In Iraq, subito dopo l’annuncio del c.d. ritiro delle forze d’occupazione USA, si sono aperte le danze per la spartizione delle risorse petrolifere. Pochi giorni fa un consorzio anglo – cinese si è aggiudicata la gara per lo sfruttamento di alcuni pozzi; l’italiano ENI sta scaldando i motori per assicurarsi i giacimenti situati nella zona di Nassirya, dove il governo Berlusconi inviò, subito dopo l’aggressione americana, i soldati italiani, armati fino ai denti ma  in “missione di pace”; la potenza occupante a stelle e a strisce ostenta un disinteresse tattico per il bottino, ma farà la parte del leone.
Tutto ciò ha ispirato ad una nostra compagna una poesia, che pubblichiamo molto volentieri.

 

Avvoltoi son tornati
 
Avvoltoi, avvoltoi
son tornati,
avventati si sono
come belve affamate
sulla preda inerme
e innocente
a spartirsi le carni
di un popolo martire
Son piombati ad un cenno
dei porci per dar fondo
al petrolio iracheno
Ma milioni di vite falciate
fan grondare di sangue
i pozzi e le strade dell’Iraq
carnefici si spartiscono
membra straziate
di cui scempio hanno fatto
ed orribile strage
di fronte al silenzio
del mondo…
Mani rapaci,
sacrileghe,
arraffano,
strappano ingorde
il sangue di
ogni iracheno,
infangano e incancreniscono
una terra violata e umiliata.
Che maledizione
li colga, scornati
li faccia tornare
nelle loro terre
lontane,
inseguiti dal ludibrio
del mondo,
dal rivoltante disgusto
della Storia,
da un’eterna
condanna
di morte.