Intervista ad H.H., militante della Sinistra Radicale dell’Afghanistan (LRA), rilasciata al Campo Antimperialista il 26 ottobre 2009.

I media italiani hanno dato ampio risalto alla manifestazione degli studenti universitari svoltasi ieri (25 ottobre) a Kabul. E’ vero che essa è stata promossa dai Taliban?

 

Penso che i vostri media hanno fatto volutamente confusione. La manifestazione di ieri a Kabul era per protestare contro il cosiddetto “furto dell’acqua”, ovvero contro l’esportazione dell’acqua in Iran. Non era affatto sostenuta dai Taliban o altri movimenti della Resistenza, ma da Najibullah Kabuli, un parlamentare proprietario della TV Imroz. La manifestazione degli studenti si è invece svolta a Herat, non a Kabul.

Ed è sintomatico che i media italiani abbiano “fatto confusione”, forse proprio perché la manifestazione si è svolta nella zona sotto il loro controllo. Più di cinquemila studenti hanno fatto un corteo contro l’occupazione USA-NATO dopo che si era saputo che i soldati americani avevano insultato e fatto fuoco sul Corano, libro sacro ai musulmani, nella provincia di Maidan Wardak. Contro questa provocazione in verità si sono svolte proteste in varie parti del paese. La gente urlava contro gli USA e la NATO, gridava “morte all’America!”, “Via dall’Afghanistan!”. Gli americani hanno bollato queste proteste come Taliban ma non è vero. Loro vogliono far credere che chiunque si opponga all’occupazione è un terrorista, per questo vedono Taliban dappertutto. In verità ci sono forze patriottiche e nazionaliste che animano la Resistenza all’occupazione e non si considerano affatto Taliban.

Sappiamo che ci sono alcune organizzazioni di sinistra attive nella Resistenza. Quali sono e cosa impedisce loro di formare un fronte unito?

Sì, esistono diverse organizzazioni rivoluzionarie di sinistra, ma esse sono divise da questioni ideologiche e teoriche. Anzitutto le differenze riguardano la natura della società afgana: è feudale o capitalista? Esiste una borghesia nazionale? E se sì, si deve fare fronte con essa? Dissensi esistono poi riguardo al maoismo e al trotskysmo, oppure sul giudizio dell’Islam e sul secolarismo. A causa della repressione, della persecuzione, del ruolo degli svariati servizi segreti che uccidono o arrestano chiunque si opponga all’occupazione, equiparato a “terrorista”, le condizioni in cui combattiamo sono durissime. Non possiamo avere contatti regolari, riunirci, fare attività pubblica. Né possiamo coordinare le nostre attività. In queste condizioni pullulano le spie. Ci sono stati casi di persone che militavano nelle file della Resistenza mentre in realtà lavorano al servizio di Karzai e degli americani nel dare la caccia agli oppositori e ai quadri della Resistenza. Come Sinistra Radicale dell’Afghanistan, sin dall’inizio dell’occupazione, abbiamo tentato di unire le forze rivoluzionarie di sinistra in un fronte unito, anche nella prospettiva di un unico partito, ma per raggiungere questi obbiettivi c’è ancora molta strada da fare. Per riuscirci abbiamo bisogno dell’appoggio internazionale dei compagni

Cosa resta del vecchio Partito Democratico del Popolo Afgano (PDPA) e delle sue due frazioni, Khalq e Parcham?

Ci sono state molte scissioni nel campo residuale del PDPA, ad esempio la corrente di Shahnawaz Tani dei Khalq o l’organizzazione di Abdullah Naibi dei Parcham. Alcuni di loro hanno sostenuto le istituzioni fantoccio e hanno fatto parte del parlamento dopo l’invasione USA, vedi Noorulhaq Ulomi, Gulabzoi, ma anche altri. Habib Mangal si è addirittura candidato alle recenti elezioni presidenziali. Essi fanno a gara nel catturare l’appoggio degli imperialisti, americani o francesi, nel tentativo di dimostrare che sarebbero più affidabili di Karzai o dell’Alleanza del Nord. Questi rottami politici non si oppongono all’occupazione, si limitano a belare qua e là contro certi eccessi. Si oppongono all’invio di nuove truppe ma sostengono che per stabilizzare la situazione vanno rafforzati la polizia l’esercito afgano. Traditori patentati del popolo e degli oppressi, essi continuano a svolgere oggi lo stesso ruolo di ieri. Non hanno quindi alcun reale seguito tra le masse afgane.

Alla fine è stato deciso che si andrà al ballottaggio tra i due candidati Karzai e Abdullah. Qual è il tuo giudizio sul conflitto politico che li divide?

Non ci sono tra i due profondi dissensi strategici. Il loro è un giuoco delle parti, voluto da USA e NATO allo scopo di mostrare al mondo la credibilità di un processo elettorale invece fraudolento, anche se un po’ meno truffaldino delle elezioni del 2004

Karzai resta o no la pedina principale degli Stati Uniti?

Sì, Karzai continua a godere del pieno appoggio degli USA, visto che gli americani non hanno altra opzione. Abdullah non è un pashtun, sarebbe un serio guaio se egli diventasse presidente. A Washington sanno bene che un presidente non può che essere un pashtun. Il dissidio tra Karzai e Obama è il più classico gioco tra lo schiavo e il suo padrone.

Come è percepito a Kabul il ruolo della Cina?

La Cina è un paese conservatore e la sua politica estera riguardo all’Afghanistan e alla regione è sostanzialmente passiva, non segue una sua linea indipendente, si muove piuttosto sulla scia della cosiddetta “comunità internazionale”. Tuttavia è evidente la preoccupazione cinese riguardo alla crescente influenza USA e NATO in Afghanistan, nonché alla loro avanzata in Asia centrale, e alle pressioni su Iran, Pakistan e India. Un’avanzata, com’è ovvio, che indirettamente minaccia anche la Cina, e quest’ultima se ne rende ben conto. In un certo senso il Patto di Shanghai rappresenta un fattore di resistenza o un freno alla pressione USA-NATO. E’ plausibile che indirettamente la Cina offra un sostegno alle forze a vario titolo antiamericane, sia in Pakistan che in Afghanistan.

E’ vero che la Russia di Putin sta sostenendo l’Alleanza del Nord?

Sì, la Russia sta aiutando l’Alleanza del Nord, ma non troppo intensamente, non fino al punto da mandare in frantumi gli attuali fragili equilibri del blocco al potere. Del resto vanno tenute nella debita considerazione le divisioni interne che lacerano l’Alleanza del Nord, e gli zig-zag dei suoi notabili. Si dice anche, come nel caso della Cina, che i russi aiutino l’opposizione armata alla scopo di impedire agli americani e alla NATO di vincere in Afghanistan e quindi rafforzare la loro influenza in Asia centrale

Qual è il ruolo dell’Iran nel conflitto afgano?

L’Iran è decisamente più attivo di russi e cinesi. Teheran non può permettere che gli imperialisti vincano la guerra e normalizzino il nostro paese, ciò che farebbe dell’Iran un facile bersaglio della prossima aggressione. Il governo fantoccio ha mostrato diverse prove che dimostrerebbero come l’Iran fornirebbe armi ed equipaggiamento, non solo a diversi signori della guerra locali che combattono gli occupanti, ma direttamente a gruppi della Resistenza più o meno legati ai Taliban. L’Iran, come tutti i paesi che fanno parte del Patto di Shanghai, pur di evitare che gli americani vincano la guerra, per i loro fini, non si farà scrupoli a sostenere la Resistenza armata.

E il ruolo del Pakistan?

Il governo Zardari sostiene pienamente la politica americana nella regione. Tuttavia i potenti servizi segreti (ISI) e importanti settori delle gerarchie militari e politiche pakistane, segretamente e informalmente sostengono i Taliban contro gli occupanti. Si tratta di settori musulmani nazionalisti determinati ad impedire che il Pakistan e l’Afghanistan diventino satrapie americane.