Dispiace tornare sulla Santanchè, una vecchia conoscenza ahinoi (vedi in fondo la lettera che le scrivemmo a proposito dei finanziamenti delle moschee*), ma la vicenda in cui si è andata a cacciare è davvero paradossale.
Vittima della corsa al centro che ha privato il parlamento nazionale delle ali estreme di destra e di sinistra, la signora Garnero Santanché ha tentato un’exit strategy da un dimenticatoio che rischiava di costarle politicamente molto caro.
I musulmani sono sempre lì, deve aver pensato, e sempre più musulmani, numerosi, organizzati… vediamo di farne motivo e pretesto di una clamorosa rentrée mediatica.
Al traino della tragica vicenda di Saana uccisa dal padre per ragioni che nulla hanno a che fare con l’islam, ha deciso di orchestrare una bella provocazione che l’avrebbe messa di colpo sotto i riflettori, titolata sui giornali, intervistata e invitata ai talk show dove ogni giorno la cronaca, anche la più triste diventa spettacolo grottesco e mistificante.
La conclusione del mese di ramadan e le grandi celebrazioni che si svolgono in tutta Italia era un’occasione che non poteva lasciarsi sfuggire e, invece di recarsi alla grande Moschea di Roma, dove un certo (piccolo) ma significativo gruppo di donne integralmente velate si recano ad assolvere ogni anno alla preghiera comunitaria, ha scelto il rito organizzato dalla più criminalizzata e vituperata organizzazione islamica d’Italia: l’Istituto islamico Culturale di Milano che dopo aver pacificamente pregato per tutte le sere di ramadan al teatro Ciak, vi avrebbe svolto anche salat-ul aid al fitr (la preghiera della festa della rottura).
Già il giorno prima con bellicose dichiarazioni aveva annunciato quello che aveva intenzione di fare, e cioè impedire alle donne integralmente velate di mostrarsi pubblicamente. A sostegno di ciò citando una legge che a suo dire lo vieterebbe e che comunque non sarebbe stata sua competenza far rispettare.
La legge in effetti esiste, fu emanata nel 1975 per impedire ai “servizi d’ordine” dei gruppi politici di recarsi alle manifestazioni e cortei con caschi e passamontagna, e non è questo certo il caso e poi un’altra legge lo vieta in generale ma un’ampia giurisprudenza ha stabilito che le valide ragioni che essa contempla per tollerarlo contemplano anche quelle religiose.
Ciò detto torniamo alla fattispecie di quel che è accaduto domenica scorsa. Insieme ad un manipolo dei suoi e protetta da un robusto cordone di polizia in assetto antisommossa Daniela Santanché dalle otto di mattina rumoreggia in via Procaccini davanti alla Fabbrica del Vapore (teatro Ciak) dove stanno affluendo almeno 3 o 4 mila musulmani e musulmane per la preghiera della festa.
Inalberano cartelli, distribuiscono volantini e appena scende da un auto una donna con il velo integrale cominciano a gridare come ossessi “VIA IL VELO, VIA IL VELO, VIA IL VELO” e sembra che qualcuno provi anche a strappare il velo dalla testa di qualcuna della convenute.
Indispettiti ma pazienti i musulmani e le musulmane entrano senza curarsi di lei più di tanto e, alla conclusione del rito un gruppo di donne chiedono ai dirigenti che la facciano entrare che le vogliono parlare.
Lei entra scortata da quattro donne poliziotte e cerca di confrontarsi con le musulmane… confronto impari, tra loro ci sono ragazze di seconda generazione, colte e normodotate, non povere succubi come lei vorrebbe far credere al mondo: la fanno verbalmente a pezzi e deve battere in ritirata.
A questo punto fallita la missione di convincimento non c’è che da tentare le coup de theatre.
Il momento è propizio, sta scendendo dall’auto una donna con il nikab e le sue truppe all’esterno si accendono. La donna si spaventa e cade per terra, la polizia cerca di tenerli lontani, i musulmani temono che sia stata colpita, il momento è propizio: Daniela cade e urla che l’hanno colpita.
C’è un po’ di confusione e poi se ne va in lacrime. Il tutto è stato ripreso dalle telecamere della Digos e da quelle di un professionista che sta girando materiali per un suo progetto sull’islam in Italia.
Sono le ore 11 passate.
Fine del primo tempo.
Dopo oltre un’ora e dopo che comunicati stampa che denunciano “l’aggressione subita” sono già sulle agenzie di stampa, la Santanché si presenta al Fatebenefratelli a farsi visitare.
Il certificato medico che le viene rilasciato è assolutamente eloquente, basta leggerlo per rendersi conto di quello che è realmente accaduto.
Il referto non parla proprio di costola incrinata (la signora ha rifiutato anche la radiografia che poteva evidenziarla) e anche la contusione non si vede.
Recita infatti: NON SEGNI CONTUSIVI (significa che non si vede niente) DOLORE ALLA PALPAZIONE (il dolore è denunciato dalla signora, non è un dato oggettivo) ecc.
Ma meglio lo analizza un esponente radicale, presidente dell’associazione Adelaide Aglietta di Torino e in nulla sospettabile di connivenza con barbe e nikab islamici
http://www.radioradicale.it/scheda/287441/intervista-a-silvio-viale-sul-certificato-redatto-dai-medici-del-pronto-soccorso-dellospedale-fatebenefrat
Oggi i dirigenti dell’Istituto Islamico si sono recati in Questura accompagnati da sette donne musulmane testimoni oculari della vicenda dove hanno presentato denuncia per turbativa di funzione religiosa e violenza privata (vedi appendice 1*).
Si potrebbe dire fine della seconda puntata, se non fosse per una prima appendice (vedi sotto appendice 2*) che rende conto del coro quasi unanimemente belante della stampa che denuncia “aggressione alla Santanchè”, (compresi due ministri: Frattini e Carfagna che hanno perso un’occasione per non rendere evidente la loro proverbiale pochezza).
La terza puntata (per ora) è data dalle notizie riportate da “Il Giorno” nell’edizione del 23 settembre.
“Se si avvicina una di queste glielo tolgo via” avrebbe detto la ex parlamentare secondo quanto ascoltato e riferito dagli uomini della Digos di Milano. “Nessuno dei poliziotti (sempre Il Giorno nella corrispondenza firmata da Marinella Rossi) ha visto sferrare un pugno alla Santanchè in nessuna delle sei puntate in cui ha tentato di avvicinare le donne velate. Ma non si può escludere che proprio nell’ambito di una provocazione – molto concreta al punto di tentare di togliere un indumento di dosso ad una persona – gli islamici che accorrevano siano venuti in contatto con la donna”. La persona indicata dalla Santanchè che ha parlato di un colpo sferratogli da un uomo con il braccio ingessato si è presentato alla Digos ed è stato sentito in merito.
Al momento non ci sono indagati ed è significativo segnalare che l’ex parlamentare non avrebbe presentato querela formale.
Ormai anche molta stampa parla senza mezzi termini di “presunta aggressione” e ci rimettiamo al giudizio della magistratura che attendiamo con serenità e che speriamo rapido.
* E’ possibile leggere le appendici al presente articolo cliccando su
http://www.islam-online.it/2009/09/provocazione-della-santanche-atto-i-ii-e-iii/
– Appendice 1 – La denuncia dell’Istituto Islamico di Milano
– Appendice 2 – La rassegna stampa sui fatti del 20 settembre
– Appendice 3 – La lettera di Piccardo alla Santanché del 10 novembre 2006