Lo scandaloso caso di Socialismo Rivoluzionario

 

Del tutto incapace di comprendere che il sistema imperialistico non è solo una forma esteriore, quanto piuttosto una formazione sociale, un insieme di strutture, sovrastrutture e relazioni sociali e geopolitiche, in poche parole il modo d’essere epocale del capitalismo moderno, la sinistra occidentale non ha potuto né voluto comprendere la funzione e l’importanza storica delle resistenze antimperialiste.

In particolare, succube della cultura occidentalista dominante, non vuole riconoscere la legittimità storica non solo dei movimenti di Resistenza, tra cui gli islamici, ma anzitutto degli Stati e delle nazioni che in condizioni difficilissime e subendo pressioni e ricatti d’ogni tipo, tentano di sganciarsi dalla presa imperialistica cercando una loro via emancipativa.

 

Il grosso della sinistra occidentale, dal PD fino ai settori più esagitati dell’estrema sinistra, hanno espresso la loro solidarietà ai manifestanti iraniani, considerando sacrosante non solo le loro rivendicazioni, ma anche il tentativo di rovesciare il presidente Ahmadinejad. Che questi sinistri si siano trovati dalla stessa parte dei tecnici del dominio imperialistici, dei governi occidentali e della Spectre che controlla l’informazione mondiale, non è un segreto per nessuno. Era accaduto altre volte.

 

Il precedente clamoroso fu quello jugoslavo, quando, tranne nobili eccezioni, tutti i sinistri (SR in prima fila) si unirono al coro salmodiante contro il “serbo fascista Milosevic”, inneggiando alla marmaglia reazionaria di OTPOR prima, e dei narco – criminali dell’UCK poi. Non ci sarebbe stata l’aggressione armata del ‘99 se il terreno non fosse stato meticolosamente preparato dalla impressionante campagna di intossicazione mediatica, senza cioè che i governi imperialisti (tra cui quello di D’Alema) si fossero assicurati, se non l’appoggio, l’indifferenza colpevole dell’opinione pubblica.

 

Avanguardia di questa sinistra social – imperialista è stato ed è, sotto ogni profilo, l’organizzazione denominata Socialismo Rivoluzionario.
Non partecipiamo alla triste campagna che alcuni sinistri concorrenti da anni muovono contro SR: che sarebbe una setta esoterica, che sarebbe guidata da un guru, che i suoi militanti sarebbero dei replicanti, che non si sa da dove piglino i soldi. A noi interessa mettere in luce la natura patogena del loro fare e dire politico.

 

SR si pensa come una corrente che ha superato definitivamente la crisi teorica del marxismo, approdando ad un socialismo libertario e antiautoritario integrale. SR spaccia per novità le sue elaborazioni, ma  Dario Renzi sa bene che non ha inventato un fico secco, che egli ha ripescato, verniciandole con gli ingannevoli colori del linguaggio filosofico post-moderno, teorie antidiluviane e proto-socialiste se non anarchiche. Renzi dovrebbe almeno avere il coraggio morale di dire che ha plagiato, se non letteralmente copiato, il pensiero di quella vecchia rivoluzionaria russa (ma vissuta e morta negli Stati Uniti) che risponde al nome di Rayia Dunajevskaya. Ma questa è un’altra storia.

 

Qui vogliamo soltanto mettere in luce come, sui fatti iraniani, SR abbia toccato il fondo dell’ignominia, superando in peggio quanto fu in grado di dire e fare ai tempi della crisi jugoslava. In effetti va segnalato un delicatissimo punto di passaggio, quello dell’aggressione all’Iraq, quando SR, nascondendosi dietro al suo radicalismo libertario pacifistico e femministico, aveva il coraggio di venire alle manifestazioni contro la guerra urlando, con gioia dei peggiori guerrafondai, slogan demenziali del tipo: “ma quale resistenza ma che antimperialismo, no alla violenza no al terrorismo”. L’eticismo pacifista era portato alla sue estreme conseguenze (reazionarie), ovvero alla condanna della Resistenza armata in quanto “terrorismo”, segnato dall’uso sfrontato del linguaggio simbolico imperiale.

 

Ora questa organizzazione, in nome di un libertarismo d’accatto, ha scelto di farsi paladina dei giovani rampolli della borghesia persiana, abbracciando che più in pieno non si può la loro causa, quella della “democrazia”. Una democrazia senza attributi, senza connotati, priva di ogni riferimento di classe e sociale. Sentite quanto afferma SR in un volantino nazionale:

«Milioni di persone stanno lottando coraggiosamente in Iran per la libertà di espressione, di informazione, di manifestazione, di rappresentanza. Perciò lo Stato reazionario e militarista reprime ed uccide i manifestanti, resistendo ferocemente a qualsiasi cambiamento anche grazie all’appoggio dei settori più arretrati della popolazione. Sono avvenimenti importanti e drammatici per l’assieme della popolazione mondiale. I potenti della Terra – da Obama fino a Chávez – assumono posizioni anche diverse tra loro, ma tutte finalizzate ai propri interessi e strumentali o indifferenti ai veri bisogni della nostra gente. Non si può avere alcuna fiducia o aspettativa negli Stati e nella loro politica. La popolazione iraniana – che trent’anni fa realizzò una rivoluzione contro un mostruoso potere oppressivo, tradita dai suoi capi – oggi in una sua parte sta ritrovando la propria iniziativa diretta e tanto più ha bisogno del nostro appoggio, come noi del suo esempio».

Un testo raccapricciante sotto diversi profili. L’esagerazione della consistenza della manifestazioni è il dato minore. Non una parola sulla loro natura di classe, sul fatto che sono espressione di una borghesia persiana ferita e sotto attacco. E’ a dir poco vergognosamente borghese che si qualifichi il sostegno popolare ad Ahmadinejad (sostegno dovuto alle sue riforme sociali egualitarie) come “appoggio dei settori più arretrati della popolazione”. Si noti poi come, in nome di un antiautoritarismo ai limiti del qualunquismo politico, si mettano sullo stesso piano, in base alla “scientifica” categoria di “potenti”, Obama e Chavez.

 

Dove porti un simile approccio (e qui tocchiamo il fondo) lo si è visto a Firenze il 25 giugno scorso. Che sarà mai successo in quel di Firenze? Semplice: è andata in scena la più squallida ammucchiata mai vista. Una vera sfilata di pagliacci, nani e ballerine. C’erano davvero tutti: mancavano solo la D’Addario, le veline e le puttane di Berlusconi.
Stiamo parlando della manifestazione svoltasi in Piazza Ghiberti. Ore 18. Manifestazione presieduta dal neoeletto sindaco Renzi (Matteo, non Dario) e dal presidente della provincia Barducci.

 

Vabbè, esclameranno i lettori, SR è andata in piazza assieme a PD e sinistrume vario. Mica è una cosa nuova! No, non è questa la cosa nuova. La cosa nuova è che a questa manifestazione c’era anche il peggiore destrume, tra cui l’UDC e il PDL. Sì. Sì, proprio il PDL di Berlusconi!
Leggere per credere: http://www.lucabecattini.it/2009/06/manifestazione-di-solidarieta-pro-iran-piazza-ghiberti-25-giugno-2009 .

 

SR aveva già dato ampie dimostrazioni della sua natura social – imperialistica, ma francamente non ci aspettavamo che potesse giungere fino a manifestare contro il governo iraniano assieme alle forze di quello italiano. Che SR (ma anche Sinistra e Libertà e PRC – quanto fragili sono certe divisioni!) abbiano manifestato contro il governo di Tehran assieme a rappresentati di quello di Roma, è un fatto certamente scandaloso e raccapricciante.  Mostra il campo (imperialistico) in cui SR è collocata come pagliaccio di complemento, come utile copertura di sinistra dei guarrafondai che hanno martoriato la Jugoslavia, l’Iraq e che adesso insanguinano l’Afghanistan.
Mostra che SR è nel campo nemico. E come nemico andrà considerato e trattato dalla resistenza antimperialista.