
Pochi oggi ricordano la sanguinosa guerra che nel 1977-78 oppose la Somalia di Siad Barre all’Etiopia di Menghistu, e che vide quest’ultima uscirne sonoramente sconfitta. La Somalia giustificò la sua aggressione col motivo di sostenere il movimento di liberazione dell’Ogaden. Si trattava in realtà di una guerra per procura, istigata dagli americani nel tentativo di rovesciare il neonato regime antimperialista etiopico. Regime che difficilmente avrebbe potuto resistere agli attacchi da ogni lato, senza il sostegno dei cubani e dei sovietici. Si era al culmine della guerra fredda. Da allora ne è passata di acqua sotto i ponti, la situazione si è capovolta. Oggi l’Etiopia di Meles Zenawi è uno fido alleato degli USA, mentre in Ogaden combatte per la libertà del proprio popolo il Fronte Nazionale di Liberazione dell’Ogaden (ONLF).
Pochi ne parlano dell’impari battaglia in corso in Ogaden tra le truppe etiopiche da una parte e l’ONLF dall’altra. Eppure stiamo parlando del Corno d’Africa, ovvero di un’area strategica di vitale importanza, come attesta il conflitto somalo, segnato dalla pesanti interferenze imperialiste e dalla fallita invasione etiopica del luglio 2006.
La stampa italiana scopiazza, e male, quella internazionale, ben più attenta alle vicende di questa turbolenta area del pianeta. Ligia alle direttive delle centrali dis-informative americane, si limita a rilanciare, con risibili fronzoli giornalistici, soltanto quanto queste diffondo in sostegno alla “lotta contro il terrorismo islamico”, centellinando qualche informazione di seconda mano sul conflitto che dilania la Somalia e che vede opposte le milizie salafite degli Shabaab a quello che resta delle Corti Islamiche, oramai passate in servizio permanente effettivo dalla parte degli americani. Il silenzio più totale invece sulle malefatte e sui crimini del regime etiope “amico”.
Scopiazza male, dicevamo, perché, da seria stampa di potenza coloniale, sia quella yankee che quella inglese almeno osano accennare alla lotta armata in corso in Ogaden. Così chi avesse prestato attenzione, sia negli USA che nel Regno Unito, si sarebbe almeno imbattuto nella notizia che sabato 14 novembre il Fronte Nazionale di Liberazione dell’Ogaden (ONLF) aveva diffuso, ovvero della loro offensiva su larga scala contro le truppe etiopiche, infliggendo loro pesanti perdite. L’ONLF annunciava addirittura di avere strappato ai nemici il controllo di ben sette città, tra cui Obolka, Hamaro e Gunogabo.
Nel comunicato, pubblicato non a caso e prontamente da al-Jazeera (http://english.aljazeera.net/news/africa/2009/11/200911147164555146.html), l’ONLF dichiarava che “le operazioni hanno coinvolto migliaia di combattenti e sono durate due giorni di aspri combattimenti”, e che i guerriglieri “sono stati calorosamente accolti dalla popolazione”.
Ma cos’è e per cosa si batte l’ONLF?
Fondato nel 1984 l’ONLF salì alla ribalta nell’aprile 2007, quando i suoi miliziani attaccarono un impianto di estrazione petrolifera cinese nel quale rimasero uccise 74 persone. Una presenza, quella delle grandi compagnie petrolifere cinesi, che l’ONLF condanna come neo-colonialista, e a ragione, visto che i proventi del petrolio estratto in Ogaden finiscono non solo in Cina, ma nelle tasche della camarilla di Addis Abeba, che le compagni cinesi, com’è noto, ingrossano con laute mazzette, mentre l’Ogaden resta la regione più povera della già disastrata Etiopia. Se alla rapina della sola risorsa naturale della regione aggiungiamo la sfrontata discriminazione di cui il popolo dell’Ogaden è vittima; se teniamo conto delle disperate condizioni sociali in cui versa la popolazione; se calcoliamo l’assenza completa di un sistema sanitario e scolastico e il fatto che qui non giungono neanche le briciole dei pur ingenti aiuti umanitari targati ONU, allora possiamo capire le vere cause che spingono tanti giovani ad aderire all’ONLF.
Malgrado la popolazione dell’Ogaden sia di fede musulmana, l’ONLF non ha nulla a che fare col salafismo e col jihadismo, di più, non si considera un’organizzazione fondata su principi religiosi. Ancor più importante è che nonostante il popolo dell’Ogaden (una piccola minoranza, tenendo conto dei circa settanta milioni che abitano l’Etiopia) sia di nazionalità somala, esso non punta ad una “grande Somalia”, ma si batte per l’autodeterminazione dell’Ogaden. Chi voglia leggere attentamente il suo programma (http://www.onlf.org/news.php <http://www.onlf.org/news.php> ) potrà facilmente capire che siamo in presenza di una forza che non solo noi italiani definiremmo laica, ma pure democratica e, quel che più conta, di evidente matrice antimperialista.
Leggiamo infatti nella sua Dichiarazione di Principi:
«1. La causa dell’Ogaden non è una disputa territoriale tra la Repubblica di Somalia e l’Etiopia. Essa è uno degli aspetti del colonialismo europeo in Africa. E’ la causa di una nazione tradita dalla Gran Bretagna e altre potenze coloniali che accettarono l’annessione etiope che avvenne violando gli accordi e in conflitto con la legge internazionale e la Carta dell’ONU [dopo la guerra italo-etiopica del 1935-36 l’Ogaden venne annesso alla Somalia, mentre alla fine del secondo conflitto mondiale gli inglesi lo consegnarono all’Etiopia, N.d.R.]».
2. La lotta del popolo dell’Ogaden e lo scopo dei suoi movimenti è quello di ottenere il diritto all’autodeterminazione non tanto quello di ottenere l’identità nazionale. Questo perché l’Ogaden non è mai stato storicamente o politicamente parte dell’Etiopia.
3. La rivoluzione del popolo dell’Ogaden si basa sul rigetto delle illegali disposizioni del governo inglese [con le quali la regione venne consegnata all’Etiopia, N.d.R] e di conseguenza sulla volontà di ottenere il diritto all’autodeterminazione fondato sul diritto a determinare il proprio futuro. Si basa inoltre sulle risoluzione dell’Assemblea generale dell’ONU riguardante la necessità di porre fine al colonialismo.
4. L’ONLF è un’organizzazione d’avanguardia alla testa della lotta del popolo che si batte con modalità rivoluzionarie adeguate: facendo tesoro dell’esperienza ottenuta dagli altri movimenti di liberazione, libera da ogni tipo di pressione o intervento straniero.
5. L’ONLF adotta la strategia della guerra popolare prolungata e della Resistenza frontale indipendente, sostenute dalla mobilitazione popolare. L’inziativa del popolo è la base della sua lotta.
6. Il programma dell’ONLF sarà portato avanti da quadri combattenti prudentemente selezionati tra i propri ranghi, con un’enfasi particolare alla loro maturità politica, alla loro condotta personale e alla profondità del loro legame con la lotta nazionale».
Tutti fattori che dovrebbero spingerci a sostenere la causa dell’ONLF, nel quadro della più generale battaglia per farla finita con l’imperialismo e con ogni politica neocoloniale, qualunque sia la bandiera del paese che si dedica alla rapina e al saccheggio.
Per saperne di più sul Fronte Nazionale di Liberazione dell’Ogaden:
http://www.youtube.com/watch?v=AMUc05cWH4c&NR=1 <http://www.youtube.com/watch?v=AMUc05cWH4c&NR=1>