adat e a tutti i prigionieri palestinesi e la necessità di lottare per la loro libertà. Inviate le vostre dichiarazioni di solidarietà a  info@freeahmadsaadat.org a continuate a contattare le ambasciate di Israele nei vostri paesi e a manifestare la vostra indignazione.

Prendete iniziative nei vostri paesi o città. Contattate la locale ambasciata di Israele ed esprimete il vostro sdegno per questo sistema di isolamento.

Inoltre contattate il Comitato Internazionale della Croce Rossa (ICRC) , perchè questa organizzazione è responsabile del monitoraggio e delle visite ai prigionieri palestinesi. Invitate l’ICRC a porre fine al suo silenzio sui prigionieri palestinesi e a prendere iniziative per difendere i loro diritti. Contattate l’Ufficio di Gerusalemme dell’ICRC ( jerusalem.jer@icrc.org ).

Campagna per la Libertà di Ahmad Sa’adat

19 giugno 2009

http://www.freeahmadsaadat.org/

info@freeahmadsaadat.org

 

Tradotto dall’inglese dalla Redazione