Una nostra delegazione ha reso l’estremo omaggio a Wilfredo Caimmi, il partigiano Rolando, le cui esequie laiche si sono svolte sabato al cimitero di Tavernelle sotto una pioggia battente, pioggia che ha lasciato il posto ad un significativo e beneaugurante sole autunnale quando abbiamo accompagnato le spoglie verso la tumulazione al canto di bella ciao, con i pugni alzati per un ultimo saluto.
Erano presenti gli esponenti della sinistra anconetana e marchigiana, protagonisti di questi anni di divisioni e diaspore ma uniti nella commozione del vivo ricordo, nella testimonianza di stima ed affetto per questo umile e tenace comunista, combattente per la libertà.
Noi avevamo un rapporto speciale con il compagno Wilfredo, perché fece praticamente da padrino al centro sociale di Ancona Ottavo Kilometro che gestivamo verso la metà degli anni 90; il nome fu scelto dopo la presentazione del suo primo libro, intitolato appunto Ottavo Chilometro, in ricordo della pietra miliare che indicava tale distanza tra Osimo ed Ancona, guarda caso vicino al luogo dove era ubicato il centro sociale; presso quella pietra un giovanissimo Wilfredo prendeva gli ordini del comitato politico clandestino da riportare ai partigiani in montagna.
Nel libro venivano raccontate le esperienze dei giovani che come lui scelsero di combattere in armi il nazifascismo, giovani anconetani ed osimani come Quinto Luna del quale Wilfredo conservava un ricordo ricco di aneddoti che ci prodigava con commozione e cameratesca complicità.
E proprio trasferendo direttive ed armi, opportunamente camuffate anche nelle casse di bibite dell’attività di famiglia, che iniziò la sua militanza di staffetta, per poi integrarsi ai partigiani sulle montagne dell’arceviese , sfuggendo, anche grazie all’audacia ed al coraggio dei compagni, all’accerchiamento ed al massacro di monte sant’Angelo.
Gli anni della guerra ed i duri anni del dopoguerra, tra contrabbando e discriminazioni per gli ex combattenti comunisti sono stati raccontati in successivi libri di testimonianza diretta e racconti.
Molti che oggi gli tributano i doverosi onori furono imbarazzati e frettolosi nel giudicarlo quando finì condannato nel 1990 per aver conservato le armi dei suoi compagni di lotta, armi che negli immediati anni del dopoguerra, tra tentativi di liquidazione autoritaria delle rivendicazioni dei lavoratori ed ingerenze americane, molte cellule partigiane ritennero opportuno conservare su conoscenza e, spesso, tolleranza del Partito Comunista; Wilfredo ritenne opportuno conservarle più a lungo e grazie a questo suo zelo, per noi ampiamente giustificato (se non altro per i numerosi rigurgiti neofascisti e golpisti dietro le stragi che hanno insanguinato il paese), oggi noi possiamo ammirarle nel museo della resistenza di Falconara alta.
Ma di altre armi dobbiamo, in tuo onore, essere degni.
Le armi che ci hai affidato ben salde stringiamo nelle nostre mani: il tuo esempio, la memoria…