Che l’Italia stia diventando ogni giorno di più un pantano politico che non ha eguali in Europa è sotto gli occhi di tutti.
La “sinistra” accusa dello sfascio Berlusconi e il caravanserraglio del suo seguito governativo, ma le cause profonde e i responsabili di questo inaudito degrado risiedono in tutte le parti politiche sulla scena. Anzi, quelli che hanno aperto il vaso di Pandora di questa involuzione fanno parte proprio degli antiberlusconiani, con in prima fila gli “ex comunisti” o, meglio, gli ex pcisti.

Sul “comunista più intelligente” Massimo D’Alema tanto si è già detto, ma non bisogna stancarsi di ricordare ancora una volta che il terribile strappo alla Costituzione nel suo articolo 11 (l’Italia ripudia la guerra ecc…) è stato fatto proprio dal politico di professione pugliese allorché fece partecipare l’Italia all’aggressione contro la Jugoslavia.
Il tempo è galantuomo, e quando è emerso un quadro più verosimile della situazione nei Balcani  “baffetto di ferro” non solo ha evitato il mea culpa ma si è auto lodato per quella feroce partecipazione bellica.
C’è però un’altra figura estratta bipartisan dalle fila dell’ex PCI che è stata messa addirittura a salvaguardia della Costituzione, e che molti, da varie parti, elogiano per equilibrio e dedizione al ruolo che ricopre (gentleman e grande leader lo ha definito “la Repubblica”).
In realtà Giorgio Napolitano è uno dei peggiori presidenti che il nostro Paese abbia mai avuto poiché è anche quello forse più prono verso gli Stati Uniti, oltre ad essere anche più disposto dei suoi predecessori a sorvolare sulle continue lesioni portate alla Carta dal ceto politico in generale e dall’esecutivo in particolare.
Quando ancora faceva parte del PCI, Napolitano era già ben considerato dagli americani, altrimenti non si spiegano le molte conferenze tenute nelle università di Harvard, Princeton, Yale, Chicago, Berkeley, SAIS e CSIS di Washington. Come d’altra parte non si spiegherebbe la sua inclusione (1984-1992 e 1994-1996) nella delegazione italiana all’Assemblea dell’Atlantico del Nord.

Dell’atteggiamento filoamericano del Presidente della Repubblica si può trovare conferma negli elogi che gli hanno spesso rivolto gli Stati Uniti, come ad esempio quanto dichiarato dalla speaker della Camera Rappresentanti USA Nancy Pelosi nella sua visita in Italia del febbraio scorso: “Gli Stati Uniti non hanno miglior partner dell’Italia all’interno della Nato.” La senatrice americana ha inoltre ringraziato l’Italia per l’impegno in Afghanistan, “dove le truppe italiane aiutano il Paese a risollevarsi”. 16-2-2009

Ci sono poi le molte dichiarazioni fatte nei due anni appena trascorsi

sulla guerra,  la pace, le basi militari e gli armamenti:

Non credo ci sia nulla da rivedere nella missione italiana in Afghanistan. Sono fermamente convinto che una partecipazione europea più attiva nelle operazioni di mantenimento e ristabilimento della pace in Afghanistan, come energicamente suggerito dall’amministrazione americana, dovrebbe essere seriamente presa in considerazione».(18 settembre 2009)

L’Esercito italiano schiera oggi, nei Balcani, in Libano, in Afghanistan e in numerose altre missioni non meno importanti, oltre 6700 soldati, con il compito di garantire la sicurezza, sostenere lo sviluppo economico e sociale, promuovere la pacifica convivenza tra i popoli.
In tante aree di crisi, vicine e remote, le nostre Forze Armate, unitamente a quelle di altri Paesi e alle strutture della cooperazione civile, costituiscono oggi componente essenziale di qualunque strategia di pace, in linea con il ruolo primario che l’Italia svolge nell’organizzazione delle Nazioni Unite, nell’Unione Europea e nella Nato
”.
(4 maggio 2008)

Dobbiamo trovare le risorse per le forze armate e per le missioni in cui siamo impegnati all’estero. L’Italia non può sottrarsi alle sue responsabilità internazionali, siamo un grande Paese e dobbiamo avere il senso di questo ruolo storico e in quanto grande Paese, collocato in una condizione di prestigio, non possiamo sottrarci alle nostre responsabilità“.
(21 dicembre 2007)

Le modalità di attuazione (della nuova base USA Dal Molin a Vicenza n.d.r.)saranno concordate con gli Stati  Uniti. L’alleanza con Washington è un patrimonio bipartisan che è essenziale per i nostri impegni in politica estera e lo è ancor di più per quanto riguarda il nostro rapporto con un alleato fondamentale come gli Stati Uniti. Le ragioni dei cittadini si devono combinare con quelle della (udite, udite!) collettività nazionale” (21 settembre 2008)

sul Vicino Oriente, Israele e Iran:

Siamo impegnati a evitare una nuova proliferazione nucleare per bloccare quei programmi che da parte iraniana sconfinano (sottolineatura nostra) nella produzione di armamenti”.
(2 novembre 2008)

 “Anche quando le decisioni del governo di Israele possono risultare controverse, deve restare netta la distinzione tra ogni critica, sempre possibile, e la negazione, esplicita o mascherata, per esempio come antisionismo, delle ragioni storiche dello stato di Israele, del suo diritto all’esistenza e alla sicurezza, del suo carattere democratico.” (2 novembre 2009)

Nel presidente Napolitano non c’è solo filoamericanismo ma, uniformandosi in ciò con il ceto politico ed il politicamente corretto in auge, anche disinvoltura nel rievocare le vicende storiche non secondo verità, bensì adottando le versioni del pensiero unico dominante vulgato dai media. Ecco che su una ripercussione della seconda guerra mondiale, e in particolare dell’aggressione dell’Italia fascista alla Jugoslavia, il Presidente snobba la vasta documentazione storica che inquadra la vicenda e la dimensione delle cosiddette foibe e fa propria la versione, ampiamente sbugiardata, della destra fascista.
Ecco quindi che sulla neonata “Giornata del ricordo” si erge coraggiosamente a faro di verità:

“(…) non dobbiamo tacere, assumendoci la responsabilità dell’ aver negato o teso a ignorare la verità per pregiudiziali ideologiche e cecità politica e dell’averla rimossa per calcoli diplomatici e convenienze internazionali (…) (fu) un moto di odio e di furia sanguinaria (e) un disegno annessionistico slavo che prevalse innanzitutto nel Trattato di pace del 1947 e che assunse i sinistri connotati di una “pulizia etnica“.
 (10 febbraio 2007)

Per quanto riguarda poi la tutela della Costituzione e l’obbligo di farne osservare le regole, stiamo assistendo ad un vero e proprio dileggio. Ci si domanda come la più alta carica dello stato abbia dimenticato gli impegni rinnovati pubblicamente un anno fa:

In Italia si governa – come in tutte le democrazie parlamentari – con leggi discusse e approvate dalle Camere nei modi e nei tempi previsti dai rispettivi Regolamenti, e solo «in casi straordinari di necessità e di urgenza» con decreti (cioè «provvedimenti provvisori con forza di legge») che al Parlamento spetta decidere entro sessanta giorni se convertire in legge. Continuerò a esercitare a questo proposito – nessuno ne dubiti – con rigore e trasparenza le prerogative attribuitemi dalla Costituzione”.  (07 ottobre 2008)

Certo i mali del Paese non vengono dal Presidente della Repubblica, ma chi vede l’on. Giorgio Napolitano come diga al degrado politico e sociale, forse non coglie le vere direttrici del suo operare.