In India la situazione nelle aree popolate dagli adivasi (indigeni) e a forte presenza maoista potrebbe diventare drammatica a causa della minacciata offensiva su larga scala delle forze armate indiane. Ci è pervenuto un appello con l’indicazione dei primi firmatari che, come Campo Antimperialista, non possiamo non raccogliere e contribuire a diffondere.
Aderite e diffondete in tanti!

Per ulteriori informazioni:
http://sanhati.com/excerpted/1824

Fermiamo il bagno di sangue

Lettera Aperta al Governo Indiano sull’Offensiva Militare nel Centro India

 

Dr. Manmohan Singh Primo Ministro,
Governo dell’India
South Block, Raisina Hill
New Delhi, India-110 011

 

Esprimiamo profonda preoccupazione di fronte all’annunciata decisione del Governo indiano di sferrare un’offensiva militare senza precedenti nelle regioni abitate dalle popolazioni adivasi (indigene) negli stati dell’Andhra Pradesh, Chattisgarh, Jharkhand, Maharashtra, Orissa e West Bengala. L’obiettivo dichiarato di questa offensiva è “liberare” queste aree dall’influenza dei  ribelli Maoisti. Una simile campagna militare avrà effetti devastanti per la vita e la  sopravvivenza dei milioni di poverissimi che vivono in quelle aree: non è difficile prevedere i  massicci sfollamenti, il peggiorare della miseria, la violazioni dei più elementari diritti umani. 
L’idea di attaccare i settori più poveri della popolazione indiana non può essere giustificata  dalla necessità di domare una ribellione che ha radici oggettive. Le campagne già sferrate dalle varie formazioni paramilitare presenti da tempo su quei territori, finanziate, in alcuni casi  organizzate da agenti del Governo indiano, hanno già creato una vera e propria guerra civile in alcune aree del Chattisgarh e del West Bengala, con parecchie centinaia di morti e migliaia e migliaia di sfollati. L’offensiva armata che è stata proposta avrà il solo effetto di estendere una  simile emergenza ad un’area ancora più estesa, aggravando ancora di più le condizioni di  povertà, di fame, di umiliazione e di insicurezza delle popolazioni adivasi. 

Le condizioni di povertà in cui queste popolazioni vivono da sempre si sono ulteriormente aggravate negli ultimi 15 anni, in coincidenza con la progressiva adesione del governo indiano  alle politiche neo liberiste. Il loro già modesto accesso alle foreste, alle terre, ai fiumi, alle aree  di pascolo, alle fonti d’acqua e ad ogni altra risorsa di collettivo utilizzo è diventato l’oggetto di  un attacco sempre più pesante da parte dello Stato Indiano che ha preso la forma e lo statuto  di Zone Economiche Speciali (SEZ) ed altri progetti di “sviluppo” nel settore soprattutto  minerario. Non è un caso che il sottosuolo di quelle stesse aree che saranno il target  dell’offensiva militare del governo, sia ricchissimo di materie prime, oltre che di foreste e di  acqua. Tutte risorse che fanno gola a parecchie multinazionali. La disperata resistenza delle  popolazioni indigene locali contro i ripetuti tentativi di forzata evacuazione ed espropriazione è  riuscita in più di un caso a difendere queste territori dai tentativi di appropriazione da parte  delle Corporations. L’inquietante impressione è che dietro questa offensiva del governo contro  una simile resistenza da parte delle popolazioni, ci sia il disegno di facilitare l’ingresso e  l’operatività di queste Corporations con il progetto di sfruttare senza ritegno le risorse naturali  che assicurano la sopravvivenza di questa popolazioni.

All’origine della protesta sociale c’è in  realtà una crescente disuguaglianza e una quantità di problemi irrisolti, aggravati da una  continua violenza di stato, da una crescente repressione come unica risposta alla resistenza non-violenta di popolazioni letteralmente senza difese dinnanzi a uno sviluppo che in effetti  non garantisce altro futuro che quello dell’emarginazione e dell’espropriazione. Invece di  andare alle radici del problema, lo stato Indiano ha deciso di lanciare un’offensiva militare per  annientare il problema: uccidere i poveri invece della povertà, è l’implicito slogan di una simile  iniziativa.   Noi riteniamo che questo tentativo di soggiogare militarmente la propria stessa gente senza  neppure analizzare le radici del conflitto, sarebbe un grave colpo per la Democrazia indiana. 
Anche provando a credere che una simile operazione possa avere successo (cosa di cui  dubitiamo, ritenendo invece che avrebbe il solo effetto di allargare ancor più l’area della lotta  armata) possiamo essere certi della miseria in cui precipiterà la massa di gente comune, come  si é visto in numerose situazioni simili in tutto il mondo. 

Chiediamo al governo Indiano di fermare immediatamente una simile iniziativa e di ritirare le  forze militari già destinate alle aree tribali del Centro India. Un’iniziativa che avrebbe il solo  effetto di innescare una vera e propria guerra civile e aggravare la già enorme miseria in cui  versano i settori più poveri e vulnerabili della popolazione Indiana, oltre a creare le condizioni  di libero saccheggio delle loro risorse da parte dl settore corporativo. 

Primi firmatari:

Arundhati Roy, Author and Activist, India
Noam Chomsky, Professor Emeritus of Linguistics, M.I.T., USA
David Harvey, Distinguished Professor of Anthropology, The C.U.N.Y. Graduate Center, USA
Michael Lebowitz, Director, Program in Transformative Practice and Human Development, Centro Internacional Mirana, Venezuela
Amit Bhaduri, Professor Emeritus, Center for Economic Studies and Planning, JNU, India
Sandeep Pandey, Social Activist, N.A.P.M., India
Mahashweta Devi, Social Activist and Writer, India
Manoranjan Mohanty, Durgabai Deshmukh Professor of Social Development, Council for Social Development, India
Prashant Bhushan, Supreme Court Advocate, India
Nandini Sundar, Professor of Sociology, Delhi School of Economics, University of Delhi, India
Colin Gonzalves, Supreme Court Advocate, India
Arvind Kejriwal, Social Activist, India
Arundhati Dhuru, Activist, N.A.P.M., India
Swapna Banerjee-Guha, Department of Geography, University of Mumbai, India
Anand Patwardhan, Film Maker, India
Dipankar Bhattachararya, General Secretary, Communist Party of India (Marxist-Leninist) Liberation, India
Bernard D’Mello, Associate Editor, Economic and Political Weekly (EPW), India
Sumit Sarkar, Retired Professor of History, Delhi University, India
Tanika Sarkar, Professor of History, J.N.U., India
Gautam Navlakha, Consulting Editor, Economic and Political Weekly, India
Madhu Bhaduri, Ex-ambassador
Sumanta Banerjee, Writer, India
Dr. Vandana Shiva, Philosopher, Writer, Environmental Activist, India

Chiediamo a tutti voi di unirvi al nostro appello.

Per ulteriori informazioni: http://sanhati.com/excerpted/1824