Ciao papà,
stavamo dormendo;
ci è caduto addosso un missile israeliano;
non ti ho più visto.
Il tuo Kader
Ciao papà,
stavi lavorando nell’orto;
un cecchino israeliano ti ha colpito alla testa;
non ti vedrò mai più.
Il tuo Kamal
Ciao papà,
stavi andando al mare a pescare;
un lampo accecante ti ha bruciato
(mi hanno poi detto che lo chiamano fosforo bianco);
ci vedremo in cielo.
La tua Elan
Seguono altre mille lettere uguali.
Era gennaio a Gaza; nessuno si è commosso, forse perché i bambini non indossavano un basco rosso, ma una kefia.
I trecento che mancano alla conta degli ammazzati non possono piangere i loro papà.
Sono i padri che piangono loro.