Le primarie da “strapaese” del Pd

Com’era prevedibile, le primarie del Pd hanno riaperto alcuni giochi – anch’essi prevedibilissimi – che per qualche tempo erano rimasti in stand by. Rutelli ha ripreso il cammino verso la scissione, mentre gli ex Arcobaleno si sono messi subito ad accelerare il percorso delle “nuove” (si fa per dire) alleanze.
Torneremo a breve sul significato delle primarie, sulle prospettive del Pd e sui “giochi” che ne seguiranno.  Su queste questioni pubblichiamo intanto un commento di Gianfranco La Grassa, dal blog
 
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Alla frutta

di Giellegi

Ormai veramente il virus dell’antiberlusconite dilaga – altro che influenza “suina”! – e sta provocando la liquefazione del cervello a sinistra; perfino, così sembra almeno, presso alcuni che finora avevano mantenuto un minimo di razionalità. Intanto, diciamo che l’esaltazione della sinistra “ufficiale” per i voti alle primarie è da mentitori o da privi di senno. Non sto nemmeno a discutere il fatto che non si sono superati certi “primati” precedenti. Tuttavia, entusiasmarsi per tre milioni di voti, dimenticando i risultati delle vere elezioni, è semplicemente comico. Non parliamo dell’imitazione, proprio da “strapaese”, delle primarie americane che sono, a loro modo, una cosa seria (un po’ da baraccone, ma insomma con una loro precisa significatività). Qui, con due euro e una semplice tessera di identificazione, si accedeva al voto. Ci sono state persone – è inutile dire poche, perché nessuno ne sa il numero – che hanno votato più volte.

Inoltre, la “voce dell’uccellino” mi dice che più di un elettore di centro-destra (non tutti sono conosciuti per tali) è andato a votare, e precisamente per Bersani; che rischia (ma solo a breve termine) di corrispondere alle aspettative degli avversari. Egli finge di spostarsi “a sinistra”, ricominciando ad intrallazzare con i “sinistri estremi” (ormai soltanto “portatori d’acqua”).
Vorrebbe inoltre rinverdire l’Ulivo offrendo la presidenza al “nuovo” Prodi. Rutelli credo conti poco in questo momento, comunque se ne andrà e, in effetti e come ha dichiarato, non da solo.
Certamente, scemi pure quelli, di “destra”, che pensano Bersani desideroso di rifare il vecchio Pci.
Potrebbe al massimo voler rifare, al di là di come si chiama (o chiamerà), il partito dei “rinnegati del comunismo”, quello che si mise d’accordo con “ambienti Usa” e Confindustria, scatenando la magistratura nell’operazione impropriamente detta “mani pulite”, di cui ormai sappiamo gli intenti e i risultati (scarsi, in relazione ai reali obiettivi perseguiti da americani e parassiti nostrani industrial-finanziari, quelli del “Panfilo Britannia”).

Dietro Bersani (grigio e sbiadito “Maurizio Ferrini” di “Quelli della notte”, che invece all’epoca faceva veramente ridere di gusto) c’è poi D’Alema, l’uomo creduto un genio e che tale si sente grazie ad una arroganza degna di miglior causa. E’ l’uomo che Cossiga (mai smentito da qualcuno) ha sostenuto di aver fatto diventare, con debito intrigo, premier nel 1998 al fine di servire l’aggressione statunitense alla Jugoslavia. L’uomo che, alla presentazione del libro di Wesley Clark su tale evento, aveva l’atteggiamento di una valletta di Mike Bongiorno a “Lascia e raddoppia” (lui dovette infatti dopo un po’ lasciare), che sorrideva beato quando il generale gli batteva la mano sulla spalla, tutto soddisfatto, rivelando come il “genio” gli avesse promesso 18.000 soldati se ci fosse stato bisogno dell’operazione di terra. Nel suo non lungo passaggio per Palazzo Chigi favorì la conquista della Telecom (già privatizzata sempre “da sinistra”) da parte dei “capitani coraggiosi” – aiutato dall’assenza, in una riunione decisiva, dell’allora Direttore generale del Tesoro, poi vicepresidente della Goldman Sachs e oggi al vertice del sistema bancario italiano (e qualche “improvvido” lo vorrebbe anche al posto di Tremonti nel prossimo futuro) – un’operazione disastrosa dalla quale la nostra azienda di telecomunicazioni non si è affatto ripresa.

Ricordo ancora che quest’uomo non fu precisamente assente da tutto ciò che riguardò le vicende della Banca 121 del Salento, dove ad era De Bustis, uomo considerato a lui vicino, che dopo il sostanziale fallimento della Banca (con rovina di circa 6000 risparmiatori) riuscì – con l’aiuto di chi, secondo voi? – a farla assorbire dal Monte dei Paschi, divenendo ad di quest’ultima per almeno un annetto (adesso non ricordo bene i tempi). Interessante, no? L’ad di una banca di fatto fallita e assorbita diviene ad di quella che l’assorbe e che è una delle grosse banche italiane. Durò però poco, venne presto la sconfitta del gruppo (di quale orientamento, secondo voi?) che l’appoggiava in Consiglio di Amministrazione; De Bustis emigrò comunque alla direzione della sezione italiana della Deutsche Bank (sempre in piedi cadono costoro). Ricordo inoltre la sconfitta di D’Alema che appoggiava, questo è del tutto notorio, la scalata dell’Unipol alla Banca Nazionale del Lavoro.

Tralascio di elencare altre “grandi imprese vittoriose” del personaggio per mancanza di spazio e di tempo. Questo è comunque il “genio” della politica italiana “di sinistra” sempre in lotta con l’altro “supergenio”, Walter Veltroni, grande scrittore di romanzetti “popolari”, di fronte al quale una scrittrice quale la Peverelli o, andando più indietro, Delly (pseudonimo di due fratelli francesi), ecc. avrebbero meritato il Premio Nobel (oggi squalificato, ma allora valeva qualcosa più di un Oscar cinematografico). Per di più, il “genio italico” di cui stiamo parlando è quello della fondazione ItalianiEuropei (assieme ad un altro personaggio di “cristallina coerenza” quale Amato), istituto che ama intrattenere rapporti con Farefuturo (Fini), ItaliaFutura di Montezemolo (una vera fantasia nei nomi!); e cui collabora il “rivoluzionario che più di così non si può”, al secolo Negri. Dietro Bersani c’è esattamente tutto questo, poiché da solo, con la sua faccia da “brava persona” (non ho alcun motivo di dubitarne, sia chiaro, anche se non giudico le persone dalla faccia che presentano in TV), non conta poi molto.

Ora, questa “enorme” novità spinge alcune “persone perbene” della sinistra extraistituzionale, anch’esse che più rivoluzionarie di così è impossibile trovarne, a proporre di riprendere un discorso intorno alla “sinistra” e alle sue “nuove” prospettive. Credo di parlare a nome del blog – comunque chiedo anche agli altri redattori e a coloro che hanno mostrato amicizia, alcuni venendo anche a Pescara al nostro incontro, di esprimersi adesso con chiarezza su tale problema che mi sembra dirimente – manifestando chiusura netta rispetto a chiunque faccia proposte di riavvicinamento ad una sinistra del genere di quella ora guidata da Bersani. Essere coglioni si può, ma non fino a questo punto; oltrepassatolo, non di coglioneria si tratta, ma di vero e proprio schieramento con la parte più reazionaria della politica italiana, in combutta con Usa e industrial-finanza italiana alle dipendenze di quella potenza.

Tanto più che, assai facilmente, Bersani seguirà l’iter di Obama; ben inteso in sedicesimo. Quest’ultimo è stato osannato come un vero rinnovamento degli Usa dai cretini del politically correct (quelli del buonismo razzista verso i “diversi”); oggi sta perdendo sempre più smalto, non chiudendo Guantanamo, inviando nuove truppe in Afghanistan (per di più mentendo sul loro numero effettivo), non ritirandosi più dall’Irak (perché la situazione torna a surriscaldarsi), rinunciando allo scudo missilistico per reinventarsi un altro “marchingegno” non si sa quanto dissimile, organizzando di soppiatto (ma recitando la parte dell’indignato) un colpo di Stato in Honduras, lasciando le basi militari in Colombia, non compiendo una sola mossa di contrarietà di fronte alla “quarta flotta” (riattivata lo scorso anno, dopo essere stata sciolta nel 1950), che è un chiaro gesto bellicoso verso i paesi del Sud America “non obbedienti”. E si potrebbe continuare.

Anche Bersani, alla fine, sarà costretto a lasciar perdere qualsiasi sbiadita “parola di sinistra”. Se non lo farà, può sognarsi per un bel pezzo di riprendere quota presso l’elettorato cosiddetto “a mezza strada”. Chiunque giochi a far finta di non vedere che cosa ormai rappresenta questa sinistra, qualsiasi sia il personaggio alla sua testa, è un normale imbroglione. Con gente simile i rapporti sono chiusi. Mi dispiace: nessuna apertura di credito a Bersani & C; tanto più che sarebbe semplicemente virtuale per quel che contiamo quali sporadici gruppi di oppositori. Questa la mia posizione, che ritengo di semplice buon senso.