A quasi un anno dalla sentenza beffa del novembre 2008 – che condannò in primo grado alcuni funzionari ed agenti del Reparto Mobile di Roma escludendo però ogni responsabilità dei massimi vertici di polizia per la “macelleria messicana” (la definizione è del vice questore Fournier, mentre i maggiori quotidiani italiani la chiamano “blitz”) della scuola Diaz, aprendo anzi loro la strada per ulteriori promozioni – il cerchio si è chiuso con l’assoluzione “per non aver commesso il fatto” dell’allora capo della polizia Gianni De Gennaro, ora direttore del Dipartimento Informazioni e Sicurezza e dell’ex capo della DIGOS di Genova Spartaco Mortola.

 

De Gennaro e Mortola vennero indagati nel 2007 per aver istigato alla falsa testimonianza Colucci, questore di Genova all’epoca del G8 del 2001, in merito alla conoscenza, da parte appunto di De Gennaro, della presenza del portavoce della polizia Sgalla davanti alla Diaz e quindi alla sua conoscenza della macelleria, maldestramente giustificata dalla presenza di molotov che, come poi sarà accertato, furono collocate nella scuola dalla polizia stessa.
Il Colucci nel corso delle indagini dichiarò prima che De Gennaro sapeva tutto, ma poi ritrattò. L’inchiesta a carico del “capo” e di Mortola  per istigazione alla falsa testimonianza e a carico di Colucci per la falsa testimonianza stessa, avviata nella primavera del 2007, scaturì dall’intercettazione di alcune conversazioni telefoniche, in cui Colucci spiegava a Mortola che era stato “il capo” a dirgli di fare retromarcia.

 

Gli effetti dell’inchiesta su De Gennaro, costantemente portato in palma di mano sia dall’attuale maggioranza che dall’attuale farsesca opposizione – che nel 2007 era al governo con la piena partecipazione del PRC e del PdCI – non sono stati poi così dirompenti.  E’ vero che nel giugno 2007, per dare un contentino al PRC, egli fu costretto a dimettersi da capo della polizia; ma fu prontamente nominato capo di gabinetto del ministro dell’interno Amato per poi diventare, nel gennaio 2008, commissario straordinario per la c.d. emergenza rifiuti di Napoli (in realtà un problema risalente almeno a 20 anni fa, ma si sa: “l’emergenza” legittima tante cose, dai pestaggi di stato fino alla militarizzazione del territorio). Adesso, come dicevo, dirige il Dipartimento Informazioni e Sicurezza, struttura al vertice dei servizi dopo l’ennesima riforma.

 

La sentenza di ieri, 7 ottobre, conferma la linea delle “mele marce” – secondo la quale la responsabilità di tutto quanto accadde a Genova nel 2001 è dei manifestanti mentre le “forze dell’ordine” hanno fatto il loro dovere salvo qualche isolata eccezione – assolvendo appunto i massimi dirigenti delle “forze dell’ordine” e, più a monte, i vertici politici sia di centro sinistra che di centro destra (non dimentichiamo che fino alla primavera del 2001 governò il centro sinistra ed è evidente a tutti che un G8 non si organizza in un paio di mesi) che pianificarono la gestione in “stile cileno” delle giornate di Genova e che hanno contribuito alla continua ascesa, guarda caso a partire dal dopo Genova, dei predetti massimi dirigenti.

 

Anche Colucci forse finirà nel cesto delle mele marce: infatti l’aspetto paradossale della decisione del giudice dell’udienza preliminare (GUP) di Genova è che da un lato assolve De Gennaro e Mortola (che avevano optato per il rito abbreviato, cioè per essere processati direttamente dal GUP), mentre dall’altro dichiara l’utilizzabilità delle intercettazioni e rinvia a giudizio proprio per falsa testimonianza il Colucci, ennesima isolata eccezione che ha fatto di testa sua.