Il silenzio su Hiroshima è d’oro, specie nell’era di Obama
Nell’anno dei “giorni della memoria”, che ormai non si contano più, c’è un giorno in cui la smemorataggine la fa da padrona: è il 6 agosto, l’anniversario dell’atomica americana su Hiroshima.
Uno sguardo alla stampa nazionale, ma quella del resto d’Europa non è poi così diversa, basta e avanza per capire l’aria che tira. Di Hiroshima non si parla, non si vuole e non si deve parlare, e poi ora c’è Obama…
Questo silenzio assordante non è una novità. Ma in questo primo anniversario dell’era obamiana siamo arrivati al silenzio tombale. Muta la “grande” stampa di ieri, muta quella di oggi (7 agosto) salvo due o tre righe d’agenzia per dire che a Hiroshima si è tenuta la solita commemorazione…
Un gigantesco evento di 64 anni fa viene così ridotto ad un episodio tra i tanti di una guerra che sembra lontanissima. E lontanissima appare Hiroshima, quasi fosse situata su un altro pianeta. Su chi sganciò la bomba, poi, non si deve proferire parola, figuriamoci sulle sue motivazioni…
Di Hiroshima si sa tutto, ma non si deve sapere niente. Si sa tutto, comprese le vere ragioni di chi decise quella strage replicata tre giorni dopo a Nagasaki. Come è stato detto in seguito, Hiroshima non fu l’ultimo episodio della Seconda guerra mondiale, bensì il primo della Guerra fredda alle porte. Avendo ben chiaro tutto ciò, Truman espresse immediatamente la sua soddisfazione per quello che definì: “il successo schiacciante dell’esperimento”.
Si sa tutto, ma proprio per questo non si deve sapere niente. La ragione è semplice: l’“etica” dell’imperialismo, di quello americano in particolare, non è mutata da allora. L’esercizio della memoria può essere dunque pericoloso, perché la storia ci rimanda all’oggi. Se nei decenni successivi l’atomica non è stata più impiegata, questo si deve al fatto che gli Stati Uniti hanno potuto vincere la guerra anche senza di essa, data la decisione dell’Urss di togliere il disturbo senza combattere. Mentre siamo certi che a parti invertite (crisi e disgregazione dell’impero americano, invece che del blocco ex sovietico) non sarebbe successa la stessa cosa.
E difatti gli Stati Uniti hanno continuato ad aggredire in questi decenni in ogni continente, ad ogni latitudine. L’atomica non è stata più impiegata, ma il suo semplice possesso ha garantito (e garantisce) un enorme vantaggio strategico.
Oggi il mondo continua ad essere pieno di atomiche, ma mentre chi ce l’ha se le tiene strette, se qualcun altro cerca di averle viene accusato di essere una minaccia per la pace. Una “pace” naturalmente garantita dai massacratori di Hiroshima.
Secondo il settimanale Time questi sarebbero i numeri degli attuali arsenali nucleari: Stati Uniti 9.400, Russia 13.000, Gran Bretagna 185, Francia 300, Cina 240, Pakistan 80, India 60, Israele 80(?), Corea del Nord meno di 10.
Mentre giova ricordare che i numeri non sono tutto, perché per calcolare l’effettiva potenza militare bisogna tener conto dei vettori, della tecnologia, delle basi ecc., e la risultante di questi fattori assegna agli Usa una netta supremazia, colpisce la sottostima del dato israeliano che fonti più accreditate collocano tra le 200 e le 400 atomiche.
E’ in questo scenario, che vede Israele come unica potenza nucleare del Medio Oriente, che è in atto la campagna di criminalizzazione dell’Iran. Una campagna che potrebbe preludere ad un attacco, che secondo diversi analisti non escluderebbe l’arma nucleare, arma che intanto gli israeliani brandiscono in maniera intimidatoria (vedi articolo del 20 luglio).
Forse è proprio per l’attualità della questione che Hiroshima è caduta del tutto nel dimenticatoio.
E’ un silenzio che prepara l’offensiva mediatica contro Teheran, quando i “buoni” americano-sionisti si scaglieranno contro i “malvagi” iraniani, rei di non volersi piegare all’Impero del Bene.
Ad oggi l’Iran non ha l’atomica, Usa e Israele sì; ad oggi c’è un solo paese che l’ha usata, gli Stati Uniti; finora l’Iran non ha attaccato nessuno, mentre l’elenco delle aggressioni americane ed israeliane è impressionante.
Fatti banali di cui non si deve parlare. Ecco perché il semplice ricordo di Hiroshima avrebbe creato qualche disturbo. Ecco perché il sistema mediatico si è perfettamente allineato.
Signori, da tempo questo è l’Occidente!, e nell’era di Obama è anche un po’ peggio.