Due giorni fa il compagno Luigi Cortesi ci ha lasciato dopo una lunga malattia. Di lui ci rimane il ricordo del militante e dello studioso, di un intellettuale lucido e di una persona pulita e coerente.
Nel ricordo di Gianpasquale Santomassimo, che pubblichiamo di seguito, troviamo la sintesi del lavoro degli ultimi anni della sua vita: il tentativo di “fondere critica leninista dell’imperialismo e nuova sensibilità ecologista e pacifista”. Questo era in fondo lo sforzo compiuto con la rivista “Giano”, da lui diretta con tanto impegno.
Il rapporto con Luigi, che alcuni di noi già conoscevano, divenne più stretto negli anni della battaglia a sostegno della Resistenza irachena. Cortesi fu tra i fondatori dei Comitati Iraq Libero ed uno dei relatori alla manifestazione nazionale “Con il popolo iracheno che resiste” che si tenne a Roma il 13 dicembre 2003, con l’aperta ostilità della sinistra istituzionale e non.
Una ragione in più per ricordarlo anche come coraggioso militante della causa, decisiva oggi come ieri, della resistenza all’imperialismo.
Ciao, Luigi!
la redazione
L’ostinata coerenza storica di Luigi Cortesi
di Gianpasquale Santomassimo
(dal Manifesto del 3 settembre)
Nato a Bergamo nel 1929, Luigi Cortesi appartenne alla generazione di giovanissimi studiosi che si dedicarono allo studio del movimento operaio in Italia, rinnovandone le basi e fondando una tradizione destinata a durare a lungo ma anche a conoscere fratture e divaricazioni. Deluso dall’esito, molto traumatico, e rivissuto ancora come tale fino agli ultimi anni, dell’esperienza di Movimento operaio, fondò con Stefano Merli la Rivista storica del socialismo, che tra il 1958 e il 1967 inaugurò una stagione fortemente militante del dibattito e della ricerca attorno alle origini del Pci.
Non c’era solo la polemica su Togliatti e la svolta di Salerno, ribadita ancora nell’edizione più recente dei suoi saggi sul passaggio dal fascismo alla democrazia (Nascita di una democrazia. Guerra, fascismo, Resistenza e oltre, manifestolibri 2004), ma anche la diffidenza verso la matrice gramsciana di quel partito, unita a una rivalutazione del ruolo di Bordiga (Le origini del Pci. Studi e interventi sulla storia del comunismo, 1999). Critico in maniera originale tanto della tradizione comunista quanto di quella socialista (nella quale rivalutava il Turati «operaista»), fu vicino a molte posizioni di Gaetano Arfé, pur non condividendone le scelte politiche.
L’ultima lunga fase della sua attività fu dedicata, attraverso la rivista «Giano», al tema della pace e delle sue condizioni, che era anche l’assillo più evidente che animava le sue conversazioni. Una crisi di civiltà. Cronache di fine secolo, 1999, e Storia e catastrofe. Sul sistema globale di sterminio, 1984, in nuova edizione presso manifestolibri nel 2004, sono i testi che meglio compendiano questa nuova disposizione, in verità ardua e ambiziosa, che tendeva a fondere critica leninista dell’imperialismo e nuova sensibilità ecologista e pacifista. «Il materialismo storico deve estendersi alla natura e la lotta di classe va incrociata con l’ecologia»: un programma vasto e impegnativo, difficile da porre in campo, ma perseguito con ammirevole coerenza.