Il 18 agosto si è svolta l’udienza in Corte di Cassazione relativa al ricorso contro la sentenza della Corte d’Assise d’Appello di Perugia che, confermando la decisione emessa in primo grado, aveva inflitto al compagno turco Avni Er 7 anni per appartenenza all’organizzazione Comunista DHKPC, inserita dall’Unione Europea nella Lista Nera delle organizzazioni con finalità di terrorismo.

Il ricorso è stato rigettato dalla Cassazione e Avni, che finirà di scontare la pena il prossimo mese di novembre, rischia seriamente l’espulsione dall’Italia, in base alle leggi anticostituzionali e antidemocratiche approvate negli ultimi anni, visto anche l’atteggiamento decisamente persecutorio verso i cittadini non appartenenti all’elité occidentale assunto recentissimamente dall’attuale governo e dalla maggioranza che lo sostiene e, infine, il fatto che la Turchia a suo tempo chiese l’estradizione di Avni, che fu negata in Sardegna, dove all’epoca Avni era detenuto, dalla Corte d’Appello. C’è da giurare che Berlusconi farà di tutto per consegnare Avni al suo compare Erdogan.

Contemporaneamente al processo si è tenuto il presidio di lotta e solidarietà che ha visto – nonostante il clima “ferragostano” – una nutrita e combattiva presenza, nel corso del quale sono stati distribuiti alcune centinaia di volantini, con striscioni e cartelli che denunciavano la persecuzione dello stato turco contro gli oppositori.

A seguire un lettera di Avni, precedente l’udienza, in cui emerge chiaramente la piena consapevolezza del compagno di ciò che dovrà affrontare una volta “libero” e l’importanza di non essere solo.

 

La Redazione

 

Lettera di Avni

Benevento, 03/08/09

 

Buongiorno. Ho ricevuto la vostra lettera  del 31 luglio. Sto bene grazie. Poi prima di iniziare vi voglio ringraziare anche per la vostra visita in carcere. Sono rimasto molto contento. Sinceramente in questi giorni una visita dai compagni mi ha alzato il morale. Pensavo di essere rimasto solo in questo paese perduto… Avevo scritto anche ai compagni nuoresi, che mi sentivo come un orfano..
Ecco, la vostra visita mi ha dimostrato che ovunque mi trasferiscono troverò sempre compagni, che mi hanno sostenuto, che non mi hanno lasciato solo per ben 5 anni e 5 mesi!
Cari compagni, passano i tempi, sono passati anche per me. Oggi siamo arrivati ad un punto molto critico. E’ una contraddizione, dovrei essere liberato, forse dopo 5-6 mesi, però non avrò la possibilità di godere la libertà…. E la libertà che ognuno di noi farebbe qualsiasi cosa per ottenerla… Però io, dopo la mia lunga carcerazione, non sarò “libero”.
Io, uno straniero, anzi un pericoloso straniero, verrò riarrestato di nuovo e messo in un campo di concentramento che è conosciuto come CPT, e poi, dopo, i due paesi amici, tratteranno sulla mia pelle, come merce di scambio, la mia espulsione verso il fascismo…Dove mi aspetta non un giardino con i fiori, una casetta vicino al mare o uno stato che mi accoglie con tanti regali.
Un bel sogno, però la realtà è molto diversa, solo per pensarla vengono a uno i brividi. Ecco la realtà è che mi aspetta un giardino, però questo è il giardino della morte, un giardino che quando viene scavato escono fuori le ossa degli uomini, che erano dispersi da anni, che sono stati massacrati dalla contro-guerriglia…
Mi aspettano le “casette” che in Turchia sono conosciute come celle tipo-F, chi entra dentro viene torturato e costretto ad abbandonare le proprie idee e i propri pensieri. Chi non accetta viene lasciato in isolamento, per marcire, per dimenticare tutto il suo passato, la sua gioventù…Se esce vivo dopo tutta questa tortura, uscirà come un morto che cammina…
Sì, mi aspetta uno stato, però è lo stato che permette tutto questo. Uno stato fascista che non rispetta i diritti umani, che premia i torturatori e i massacratori…
Cari compagni, la realtà che mi aspetta è questa. Siamo arrivati alla fine di questa carcerazione. Come ho detto, voi mi avete sostenuto dall’inizio, contro la ingiustizia che abbiamo subito. Abbiamo lottato insieme contro la richiesta della mia estradizione, voi mi avete dato la forza di resistere in carcere, mentre voi protestavate fuori, io ero con voi… e voi avete subito la mia carcerazione. Oggi abbiamo più bisogno della solidarietà di tutti i compagni, degli antifascisti, dei sinceri democratici, associazioni e istituzioni che difendono i diritti umani. Ritengo che dire tante parole è inutile.
Ma sono sicuro che con la vostra solidarietà e sacrificio vinceremo, tutti insieme.
Prima di chiudere vi vorrei aggiornare sulla situazione della salute della compagna Guler Zere.
Come vi ho accennato nell’ultima lettera la compagna Guler Zere è una prigioniera politica che si trova da 14 anni nelle carceri turche. Ha 37 anni, ha trascorso la sua gioventù nelle carceri e in isolamento. Guler sta morendo lentamente perchè ha il cancro nella gola e in bocca. Il cancro è maligno e si espande molto velocemente. Guler ha adesso problemi molto gravi , se non verrà ricoverata adesso in un ospedale morirà. Ci sono certificati del medico che non può stare in carcere e deve essere curata e operata fuori dal carcere.
Però lo stato ignora il suo problema di salute e la fa morire.
In tutta Europa e anche in Turchia c’è una campagna in corso per salvare la vita di Guler. Noi saremo la voce di Guler anche in Italia.

 

Salviamo la vita di Guler Zere!
Guler Zere non deve morire!
Stop all’isolamento!
Viva la solidarietà internazionale!

 

Cari compagni vi ringrazio in anticipo per la vostra solidarietà.
Vi saluto tanto e vi mando un bacione.
A presto.
A pugno chiuso

 

Avni

 

Per scrivere: Avni Er, via Ermete Novelli 1, 82100 Benevento