Le disavventure estive di Ferrero e Vendola

Di norma a Ferragosto non si spara sulla Croce rossa. A volte però si è costretti, e i silenzi di Ferrero, come gli sproloqui di Vendola, sono un invito alla rottura di questa regola.
L’estate 2009 ha regalato ai due piccoli leader che guidano gli scissi resti di quel che rimane del bertinottismo due scandali niente male. Ad ognuno il suo, quasi per par condicio.
Se a Vendola è toccato lo scandalo della sanità che investe in pieno la Giunta regionale da lui presieduta, a Ferrero è arrivata la tegola dei finanziamenti dei palazzinari romani al Prc dell’ultimo periodo bertinottiano. Due vicende di peso diverso –  ben nota la prima, assai meno la seconda – ma entrambe indicative di quanto salga la melma quando vince l’opportunismo e l’omologazione.

I soldi dei palazzinari romani

A fine luglio la questione dei finanziamenti ha avuto un’ampia circolazione in internet, mentre la carta stampata non se n’è interessata. Il Mercante di Venezia –  www.mercantedivenezia.org – pubblicava un volantino distribuito all’ultimo Comitato politico federale del Prc di Roma, dal quale risultavano i consistenti finanziamenti elettorali (129.500 euro) elargiti da diversi palazzinari romani al Prc di Bertinotti e Smeriglio (allora segretario della federazione di Roma).

Ecco il testo:
«Quella che segue è una lista dei movimenti di bonifico bancario sul conto Unicredit Banca di Roma (conto 0000400757475): cioè il conto bancario della Federazione di Roma del PRC per gli anni indicati (non so se ad oggi sia stato estinto o ancora in essere).
Credendo di fare cosa buona, e certamente legittima dal punto di vista statutario, dopo aver più volte invitato i maggiori esponenti del gruppo dirigente romano a renderli pubblici (almeno al nostro interno) li ho riportati qui di seguito in modo da informare il gruppo dirigente romano (cioè i membri del CPF del PRC di Roma).
Tale motivazione risiede, oltre che nella ricerca strenua ed intransigente di una trasparenza reale e di una circolazione reale delle informazioni, anche perché, come si evincerà, i maggiori tra i palazzinari romani hanno sostenuto in maniera consistente il PRC nell’ultima campagna elettorale [alle Politiche 2008, ndr].
Dal punto di vista giudiziario ritengo che non ci sia alcun illecito in ciò ma dal punto di vista politico credo che sia un dato con cui tutti dobbiamo fare i conti (e quindi esserne informati nel dettaglio)… anche per il futuro.

26/2/2008 Bricofer spa Contributo elettorale 5.000 euro
27/2/2008 Cam srl Contributo elettorale 5.000 euro
27/2/2008 Cam srl Contributo elettorale 5.000 euro
28/2/2008 Euro Servizi Bonifico 5.000 euro
29/2/2008 Ecosfera spa Contributo elettorale 5.000 euro
04/3/2008 Euro Servizi Bonifico 5.000 euro
20/3/2008 Italiana Costruzioni spa Contributo elettorale 20.000 euro
26/3/2008 Euro Servizi Bonifico 5.000 euro
31/3/2008 Ecoflora Bonifico 2.500 euro
03/4/2008 Geim spa Erogazione liberale 5.000 euro
03/4/2008 ACER Ass. Costruttori Contributo volontario 50.000 euro
04/4/2008 Cogeim spa Bonifico 5.000 euro
14/4/2008 SAC Soc. Appalti costruz. Contributo elettorale 10.000 euro
24/4/2008 Caffaro SRL Contributo elettorale 2.000 euro»

Teniamo conto che nella primavera 2008 si svolgevano non soltanto le elezioni politiche, ma anche le comunali di Roma. E teniamo anche conto del voto favorevole di tutto il Gruppo consiliare del Prc al piano regolatore, che ha regalato ai palazzinari della capitale qualcosa come 70 milioni di metri cubi di cemento, e non sarà difficile comprendere la portata politica della questione.

Mentre non si sa con certezza chi sia l’autore del volantino (si indica il nuovo tesoriere, ma lui pare smentisca), quel che sembra certa è l’autenticità del fatto. Vengono allora rivolte le ormai classiche dieci domande al segretario nazionale Ferrero: sapeva o non sapeva?, cosa ne pensa?, ha affrontato la questione, e come?
Non possiamo sapere se queste domande abbiano avuto una qualche risposta “privata” o “riservata”.
Quel che è certo è che non vi è stata alcuna risposta pubblica.
Viva la trasparenza!, dicono giorno e notte in Viale del Policlinico. Naturalmente quella degli altri.

Il Santo pugliese

Seguendo le tracce di Smeriglio, approdato a Sinistra e Libertà, arriviamo al suo attuale principale, il Santo di Puglia. La definizione non è di un antimperialista incallito né di un comunista inviperito, ma di un ex compagno della cordata arcobalenica. Si chiede infatti Cesare Salvi (Corriere della Sera del 9 agosto), se di fronte allo scandalo della sanità pugliese: «per quanto riguarda Vendola deve valere una presunzione, nemmeno di innocenza, ma di santità?» 

La domanda di Salvi nasce dalla lettera-appello che Vendola ha inviato il 7 agosto al magistrato che sta indagando sulla sua giunta, la pm Desirée Digeronimo. In quella lettera Salvi ha trovato «gli stessi argomenti che vengono usati dal centrodestra. Sembrava di sentire parlare Ghedini.»
Facciamo qui un passo indietro che fa capire la pochezza politica, la presunzione ed in definitiva l’insensatezza del soggetto. Sul Manifesto del 5 agosto si poteva leggere la seguente dichiarazione: «Fino a prova contraria non sono iscritto in nessun registro degli indagati, e poiché io la mia vita la conosco, so che non potrà mai accadere.»
Che dire, non solo Santo, ma anche certo dell’immunità…
Come possa il presidente di una giunta da lui stesso azzerata a seguito dell’indagine sulla sanità, ritenere di essere immune non diciamo da una condanna, ma dall’indagine stessa è un vero mistero. Ma i santi sono santi…

La cosa è talmente ridicola che passano due o tre giorni ed il Santo cambia brutalmente registro: «La sua indagine, dottoressa Digeronimo, sta diventando, suo malgrado, lo strumento di una campagna politica e mediatica che mira a colpirmi.» Ed ancora: «Qualcuno sta scientificamente costruendo la mia morte
Commentare queste frasi, tratte dalla lettera al magistrato, è quasi imbarazzante tanta è la finta ingenuità del Santo. Qualcuno usa le indagini per colpire un avversario politico? Ma che novità sconvolgente, che stranezza inquietante! Ma davvero succedono queste cose in Puglia!?

I fatti, signori, i fatti

Cosa unisce la vicenda pugliese con quella romana?
Semplice: la totale contraddizione tra le parole e i fatti, tra i roboanti discorsi sul cambiamento e la realtà della cucina politica quotidiana. Qui non parliamo di una semplice distanza tra parole e fatti, che fa parte dell’intera vicenda umana oltre che delle difficoltà della politica, qui parliamo di una contraddizione netta, di una pratica che nega totalmente parole e programmi.
Prendere soldi dai palazzinari mentre si fanno convegni a getto continuo sull’ambiente è un bell’esempio di questa negazione. Evitare di parlarne, stendendo il solito velo pietoso, è quasi peggio.
Così pure, venendo a Vendola, pretendere di addebitare, al quinto anno di governo, tutto il malaffare della sanità alla precedente amministrazione è davvero un po’ troppo. Se in cinque anni non si è stati capaci di estirparlo vi sarà pure qualche responsabilità politica. Riconoscerla sarebbe il minimo, ma un santo è un santo e guai a chi glielo chiede.

Lasciando da parte le miserie umane e politiche dei due piccoli leader, Roma e Bari sono davvero istruttive di dove conducono, pressoché inesorabilmente, l’opportunismo dell’ “unità a sinistra”, il menopeggismo in nome del popolo, il riformismo senza riforme, l’omologazione culturale verso il “politicamente corretto”.
La questione morale è sempre questione politica. Quando si rinuncia alla lotta al sistema si finisce per accettarlo in tutti i suoi aspetti. Tentare di separare politica e morale è immorale e impolitico al tempo stesso.
Proprio per questo possiamo immaginare gli sviluppi. Mentre Vendola continuerà ad affondare nella melma, dimenandosi fino all’atto finale del suo allontanamento dalla guida della Regione, che potrà avvenire o per sconfitta elettorale o per siluramento preventivo; Ferrero seguiterà a tacere nella convinzione che per depurarsi basti dire “in basso a sinistra”, per poi allearsi di nuovo, alle regionali 2010, con il Partito Democratico in prevedibile versione bersaniana.

Sono alla frutta, ma non vogliono prenderne atto. Per questo siamo costretti, di tanto in tanto, a ricordarglielo.