Brevi riflessioni sulla guerra di Gaza e sulla natura dell’occupazione israeliana della Palestina

 

La commissione di inchiesta delle Nazioni Unite, presieduta da Richard Goldstone, dopo cinque mesi ha finalmente reso noto il contenuto del rapporto sulla guerra della Striscia di Gaza dello scorso inverno, la cui conclusione salomonica è che sia l’esercito israeliano sia Hamas hanno commesso crimini di guerra e, in alcuni casi, crimini contro l’umanità.

 

I crimini di Tsahal, l’esercito israeliano, consistono, secondo il rapporto, nell’aver imposto alla popolazione della Striscia una punizione collettiva e nell’aver ecceduto nell’uso della forza. Il rapporto cita in particolare alcuni episodi precisi, quali: “i proiettili di mortaio al fosforo bianco contro le installazioni dell’agenzia ONU per i rifugiati”; “l’attacco intenzionale all’ospedale di Al Quds con proiettili esplosivi e al fosforo”; “l’attacco contro l’ospedale Al Wafa”. Più in generale lo stato ebraico “non ha adottato le precauzioni richieste dal diritto internazionale per limitare le perdite di vite umane, i feriti tra i civili e i danni materiali”.
Il crimine di Hamas consisterebbe nel lancio dei missili Qassam sulle città israeliane site nelle vicinanze della Striscia di Gaza, senza distinguere gli obiettivi militari da quelli civili.

 

Israele ha reagito con la consueta prepotenza: il suo ministro degli esteri Avigdor Lieberman non solo ha accusato Goldstone di aver raccolto testimonianze false o unilaterali, ma ha avuto la faccia tosta di parlare di “un capitolo vergognoso nella storia del diritto internazionale e del diritto dei popoli all’autodifesa”.
Hai capito! Il ministro degli esteri del paese autore della più lunga occupazione dal secondo dopoguerra – fondata sull’affermazione bugiarda “Una terra senza popolo per un popolo senza terra” – si appella, per legittimare l’occupazione stessa, al diritto dei popoli all’autodifesa.

 

Diritto che, peraltro, è stato costantemente negato al popolo palestinese, vittima appunto dell’occupazione.
E questo rapporto è l’ennesima dimostrazione di come si persista in questa negazione, perché muove dal presupposto, che tutti sanno essere falso,  che la guerra di Gaza sia una guerra tra due stati posti su un piano di formale parità, entrambi indipendenti e sovrani e quindi con gli stessi poteri e diritti e gli stessi doveri.

 

Ma la guerra di Gaza è l’ulteriore manifestazione della legittima resistenza armata palestinese contro l’occupazione sionista della Palestina, come lo furono la prima e la seconda Intifada.
I lanci di Qassam contro le città israeliane sono infatti atti di resistenza contro l’assedio cui la Striscia è sottoposta ormai da quasi tre anni, assedio voluto da Israele e dagli Stati Uniti con i loro ascari europei e realizzato con la collaborazione del governo egiziano e dell’Autorità Nazionale Palestinese, che si è sempre opposta al diritto – dovere di Hamas di governare dopo le elezioni del gennaio 2006.

 

Resistenza palestinese, quindi, e non terrorismo e tanto meno crimini di guerra o contro l’umanità. Resistenza contro un’occupazione fondata sull’instaurazione di una colonia in Terra di Palestina, resistenza contro una forma di colonialismo che ricorda molto quella dei bianchi contro i nativi in Nord America (Canada e Stati Uniti). Una forma di colonialismo cioè che mira ad espellere o ad annientare la popolazione originaria, tollerandone al massimo poche sacche in zone debitamente circoscritte e circondate; una forma di colonialismo dove i coloni, i c.d. civili non a caso quasi sempre ben armati, giocano un ruolo cruciale per il mantenimento, l’espansione e il rafforzamento della colonia; una forma di colonialismo dove l’esercito è sempre intervenuto e sempre interviene dopo l’occupazione di terre ed edifici da parte dei c.d. civili.