Ancora un ricordo di Luigi Cortesi
    
Sofferente da molto tempo, ma lucido e intellettualmente attivo sino all’ultimo, Luigi Cortesi ci ha lasciati qualche giorno fa. Storico insigne del movimento operaio e della lotta antifascista, sempre disponibile ad impegnarsi – a differenza di tanti intellettuali “progressisti”, così sensibili e corrivi rispetto alle seduzioni della velina generale dell’imperialismo – nelle battaglie di resistenza e indipendenza antimperialiste (Jugoslavia, Palestina, Iraq…), Luigi coniugava, secondo un originale tentativo, leninismo, pacifismo (non imbelle né fintamente neutrale), ecologismo. Sarei portato, io che da comunista di tutt’altra ispirazione ho avuto la ventura di riconoscere, in questo compagno vicino alle idee di Bordiga, grande pulizia di intenti e assoluto disinteresse, a definirlo un “cavaliere di un comunismo ideale”. L’impresa della rivista “Giano”, oltre a tanti altri prestigiosi lavori scientifici, resta il segno del suo impegno totale.

Ha passato gli ultimi mesi, assai travagliati, a dare compimento a un’opera, che speriamo veder presto pubblicata, una storia del comunismo, mi diceva, sino a Stalin (escluso). E qui sapeva che non concordavo con lui: e, sul punto, ricordo con affetto le battutine ironiche e le punzecchiature che ci scambiavamo. Purtroppo non è vissuto sino alla pubblicazione della sua opera, tanto meno a quella della “vendetta” che gli avevo preannunciato: la prossima uscita in Italia di fondamentali studi di Kurt Gossweiler, storico tedesco-orientale, di documentata e oggi controcorrente impostazione “ortodossa”  (staliniana).

Lo avevo conosciuto e apprezzato in una comune militanza in Rc, ben presto per ambedue fonte di delusione. Mi aveva richiesto, a me giurista, talune collaborazioni per “Giano”, sull’aggressione alla Jugoslavia, su quella all’Iraq, sul barbaro assassinio, l’esecuzione capitale di Saddam Hussein. Il rapporto si era stretto nella comune battaglia giudiziaria contro la pesante e fanatica diffamazione di Magdi Allam sul “Corriere della Sera” operata, fra gli altri, ai suoi  e miei danni, per l’adesione al comitato “Iraq libero”. La battaglia giudiziaria, che egli seguiva con ansia di giustizia e verità, ha conosciuto un iniziale successo con il rinvio a giudizio, il primo, ritengo, che Magdi Allam abbia subito. Ma si ebbe presto a intendere che, con tutte le “paratie” che gli erano state o stavano per essergli erette intorno (come non ricordare lo spettacolare battesimo del convertito Magdi Cristiano Allam, officiato da Benedetto XVI in persona; dopo il nostro processo, ma preparata prima, l’elezione a deputato europeo nelle file dell’UDC casiniana…), ben difficilmente avremmo potuto aspettarci una conferma. La delusione che Luigi, già molto malato, ha sofferto per l’assoluzione di Magdi Allam, pronunciata dalla giudice Ferrari da Bassano del Tribunale di Milano (motivazione ancora non nota, probabilmente diritto di cronaca), la ricordo ancora come amaro disinganno di uno studioso, offeso non certo perché l’allora giornalista avesse reso pubblico l’impegno per la causa antimperialista, che abbiamo riaffermato anche nell’aula del Tribunale, ma per il modo: una gratuita e cumulativa lista di proscrizione di tutta una serie di nomi, associati dal querelato al terrorismo internazionale. Luigi non si sarebbe aspettato un esito processuale rivelatore di insensibilità circa la differenza fra il dare notizia e fare cronaca e i termini, in concreto incivili, arroganti, fanatici e irrispettosi, forse nella certezza dell’impunità, in cui la notizia viene data.

Avendolo da ultimo frequentato e sentito per telefono (ancora qualche giorno fa, in Umbria, dove è deceduto), voglio dare questa estrema testimonianza del modo di essere e di sentire di uno studioso, di un comunista, di un combattente, quale è stato e sempre ricorderemo Luigi Cortesi.
Con le più affettuose condoglianze alla moglie Anna Sabatini e ai figli.

    
Roma, 5 settembre 2009

Aldo Bernardini