Un finto dibattito su un finto giornale, aperto da un vero cialtrone
Alla fine sono arrivate le prese di distanza. Ma no, cosa dite, il nostro è solo un “dibattito su scienza e sinistra”. Sono poi arrivati i sinistrolibertari di Vendola: “ma no, l’Altro è un giornale indipendente, mica è la Pravda!, e giù a dar la colpa anche di questo a Berlusconi.
Eppure il titolo (vedi l’Altro del 30 agosto) era invitante: “Il nucleare? Basta fanatismi, non è il demonio”, prima pagina con rimando ad un doppio paginone centrale in un giornaletto di 12 pagine (di cui una di pubblicità ed un’altra di sport) non è poca cosa. Tant’è che il Corriere della Sera se ne è accorto, o meglio ha ricevuto per tempo la graziosa anticipazione sansonettiana e se l’è giocata con un articoletto giustamente intitolato: “«L’Altro»: sì al nucleare”.
Il Corriere, giornale che lavora apertamente per il partito nucleare, ha fatto il suo mestiere; ma qual è il mestiere di Sansonetti? Ecco una bella domanda per la quale molti nostri lettori avranno già qualche risposta.
Qui però non vorremmo occuparci del microdirettore barbuto, già distruttore (certo non da solo, ma il suo l’ha fatto bene) di Liberazione ed esaltatore di Luxuria e dell’Isola dei Famosi. Il “cialtrone” in questione questa volta non è lui. La sua parte l’ha fatta senza dubbio anche in questa occasione, ma c’è chi ha saputo far meglio.
L’autore dell’articolo, David Bidussa, così si presenta: “Vorrei preliminarmente dichiarare una cosa: non sono uno scienziato; non ho condotto studi né specifici né mirati sulla questione del biologico; non ho le competenze professionali, né quelle curricolari per argomentare intorno alla questione specifica. Per la precisione sono uno storico contemporaneista, e dunque dal punto di vista della competenza non ho alcun titolo per intervenire nello specifico”.
Ora, in Italia e nel mondo ci sono milioni di persone che non sono né scienziati, né tecnici, e neppure storici contemporaneisti, ma che tuttavia hanno qualche competenza in più di quella messa in mostra da questo signore.
Stabilito che “il nucleare non è il diavolo”, ci saremmo aspettati se non “competenza” certo qualche argomento, ma non siamo riusciti a rinvenirne traccia alcuna. Da questo punto di vista l’articolo lascia letteralmente senza parole.
Bidussa, in virtù di quali altri meriti ci sfugge, si permette di non dire un’acca sulle questioni energetiche, su quelle della sicurezza e dell’ambiente, su quelle delle materie prime, meno che mai sui problemi democratici insiti nella scelta nucleare. Bidussa non cita un dato, non sviluppa un ragionamento, insomma mostra chiaramente di non capirci nulla.
Ma, forse proprio per questo, ci sciorina due certezze: la prima è che la ricerca si sia fermata negli ultimi 35 anni per colpa del “pregiudizio antinucleare”, la seconda è che a causa di ciò “Occorre riprendere tempo: per cui la scelta alla fine è il nucleare e allo stesso tempo l’investimento in ricerca per superarlo”.
E con questa splendida sintesi Bidussa crede probabilmente di aver raggiunto vette impensate. Da notare come la scelta del nucleare venga presentata come inevitabile, indiscutibile, naturale, non un’opzione tra le altre.
Naturalmente, la tesi secondo cui la ricerca avrebbe subito un rallentamento è semplicemente ridicola. La ricerca, ovviamente funzionalizzata al profitto, non si è per niente fermata. Ma se per caso avesse ragione l’autore, egli dovrebbe spiegarci il perché il “senso comune antinucleare”, da lui denunciato, avrebbe rallentato la ricerca per superare il nucleare, quando a rigor di logica sarebbe dovuto avvenire il contrario. Misteri di uno storico contemporaneista, molto impegnato nel sostegno di Israele e scribacchino a tempo perso su diversi giornali.
Ma non è il caso di fare domande troppo impegnative.
E qui dobbiamo veramente fermarci, perché non possiamo continuare a polemizzare col vuoto assoluto. Qualcuno penserà che siamo troppo cattivi. Cambierà idea scorrendo il nulla in questione all’indirizzo http://altronline.it/bidussa-nucleare . Leggere per credere. Sansonetti guadagnerà un clic in più sul suo sito, ma il lettore si farà una bella risata di fronte a cotanto pensiero, a cotanto giornalismo.
Del resto, qual è il sottotitolo dell’«Altro»? «La sinistra quotidiana», una bella definizione che temiamo assai esatta.